Lo Spartak è stufo di aspettare
In vista della ripresa della Russian Premier League il nostro portale vi offre l’analisi dettagliata di ciascuna delle sedici componenti del torneo. Oggi è il turno dello Spartak Mosca.
UN’OCCASIONE COLOSSALE – Lo Spartak è la squadra più titolata di Russia ed è tra le più tifate del paese. Ma non alza un trofeo da oltre tredici anni: un’infinità di tempo per un club normale, figurarsi per quello biancorosso. Negli anni gli investimenti ci sono stati, con la costruzione del nuovo stadio che ha finalmente conferito una casa alla squadra e ha influito positivamente sui risultati della squadra. Alcuni errori dirigenziali, però, hanno rallentato la crescita, sia generale che all’interno della stessa stagione, con troppe teste saltate ancora prima di poter mettere le basi di un lavoro a lungo termine. Carrera non sta facendo nulla di eccezionale rispetto ai suoi predecessori, ma ha guadagnato la fiducia della società con i risultati; arrivato a Mosca quasi per caso, come aiutante di Alenychev, ha sfruttato l’empasse di Berdyev, che non si è preso sulle spalle una responsabilità così onerosa e ha permesso all’italiano di avere una opportunità. L’ex difensore dell’Atalanta ha finalmente messo a posto il reparto difensivo, storica piaga dello Spartak, e la classifica così positiva non è altro che una consequenza logica. Riusciranno a mantenere il primato fino alla fine? A conti fatti, dipende soltanto da loro, visto il distacco e il calendario da qui a fine campionato.
LA DIFESA: VOTO 7 – Come detto, con Carrera la retroguardia da anello debole è diventata un punto di forza. D’altronde il tecnico italiano era arrivato a Mosca per curare proprio questo tipo di giocatori, cronico problema del club. Per vincere i campionati le difese sono ben più importanti degli attacchi, e non è un caso che lo Spartak abbia trovato una certa continuità una volta che i gol subiti sono diminuiti. Tredici gol in diciassette partite non è nulla di eclatante, ma lo scorso anno in questo stesso periodo del torneo ne aveva già presi ventiquattro. I nomi sono più o meno sempre gli stessi, è cambiata sostanzialmente l’idea di gioco: Rebrov in porta ha esperienza e Selikhov rappresenta il suo successore, mentre Bocchetti guida con criterio il reparto e fa letteralmente da tramite per quanto riguarda le indicazioni dell’allenatore, suo connazionale. Gli altri sono onesti mestieranti, come il terzino di spinta Eschenko ed il centrale Tasci. Bocciato Makeev, Kutepov ha scalato le gerarchie, con il nuovo arrivo Dzhikia pronto ad aiutare l’intero reparto. Discorso a parte per Kombarov, il capitano: impiegato spesso come difensore, eccelle maggiormente per le sue doti offensive e nasce come centrocampista.
IL CENTROCAMPO: VOTO 8 – La qualità del reparto è fuori discussione, anche perchè caratteristica insita nella storia dello Spartak. Quest’anno però il nuovo tecnico ha saputo aggiungere una spiccata concretezza, che ha permesso al club moscovita di smetterla di autoidolatrarsi ed utilizzare il proprio potenziale al meglio. Lukas Fernando si è ben integrato sulla linea mediana, permettendo a Popov di liberare il suo estro. Glushakov completa lo schermo davanti alla difesa, mentre il potenziale offensivo è imbarazzante: sugli esterni Promes, Djano, Melgarejo e adesso anche Samedov. Una schiera di trequartisti dalle caratteristiche differenti che fornisce una scelta su più fronti a Carrera.
L’ATTACCO: VOTO 7,5 – Nel reparto offensivo bisogna considerare anche questi calciatori appena citati. Il loro supporto è fondamentale per i due centravanti di ruolo. Il capoverdiano Ze Luis ha messo a segno cinque reti (il capocannoniere è Promes con sei), mentre Luiz Adriano è chiamato quantomeno ad emularlo. C’è solo un’unica pecca: numericamente la rosa è corta, anche se l’olandese può essere adattato all’occorrenza.
LA STELLA: QUINCY PROMES – “Non me ne vado da qui finchè non vinco qualcosa”. Il desiderio di Promes di festeggiare con la maglia dello Spartak è testimoniato da queste parole, e anche da quanto sta facendo in campionato. Giocatore molto rapido, vede bene la porta ed è dotato tecnicamente. Inoltre, ha grande fiuto del gol e visione di gioco. Un atleta completo, l’uomo simbolo di questa squadra.
L’ALLENATORE: MASSIMO CARRERA – Lo Spartak ci ha provato con diverse allenatori, tutti molto brillanti e dal gioco votato all’attacco. Ne uscivano squadre divertenti, ma poco efficienti da un punto di vista concreto. E la difesa era una colabrodo. Carrera, senza fare nulla di speciale, ha evidenziato il pragmatismo notoriamente italiano e ha riportato sulla terra l’intero club. Al diavolo lo spettacolo, per vincere bisogna blindare la porta. E i risultati gli stanno dando ragione, anche se in coppa ha steccato.
IL CALENDARIO – E’ indubbio che lo Spartak abbia il coltello dalla parte del manico. Cinque punti di vantaggio sullo Zenit, otto sul CSKA. E lo scontro diretto con la squadra di San Pietroburgo in casa. I campionati (e la leadership dei moscoviti lo sta confermando) si vincono con le piccole, ma saranno tre le trasferte decisive: a Krasnodar tra pochi giorni, a Rostov e sul campo del Lokomotiv, nel sentitissimo derby. Le due dirette rivali dovranno appellarsi a questi match, oltre che fare bottino pieno quando affronteranno proprio lo Spartak. Insomma, il campionato non è affatto chiuso, ma lo Spartak può gestire, anche se, probabilmente, non è in grado di farlo. Meglio quindi pensare gara per gara.
IL MERCATO – Contrariamente alle abitudini lo Spartak non si è dimenato più di tanto nella sessione invernale, ma ha sapientemente rinforzato la squadra dove necessario.
Acquisti: Selikhov (Amkar), Movsysyan (fine prestito), Luiz Adriano (svincolato), Samedov (Lokomotiv), Sakala (Zanako), Dzhikia (Amkar), Tigiev (Anzhi), Nimeli (svincolato), Zepatta (svincolato), Samba (Porto)
Cessioni: Movsysyan (Salt Lake City), Romulo (Flamengo), Guliev (Anzhi), Zuev (Krylya Sovetov)
LA FORMAZIONE TIPO – Purtroppo non siamo i tecnici dello Spartak: questo è l’undici che schiereremmo per provare a vincere il tanto atteso titolo: