Editoriali

Azzurri o Azzurrini?

Ieri la Gazza titolava le sue oltre 230mila copie con un bel “Italia 90”, piazzando in prima pagina sei giovanissimi azzurri. Da Romagnoli a Gagliardini, passando per Donnarumma e Belotti. Tutti con la maglia della Nazionale e con le braccia conserte, in posa. Ci siamo, è questa l’Italia che verrà. Giovani e umili, con la fame di chi non è, e non si sente, arrivato. Dopo due mondiali disastrosi si guarda a Russia 2018 con meno paura e più sicurezze. La vecchia guardia è un blocco solido che potrà aiutare il gruppo di sbarbati a inserirsi in un contesto internazionale, visto che molti di loro hanno pochissima esperienza fuori dai nostri confini. Sì, perché tanti di questi ragazzi giocano ancora per club di seconda fascia, con obiettivi societari inferiori a chi è abituato a lottare per vincere.

Esclusi i milanesi, rappresentanti di vecchie e gloriose armate, la gran parte della Nazionale che parteciperà al prossimo Mondiale si sta facendo le ossa all’Atalanta, al Torino, al Sassuolo e alla Fiorentina. Squadre che lottano (o hanno partecipato quest’anno) per l’Europa League. Il giusto processo di crescita passa anche di qui, dallo sgomitare in squadre più piccole, ma senza esagerare. Non sappiamo ancora se ci sono veri fenomeni fra loro. Alcuni sono esplosi solo pochi mesi fa e gli anni ’90, quelli dove l’Under 21 azzurra faceva incetta di trofei, sono lontanissimi. All’epoca, Cesare Maldini guidò gli Azzurrini alla vittoria di tre campionati europei di fila, dal ’92 al ’96. Sarebbe utile, oggi più che mai, non rischiare di bruciare i nostri talenti. Un ventenne che gioca, e impara, in una grande società parte avvantaggiato rispetto a un coetaneo che gioca titolare in una provinciale. Il minutaggio, la preparazione, la facilità a giocare con compagni e avversari può svanire sotto il peso del colore azzurro.

Il c.t. ha fatto di necessità virtù, buttando nella mischia, con invidiabile coraggio, ragazzi affamati che stanno portando a termine un’ottima stagione. Andiamoci coi piedi di piombo però! Inoltre, a giugno, si giocherà l’Europeo Under 21. Di Biagio si lecca i baffi a leggere la lista di nomi che potrebbe portare con se in Polonia, Ventura permettendo. In effetti, amalgamare giovani attraverso un’esaltante manifestazione potrebbe essere la scelta più coscienziosa in ottica futura. Seminare ora per raccogliere poi. Sono nati così i successi in Germania, grazie all’unità del gruppo. Togliere agli Azzurrini punti cardine risulterebbe deleterio nel breve e nel lungo periodo. Tanti della vecchia guardia sono alla fine di un lungo ciclo ma sono ancora sul pezzo (per usare una frase fatta che va di moda). Troppa gioventù non fa bene. Fa le ossa, ma non i risultati. Siamo sulla buona strada ma l’obiettivo è l’Europeo del 2020. Sarà in quel campionato che inizieremo a raccogliere i frutti di un percorso ancora troppo ingarbugliato per capire, realmente, la bontà di questa Italia che verrà.

Published by
Eugenio Cignatta