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Cinquanta sfumature d’Azzurro-Napoli

È sempre un rischio parlare a caldo, dopo una gara storica come quella di ieri sera, una sfida stellare per una squadra e una piazza intera alla ricerca di un sogno poi scemato. Ma tra il triplice fischio del signor Çakır e stamattina, con tutti i suoi minuti post partita, in cui si riflette, si contempla un televisore ormai spento, c’è passata di mezzo la notte. Napoli si è svegliata con una competizione in meno d’affrontare e con l’amaro in bocca per una sconfitta che, in fin dei conti, potremmo definire “immeritata”.

Cinquanta sfumature d’azzurro allo stadio San Paolo. Una per ogni minuto in cui il Napoli ha vestito i panni del Real e dominato l’undici di Zidane. I galacticos chiamati a spazzare il pallone come solitamente si fa nelle serie minori, senza badare troppo alla forma o all’eleganza (e da quelle parti ci tengono, non poco). Napoli sul pezzo. Non potrebbe essere altrimenti. Il San Paolo spinge col cuore e con la voce. Il pubblico meritava una squadra viva che mai desse segnale di resa. Ed è stato così, almeno in parte.

Prima un Napoli arrembante, poi il diagonale vincente del furetto Dries. E poi ancora un palo che strozza in gola l’urlo della seconda perla. Di mezzo un palo di Ronaldo e qualche pratica di ordinaria amministrazione che Reina sbriga senza troppi problemi. Il Napoli c’è, il Napoli è vivo. Al riposo si va tra gli applausi e con un buona dose di fiducia per la ripresa che verrà. Il tempo di studiare e… il sogno svanisce dopo sei minuti appena. Angolo dalla destra di Reina e Ramos che sale più in alto di tutti e che impatta la palla come se non ci fosse un domani. Uno a Uno e cala il sipario.

Da lì in poi è un gioco di carattere e mentalità. Napoli tramortito, San Paolo pure, anche se non smette di cantare. Nemmeno il tempo di prendere posizione e cinque minuti più tardi ancora calcio d’angolo, ancora Ramos, ancora gol. Uno-due che spezza le gambe agli azzurri. Questa volta definitivamente. Fino al triplice fischio è una lenta agonia, condita da qualche azione poco convincente degli azzurri, e il gol di Morata che zittisce il pubblico presente in uno stile “poco Real”. Uno a Tre, anche stavolta, e Napoli a casa, con qualche timido rimpianto.

L’eliminazione ci può stare anzi era l’esito più prevedibile di questo confronto. Due realtà differenti come il giorno e la notte. Per storia, blasone, spessore della rosa, esperienza e conto in banca. È stato un onore esserci, mettiamola così. Ma la gioia di una vittoria, anche senza che cambiasse la sostanza delle cose, questo Napoli e questa gente la meritava. Tutta questa superiorità non si è notata in campo. Certo, la differenza l’ha fatta l’esperienza e qualche lampo di indivualismo che nel Real abbonda. E’ stata la serata del Napoli e dei suoi tifosi. La serata di quelli che ci sono sempre stati. E Napoli se l’è goduta con la dovuta sportività. Una botta di fiducia, così come ha detto Sarri.

Il Real va archiviato senza pensarci poi troppo, come una bellissima esperienza, magari da rifare. Testa al campionato e poi alla Coppa Italia. La stagione non è ancora finita, c’è ancora la possibilità di darle una svolta importante. Questo gruppo, questa piazza e questo allenatore non meritano di restare incompiuti.