L’esonero di Ranieri è servito
“Lo scellerato esonero di Claudio Ranieri” ha dato i suoi frutti. Non sarà stato il gesto più elegante del mondo, soprattutto considerato quello che è riuscito a fare nella scorsa stagione con una squadra che, sulla carta, avrebbe dovuto lottare soltanto per non retrocedere. Ma l’esordio del tecnico italiano, avvenuto qualche settimana fa, ha portato i suoi frutti sia in campionato che in Champions League. E’ palese come all’interno dello spogliatoio qualcosa si fosse incrinato, e non è la prima volta che, dopo un primo anno di successo, Ranieri fallisce nella stagione successiva.
Sicuramente la partenza di Kantè ha creato un vuoto incolmabile a centrocampo, ma è impossibile che la sua presenza cambiasse così tanto le ambizioni del Leicester, come spesso ho sentito ripetere quando la formazione inglese stentava in campionato. Nonostante le dichiarazioni di rito, i senatori hanno evidentemente voluto far fuori Ranieri, decidendo di non dare più l’anima in campo come facevano precedentemente, costringendo la dirigenza a prendere una decisione sicuramente difficile per tutti: esonerare l’unico tecnico che abbia mai permesso a questa squadra di alzare il titolo di Premier League. Le polemiche, soprattutto in Italia, sono state esacerbate ovunque, dai social network alle televisioni, ma è innegabile come quel cambio di panchina, a posteriori, abbia rivitalizzato una squadra che in campionato era a un passo dalla zona retrocessione ed era reduce da una sconfitta – seppur onorevole e con la qualificazione ancora aperta – sul campo del Siviglia.
In un certo senso si è rivisto il gioco dell’anno scorso, il nuovo tecnico Shakespeare non ha probabilmente comunicato una singola idea tattica differente rispetto a Ranieri, alzando di nuovo il muro difensivo e facendo leva sulle ripartenze come fonte principale per segnare. Non è mancata, ieri sera, una certa dose di Dea Bendata perché, in ogni caso, dopo due minuti Schmeichel aveva già messo a referto il primo miracolo della serata, e anche nella ripresa la traversa ha salvato il Leicester dal possibile gol della settimana di Escudero. Sì, è vero, probabilmente il Vardy della scorsa stagione si sarebbe portato a casa il pallone per la quantità di occasioni divorate, soprattutto quando il Siviglia era ormai preoccupato soltanto di segnare la rete che avrebbe portato la gara ai supplementari. L’ingenuità di Nasri e, soprattutto, il penoso rigore di N’Zonzi hanno permesso a questo gruppo di scrivere una nuova pagina nella storia di questo club.
Il Leicester, ai quarti, sarà sicuramente la squadra più debole del lotto. Dubito, onestamente, che le altre squadre non vogliano pescarlo poiché “non ha nulla da perdere“, come sostenuto da Buffon, perché per quanto nel calcio non vinca sempre il più forte, incrociare il Bayern, il Barcellona o il Real Madrid sarebbe di gran lunga peggio rispetto a questa versione del Leicester, sì più concreta rispetto al “Ranieri-bis” ma comunque incapace di fare gioco e pericolosa, nella maggior parte delle volte, soprattutto su calcio piazzato o in occasioni “sporche”, come deviazioni o mischie in area. Detto questo, non concepisco chi ha deciso di tifare contro questa squadra per aver licenziato un manager italiano, magari dopo averla sostenuta e averne seguito le gesta della stagione scorsa: nel calcio le cose cambiano velocemente, e non di certo da oggi.