Quella che è andata in archivio ieri con il successo del Sassuolo sull’Empoli, è stata un’edizione della Viareggio Cup del tutto particolare. Non solo perché i campioni hanno iscritto per la prima volta il loro nome nell’albo d’oro del torneo, succedendo all’Inter, che lo aveva vinto nel 2016. Ma anche perché questo successo è frutto di un cammino veramente “rigoroso”. “Rigoroso” nel senso più lato del termine, visto che il Sassuolo si aggiudicato ogni posta in palio, ogni qualificazione alla fase successiva, attraverso la lotteria dagli undici metri. Maledetta, per alcuni. Ma provvidenzialmente benedetta per la squadra allenata da Paolo Mandelli, che ha saputo mantenere calma e lucidità e ha fatto fuori, nell’ordine, Fiorentina, Inter, Torino ed Empoli, mica le prime venute. Sarà un record che difficilmente potrà essere battuto, questo è poco ma sicuro, anche a livello internazionale.
La finale ha messo di fronte due splendide realtà del panorama calcistico italiano, due società che hanno dimostrato di saper essere organizzate anche a livello giovanile. Ma non lo hanno dimostrato solo oggi, sia chiaro. È che spesso non gli diamo il giusto risalto, finendo per enfatizzare i meriti dei nostri vivai solamente quando i buoni giocatori escono dalle grandi squadre. Sassuolo ed Empoli sono lo spot più educativo, ci insegnano che il calcio può essere fatto con le idee, più che con il portafogli. E che i titoloni dei giornali non li meritano unicamente le solite note.
La Coppa Carnevale, come amano ancora definirla i più romantici, ha passato a pieni voti l’esame. Pur in una edizione sperimentale, e per certi versi criticata alla vigilia, visto l’allargamento a quaranta squadre, lo spettacolo non è mai mancato. Certamente si può migliorare, ma le compagini partecipanti hanno saputo regalare al pubblico – in crescita, visti i numeri, rispetto alle passate edizioni – emozioni e match combattuti, soprattutto a partire dalla fase a eliminazione. Molti calciatori si sono messi in mostra, cercando quel trampolino da cui lanciarsi verso il grande calcio. Ma ci sarà un tempo per tutto, basta avere pazienza. Soprattutto con i giovani.