Torniamo a occuparci, nel nostro ormai consueto appuntamento settimanale con i nuovi talenti della Lega Pro, del Girone A. Dopo l’intervista con Tommaso Augello della Giana Erminio, con Claudio Santini del Pontedera, con Saber Hraiech del Piacenza, con Federico Zenuni del Tuttocuoio e con Simone Bastoni della Carrarese, è giunto adesso il turno del centrocampista del Renate Jacopo Scaccabarozzi. Classe ’94, Jacopo è un centrocampista con caratteristiche molto offensive, a suo agio principalmente nel ruolo di mezzala. Dotato di una grande intelligenza tattica, è noto anche per la sua costanza e serietà.
Ciao, Jacopo! Innanzitutto, parlaci un po’ del tuo trasferimento dall’Olginatese al Renate. Come hai vissuto quel periodo? Ti sei trovato subito bene con i ragazzi?
Arrivare al Renate è stata una grande soddisfazione per me. Venivo da due anni in Serie D, in cui avevo fatto bene e non è mai facile ripetersi, ma ero giovane e mi aspettavo un salto di categoria per potermi mettere alla prova e ho trovato fortunatamente Renate. Conoscevo già qualcuno che aveva giocato lì e mi avevano parlato tutti bene sia a livello societario, sia umano. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta e la rifarei anche adesso. Mi hanno accolto tutti subito bene, è come stare in una grande famiglia.
Un momento importante della tua formazione calcistica, però, è stato quello vissuto nell’Inter. Cosa ricordi maggiormente di quella esperienza? Hai ancora un po’ di rammarico nei confronti della società?
No, rammarico no, ma certamente dispiacere. Giocare nell’Inter è sempre bello, poi per me che sono interista è motivo di orgoglio. Sapevo che ogni anno dovevano effettuare delle scelte per un motivo o per un altro e me ne sono fatto una ragione subito, anche se ero davvero piccolo. Ho scelto di tornare nella squadra del mio paese e alla fine ho avuto ragione, perché mi ha aiutato ad arrivare dove sono adesso. Quella all’Inter è stata, comunque, un’esperienza molto formativa. Lì ti insegnano le basi calcistiche, ma è anche formativa per il comportamento. Quando si è in giro si rappresenta una società molto importante e devi sapere come comportarti. In ogni caso, è stato tutto molto bello.
Nasci centrocampista o ti sei trovato catapultato in questo ruolo, per poi farlo tuo?
No no, ho sempre giocato in centrocampo. Principalmente sono una mezzala, ma ho provato anche a giocare come esterno nei tre di attacco ed esterno di centrocampo. Posso fare più ruoli, però il mio ruolo naturale è quello di mezzala, nel quale gioco tuttora.
In 29 giornate di campionato, hai realizzato 3 gol, di cui l’ultimo nello scorso turno contro il Pontedera. Quale ritieni sia stata la tua rete più bella quest’anno?
Penso che la rete contro il Siena, rispetto alle altre due, sia stata assolutamente la più bella per me quest’anno: è stato un tiro dalla distanza.
Quale pensi sia la squadra più forte affrontata durante questa stagione e quale il giocatore avversario che ti ha più colpito maggiormente per le sue caratteristiche?
Può sembrare una risposta banale, ma penso che l’Alessandria sia la squadra più forte, non tanto a livello di gioco, ma di compattezza e di solidità. Come giocatore avversario, invece, González è di certo fuori categoria, non c’entra niente con la Lega Pro. Ritengo che sia davvero il top del girone e che c’entri ben poco con la Serie C.
Tra tutti i compagni di squadra, con chi hai legato maggiormente?
Ho legato un po’ con tutti, in realtà. Credo che quello di quest’anno sia uno dei migliori gruppi con cui io abbia mai giocato; siamo molto uniti non solo in campo, ma anche fuori. Ci troviamo molto bene insieme e penso proprio che questa sia la nostra forza, nessuno si aspettava di arrivare dove siamo adesso.
Quale credi sia il tuo punto di forza e quale l’aspetto su cui devi ancora lavorare?
Il mio punto di forza è a livello mentale, nel senso che sono un ragazzo che non tende ad abbattersi e che lavora sempre sodo giorno dopo giorno, anche nei periodi più bui. Mi hanno sempre insegnato che non bisogna mollare mai, perché il lavoro paga e grazie al lavoro sono arrivato fin qui. Devo invece migliorare a livello tattico a essere più ordinato sul campo, perché sono uno a cui durante le partire piace andare in giro per il campo e partire.
Da bambino chi era il tuo modello nel mondo del calcio?
Anche se sono interista, come giocatore mi è sempre piaciuto Marchisio. L’ho sempre ammirato e mi rispecchiavo molto in lui, anche per il suo percorso di crescita a partire dalla Serie B con la Juve. Adesso ha un po’ cambiato il suo modo di giocare, ma è comunque uno dei miei giocatori preferiti.
Cosa avresti fatto, invece, se non avessi intrapreso questa strada?
Non lo so, studiare in verità non mi piace tanto. Io ho sempre puntato sul mondo del calcio, era il mio sogno e ho fatto di tutto per arrivare fin qui. Giustamente, se non ci fossi riuscito, avrei continuato con gli studi, probabilmente in un settore collegato sempre allo sport, come scienze motorie.
Dal punto di vista calcistico, cosa ti aspetti dal domani?
Io sono una persona che cerca sempre di migliorare e che non si accontenta mai. Quello che voglio è fare ogni giorno di più, il mio obiettivo è fare sempre meglio e spero in futuro di riuscire a salire anche di categoria.