Italiani: pizza, mandolino e baseball
Guadalajara, Jalisco. Con Drew Butera e Drew Maggi in seconda e terza, John Andreoli va al piatto contro Óliver Pérez, lanciatore del Messico. Il destrorso batte valido, Buttera e Maggi vanno a segno e l’Italia vince in rimonta all’esordio nel World Baseball Classic 2017.
Drew, Drew, John. Ma sono italiani questi?
Butera, esperto catcher 33enne, gioca in Major League Baseball ed è nato in Indiana. Il padre, Salvatore, è anch’egli un ex giocatore, nato nello stato di New York da genitori italiani.
Maggi, interno, gioca nelle minor, pressapochisticamente definite come le serie inferiori della MLB. È nato in Arizona, dove ha sempre vissuto e frequentato l’università.
Andreoli è figlio di John senior, giocatore di football per i New England Patriots. Gioca per una squadra affiliata ai Chicago Cubs, attuali campioni MLB. Non è nato in Italia, così come il padre.
Questi qui l’Italia non sanno nemmeno dove sia in realtà. Date un’occhiata alla rosa della nazionale tricolore: Tommy Layne, A.J. Morris, Julio Lugo, Santiago Chavez.
Ma quindi cos’è questo World Baseball Classic? Può avere valore una competizione in cui partecipano giocatori che con la nazione che rappresentano non hanno quasi nulla a che fare?
I dati non mentono: il WBC è una delle manifestazioni sportive planetarie più in crescita. Il pubblico è in aumento del 20% rispetto all’edizione 2013, mentre la cifra di spettatori collegati in streaming sta salendo di oltre il 10% rispetto a quattro anni fa.
E lasciate stare il roster italiano: per gli Stati Uniti giocano Stanton, Kinsler, Hosmer, McCutchen, talenti di valore mondiale. Nei campioni in carica della Repubblica Dominicana Volquez, Beltre, Cano, Bautista. Stiamo parlando del meglio del baseball mondiale, o ci stiamo andando molto vicini.
Considerata la Coppa del Mondo del baseball, il WBC è quindi un torneo seguitissimo e di valore assoluto, e alla sua quarta edizione è una storia di florido successo.
Ma in realtà è solamente una dimostrazione della resilienza e attenzione alle tradizioni del popolo americano.
A seguito dello scandalo doping in MLB nei primi anni 2000, il baseball perse nel 2005 il suo posto alle olimpiadi. Fu il primo sport a essere escluso esplicitamente dopo il 1936. In estate la stagione MLB è nel suo picco e l’afflusso di grandi giocatori alla rassegna olimpica era in ogni caso minima. Il baseball non ha avuto paura di autodenunciarsi, e stava pagando il prezzo di decenni di scarso controllo sui famosi PED (Performance Enhancing Drugs) oltre al fatto di avere un impianto di gioco anacronistico rispetto ai tempi, fatto di pause infinite e lentezze varie.
Fu la MLB stessa, allora, a inventarsi questo WBC. Un mundialito in cui più o meno chiunque poteva partecipare con qualsiasi nazionale: bastava che avessi un genitore o un nonno italiano e lo saresti diventato anche te, e con un bel tricolore sul cappellino avresti difeso l’onore del Bel Paese. Da quel giorno, la crescita fu esponenziale.
Gli Stati Uniti d’America sono un paese senza storia, o dalla storia sottile per meglio dire. La famiglia media a stelle e strisce ama le sue radici, viene in Italia, Germania, Russia, a cercarle. Provate a dire – anche mentendo – che siete dei parenti alla lontana: sarete ospiti graditi per sempre. All’americano piacerebbe vestire la maglia della nazionale di suo nonno, infatti i 20 oriundi (su 28 effettivi) della nazionale del WBC alla valida di Andreoli a Guadalajara hanno festeggiato, eccome se hanno festeggiato.
Non crediate che solo perché costoro non hanno mai visto la torre di Pisa o il Colosseo non si sentano italiani, almeno in parte. Nella storia sono esistiti italo-americani di prima generazione che hanno contribuito a creare il baseball (fine ‘800), poi sono arrivati Joe Di Maggio, Yogi Berra, più recentemente gli allenatori Joe Torre, Mike Scioscia e Terry Francona. Gli esempi sono migliaia. A parte essere una delle prime due nazioni del baseball in Europa (con l’Olanda), l’Italia è una potenza del baseball a livello globale, storico, generazionale, costitutivo. Nel nostro sangue scorre il baseball, più di molti altri sport.
Questo Drew Butera, Drew Maggi, John Andreoli lo sanno. Lo sanno i milioni di spettatori del World Baseball Classic. Lo sa la MLB, che usa questo come leva per rifarsi dei soldi persi con il declino del baseball a stelle e strisce.
A ignorarlo siamo solo noi, altezzosi prigionieri di questo stivale, incapaci di conoscere quanto grande abbiamo reso il passatempo nazionale americano, diventato grazie al WBC un dinamico investimento planetario. Di cui possediamo una grossa parte, senza nemmeno saperlo.