Avevamo fatto una promessa: avremmo dato un primo giudizio sull’esperienza di Paolo Tramezzani sulla panchina del Lugano dopo la partita con il Losanna. Oggi, giorno di riposo, classifica del campionato alla mano dopo la 23/a giornata (con i bianconeri al sesto posto, con 9 punti di margine su Vaduz e Losanna), possiamo fare un primo bilancio di quanto fatto dal tecnico emiliano, in questi primi mesi, alla guida della compagine ticinese.
È innegabile: i risultati stanno dando ragione sia all’allenatore sia, soprattutto, al presidente Renzetti, che ha investito parecchio sulla nuova guida tecnica, andando anche contro agli umori della piazza. Tramezzani ha avuto il merito di cambiare molte cose dal punto di vista organizzativo, senza però stravolgere l’assetto tattico della squadra: soprattutto, non ha mai voluto creare un vero e proprio spartiacque con la precedente gestione.
Consapevole dell’affetto che la squadra provava per Andrea Manzo, l’ex giocatore dell’Inter non si è mai voluto contrapporre al predecessore, perlomeno nelle dichiarazioni pubbliche. Però, parlando informalmente con dirigenti e staff, e assistendo agli allenamenti, si capisce che sono cambiate diverse cose. L’aria è diversa, gli allenamenti sono più frequenti, vengono sovente ripresi per discuterne con squadra e collaboratori, si fa una sorta di ritiro prima delle trasferte, si tende a far rimanere insieme più tempo il gruppo, per renderlo più solido: colazione al mattino, pranzo allo stadio nella pausa tra le sedute.
Ci si allena, per esempio, anche a orari insoliti rispetto a prima, con la luce artificiale, per creare l’atmosfera giusta rispetto alle partite giocate in quegli orari. L’allenatore ha dato considerazione e attenzione ai senatori: le prestazioni e la grinta di Russo, Rey e Padalino, sempre pronti e reattivi quando sono stati impegnati, sono un dato di fatto. Tramezzani ha poi lanciato all’ambiente altri segnali importanti: dopo la partita parla con la squadra prima delle interviste e, pur essendo stato anch’egli un commentatore, tende a non essere troppo ciarliero e disponibile con i giornalisti. La cosa crea qualche problema a noi operatori dell’informazione; tuttavia, è innegabile che il messaggio lanciato ai giocatori sia chiaro. Il gruppo viene prima di tutto, il lavoro per la partita successiva inizia appena finita la precedente. I riflettori, le interviste, la notorietà: tutto viene dopo.
I risultati (che, volenti o nolenti, fanno la differenza) sono senz’altro positivi: tre vittorie, un pareggio e una sola sconfitta (anche se piuttosto pesante, nel gioco e nel punteggio) a Basilea, all’esordio. Due vittorie consecutive, tra l’altro in due scontri diretti: e la vittoria in trasferta di domenica scorsa, a San Gallo, è stata impreziosita dal successo di ieri dei biancoverdi a Sion, che ha messo in luce l’ottimo momento di forma della squadra di Zinnbauer, e la grande abilità tecnica e tattica nel saperla contenere a centrocampo, domenica scorsa.
Non che si sia visto un gioco spumeggiante (del resto, anche il primo tempo di sabato non è stato esteticamente appagante): però, la squadra bianconera sa essere pratica e, soprattutto, attenta nella fase difensiva, anche se qualche errore si vede ancora. Ma, in questo campionato, serve essere soprattutto concreti: col tempo, magari, con la crescita di certi automatismi, arriverà anche il bel gioco. La posizione di classifica del Losanna, per dire, è un monito in tal senso. Poi c’è il valore aggiunto, rispetto all’andata: un attaccante rapido e implacabile (Sadiku va avanti alla media di un gol per partita), e la capacità, quando serve, di accelerare i ritmi, mettendo in difficoltà l’avversario, come accaduto a Vaduz e sabato sera a Cornaredo. Avrebbe fatto bene Manzo con il centravanti albanese in squadra? Il calcio si presta a queste discussioni: però, sui forum, i tifosi, a onor del vero, questo problema non se lo stanno ponendo.
Il futuro? Molto dipenderà dal prosieguo della stagione. La Super League, come sappiamo, è un torneo equilibrato (a parte il Basilea). Questo Lugano ha, sicuramente, un attacco di tutto rispetto, e una rosa equilibrata in ogni reparto: ma questo, lo si diceva anche nel girone d’andata. Qualcuno parla anche di possibile qualificazione europea: la matematica e la logica dicono entrambe che è un traguardo possibile. Però, non bisogna scordare da dove si è partiti, a febbraio. Con questo, non bisogna minimizzare o, peggio ancora, smettere di sognare: però, è un dato di fatto che la squadra vada lasciata crescere e lavorare in tranquillità, senza troppe pressioni.
Per l’Europa, ci sono squadre più attrezzate, partite con altre ambizioni; poi, logicamente, se si andrà avanti a questi ritmi, tra un mese e mezzo si faranno, magari, altre considerazioni. Tuttavia, la salvezza sarà da considerarsi un grande obbiettivo. Il Lugano è ancora un cantiere, e le variabili sono tantissime (infortuni, squalifiche…): il gruppo andrà preservato anche se dovessero arrivare giornate storte come nel girone d’andata. Gli episodi, finora, sono girati dalla parte giusta; però, tutti abbiamo ancora nella memoria la partita contro il San Gallo a Cornaredo, per esempio, o alcune sconfitte pesanti, nel gioco e nel punteggio (Sion e Losanna). Se dovesse accadere, vedremo quanto sarà riuscito a ottenere Tramezzani dal punto di vista della maturità del gruppo, e della capacità di reazione.