Peter Sagan: come sarebbe finito il Fiandre senza quella caduta non possiamo saperlo, l’unica certezza è che ora al campione del mondo serve vincere la sua prima Parigi-Roubaix per evitare di chiudere una campagna del nord, a oggi, non sufficiente in termini di risultati. La corsa soprannominata inferno del nord è però sempre stata quella meno avvezza al corridore slovacco nei due grandi impegni della settimana santa del ciclismo belga – 6° il suo miglior risultato nel 2014. L’obiettivo dichiarato da inizio stagione è quello di riuscire ad alzare le braccia al cielo nel velodromo di Roubaix, e la preparazione fisica – molto incentrata sulla forza – dovrebbe permetterci di vedere un nuovo Sagan sulle strade francesi.
Greg Van Avermaet: il belga è stato il grande protagonista di quest’avvio di stagione, collezionando vittorie prestigiose come Gent-Wevelgem, E3 Harelbeke e Omloop Het Nieuwsblad. La caduta sull’Oude Kwaremont di domenica scorsa lo ha definitivamente estromesso dalla lotta per la vittoria, ma l’uomo BMC ripartito dopo pochi secondi è riuscito comunque ad aggiudicarsi il secondo posto. La condizione è superlativa, ma le classiche monumento sembrano restare un tabù. Sulla stessa falsa riga del discorso fatto per Sagan, la Parigi-Roubaix rimane tradizionalmente una corsa adatta a corridori più potenti e pesanti del corridore belga (3° il suo miglior piazzamento nel 2015), ma vista la condizione espressa finora sarà probabilmente Greg Van Avermaet l’uomo che tutti controlleranno.
John Degenkolb: chi sul pavé impervio della Parigi-Roubaix ha invece dimostrato di andare forte negli ultimi anni è il neo acquisto della Trek Segafredo. Vincitore dell’edizione 2015 della corsa francese – scaturita da uno splendido attacco combinato con l’allora compagno di squadra Bert de Backer – il velocista tedesco ha dalla sua un ulteriore vantaggio, non trascurabile. John Degenkolb non ha la necessità di muoversi in prima persona, ma solo l’obbligo di rispondere a eventuali azioni (un’agevolazione più che altro psicologica), potendo comunque giocarsi carte importantissime anche in caso di volata a ranghi ristretti nel velodromo di Roubaix.
Quick Step Floors: non ci sarà come sempre Philippe Gilbert, l’eroe di domenica scorsa al Giro delle Fiandre che alla Parigi-Roubaix vanta una sola apparizione nel 2007. I gradi di capitano saranno sulle spalle di Tom Boonen – il fenomeno belga, alla sua ultima corsa da professionista, che domenica salirà a quota quindici partecipazioni (con quattro successi all’attivo – nel 2005, 2008, 2009, 2012) nella regina delle classiche. Niki Terpstra e Zdeněk Štybar saranno invece i soliti scudieri del belga, pronti a far valere l’eventuale superiorità numerica nel finale di gara.
Team Sky: anche la squadra britannica potrà giocare su più fronti, potendo contare tra le sue fila di due uomini di alto livello come Luke Rowe e Ian Stannard (3° nel 2016), di un corridore esperto come Christian Knees e dei due giovani prospetti Gianni Moscon e Danny Van Poppel.
Gli outsiders: Alexander Kristoff, Lars Boom, Edvald Boasson Hagen, Olivier Naesen, Arnaud Démare.
Vincitore Parigi-Roubaix 2017: Niki Terpstra – la Quick Step Floors è la squadra che ha letteralmente dominato questa campagna del nord, e di sicuro non vorrà farsi scappare l’appuntamento più importante: la regina delle classiche. Il capitano – alla sua ultima corsa in carriera da professionista – sarà Tom Boonen, fuoriclasse belga a quota quattro successi (al pari di Roger De Vlaeminck) e in caccia di quella quinta vittoria che lo proclamerebbe recordman assoluto della Parigi-Roubaix. La squadra di Patrick Lefevere cercherà in tutti i modi di regalare al suo campionissimo il miglior congedo possibile, ma la strategia – ormai chiara a molti -potrebbe essere difficile da attuare. Per questo attenzione alla possibile trappola della squadra belga, che facendo marcare Tom Boonen potrebbe trovare più libertà del previsto con Niki Terpstra e Zdeněk Štybar.
Luke Rowe-Ian Stannard: ve li avevamo già segnalati nel nostro articolo di inizio stagione come due possibili outsiders nelle classiche primaverili, strizzando soprattutto l’occhio all’inferno del nord. Ora, passati diversi mesi confermiamo i nostri pronostici: i piazzamenti nell’avvicinamento a questa Parigi-Roubaix non sono stati esaltanti, e per questo non sono certo da considerare tra i grandissimi favoriti (forse neanche nel lotto dei top 5) di questa vigilia. La coppia britannica ha però le carte per fare bene e con un pizzico di fortuna – sempre decisiva alla Roubaix – noi siamo convinti possa essere protagonista.