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Lugano, la vittoria del gruppo

In conferenza stampa, venerdì pomeriggio, Tramezzani era stato chiaro: “A Lucerna si potrà fare risultato solo con una grande prestazione di tutti.” Parole di circostanza, si dice: in fondo, le dichiarazioni dei tecnici sono sempre abbastanza scontate. L’allenatore bianconero, però, questa volta è riuscito, evidentemente, a toccare le corde giuste: e così come a Thun, venti giorni fa, la squadra era entrata in campo svuotata e incapace di tessere trame di gioco accettabili, questa volta ha invece vinto e fatto, probabilmente, una delle migliori prestazioni della stagione, se non la più bella in assoluto.

Il tecnico emiliano ha mantenuto il modulo di domenica scorsa, con quella difesa a tre che considera (lo aveva detto nella conferenza stampa di presentazione, a gennaio) la migliore soluzione tattica per la retroguardia. Questa volta, però, pur trovandosi al cospetto di una squadra solida, non ha rinunciato al fosforo e al valore aggiunto di Sabbatini e Piccinocchi. E sia il capitano che l’ex milanista lo hanno ripagato con una prestazione che ha regalato al centrocampo bianconero geometrie e solidità. Certo, ci hanno messo del loro anche gli avversari: Babbel ha rinunciato a Juric, in chiave Coppa, e tutta la squadra ha dato l’impressione di non volerci mettere la gamba con troppa decisione, in vista della partita di mercoledì, che vale l’accesso alla finalissima di Ginevra. Però, è oggettivo che i bianconeri abbiano corso parecchio, occupando tutte le zone del campo e facendo si che il maggiore controllo di palla di Schneuwly (ancora sottotono) e compagni non partorisse mai occasioni pericolose.

Dietro, i sottocenerini hanno sbagliato pochissimo (in particolare Sulmoni ha fallito una chiusura su Juric, subentrato nel secondo tempo a Itten, che poteva costare cara), con il giovane Cümart che si sta comportando da veterano. In mezzo tutti hanno svolto il loro compito con attenzione e profitto, ma il migliore in campo è stato Alioski, al quale è mancato solo il gol. Il macedone è partito di gran carriera, scaldando le mani al portiere avversario già al 6′, con una cannonata in corsa da oltre venti metri. Supportato dal centrocampo, ha fatto da terminale all’azione offensiva, ed è stato autore del cross che Mizrachi ha insaccato di testa. Nella ripresa, ha sofferto un po’ nei minuti iniziali, quando il Lucerna ha alzato il baricentro, costringendo il centrocampo ticinese ad arretrare di qualche decina di metri. Poi, con l’israeliano affaticato, ha fatto reparto da solo, sfiorando due volte il raddoppio, sino all’ingresso di Carlinhos, con il quale ha confezionato una rete stupenda, per preparazione ed esecuzione, tirandosi dietro l’intera difesa lucernese e mettendo il brasiliano, al quale ha scodellato la sfera, in condizione di inventarsi un numero che, a queste latitudini, si vede raramente. Insomma, tutto molto bello.

E adesso? Le parole di Piccinocchi a Nicolò Casolini della RSI, a fine partita, sono state scherzose ma indicative“Meglio non parlare troppo…” Ecco, ora spetta a Tramezzani riuscire a mantenere elevata l’attenzione del gruppo, facendo in modo di evitare i cali di tensione. Sulla difesa a tre, a fine partita, il tecnico ha dichiarato: ” (…) Avevo detto che volevo provare la difesa a tre, ma bisognava valutare diverse situazioni: la squadra aveva giocato a quattro nelle prime 18 partite, subendo molti reti. Tuttavia, dal momento che non vinceva da ottobre, un cambio di modulo poteva essere un rischio. Con lo Young Boys abbiamo iniziato a giocare a tre dietro: un po’ per scelta, e un po’ a causa degli infortuni e delle squalifiche. Oggi abbiamo giocato sulla falsariga di quella partita: nonostante la sconfitta, la prestazione difensiva era stata buona. È vero, non avevamo fatto bene in fase d’impostazione, ma avevamo tenuto testa, per 70 minuti, alla seconda forza del campionato. Quando devi dare garanzie e sicurezze a una squadra che cambia modulo, credo si debba partire dalla fase difensiva. Oggi, con i due esterni che si mantenevano in linea con i centrocampisti, siamo stati più veloci a uscire, e più rapidi a creare la fase offensiva. Ora, bisognerà trovare l’equilibrio”.

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Silvano Pulga