Con l’eliminazione dello Zenit sono rimaste Rostov e Krasnodar a rappresentare la Russia nelle competizioni europee. Qualcosa di impensabile pochi anni fa.
Il calcio russo è in crescita, lo testimonia l’allungo sul Portogallo nel Ranking Uefa (che probabilmente consegnerà tre posti in Champions alla prossima edizione della Russian Premier League), ma i fautori di questi ottimi risultati non sono quelli attesi. Mosca ha perso lo status di centro nevralgico del movimento da oltre un lustro, con il CSKA unico baluardo, peraltro spesso molto deludente, dell’onore della capitale. Discorso diverso invece per Kazan, che è sparita totalmente dai radar europei con l’addio del mago Kurban Berdyev, e per Makhachkala, i cui sogni sono evaporati bruscamente come le velleità, sbrigative, di raggiungere i vertici del calcio. Sembrava potesse essere quindi San Pietroburgo il logico successore, ancor di più dopo la Coppa Uefa vinta nel 2008: eppure lo Zenit non ha mai saputo negli anni trovare la continuità di risultati per poter ambire ad un posto da occupare saldamente tra le grandi. Forse sarebbe servito un altro exploit, magari in Champions, per potere porre le basi di qualcosa importante, invece negli anni, per demeriti propri e per sfortuna, lo Zenit non è riuscito a fare quello che altre squadre, sulla carta meno forti, sono riusciti a fare. Nonostante sulla carta non abbia avuto sorteggi così impossibile. E allora il baricentro del calcio russo si è spostato vertiginosamente a sud, con il Krasnodar e il Rostov che se la ridono.
SFORTUNA, MA ANCHE ALCUNI GRAVI ERRORI – In ogni caso è dura additare critiche alla prestazione di ieri dello Zenit. Appunto, a quella di ieri. A certi livelli non è possibile regalare novanta minuti e, negli ultimi anni, lo Zenit lo ha fatto spesso, dimenticandosi di scendere in campo in trasferta e trovandosi sempre costretto a cercare rimonte complesse tra le mura amiche. La forza del Petrovskij è indubbia, ma partire ad handicap costantemente alla lunga è del tutto controproducente. Con l’Anderlecht lo Zenit ha pagato a caro prezzo l’approccio alla gara di Bruxelles, ed alcuni errori di Lucescu, nonostante un ritorno affrontato in modo ineccepibile e perso per un episodio. Quali sono le colpe del tecnico romeno? In Belgio ha buttato nella mischia i due nuovi arrivati Ivanovic e Hernani, tra i peggiori di quella partita. Parlare con il senno di poi è semplice, ma c’era davvero bisogna di inserire nuove pedine al primo match ufficiale in due zone del campo così delicate? Contestabile anche la gestione dei cambi al ritorno: giusto aspettare a cambiare fino a quando l’eventualità dei supplementari era viva, ma sul 3-0 l’ingresso in campo di Mak ha ben poco senso; meglio un difensore in più, o comunque qualcuno forte di testa, dato che l’Anderlecht aveva impostato l’assedio finale proprio su quei binari. E forse sarebbe stato meglio spezzare ulteriormente il ritmo degli avversari utilizzando anche le altre sostituzioni. E’ una beffa atroce per lo Zenit, che per l’ennesima volta spreca un’occasione clamorosa: stavolta, però, la sfortuna ci ha messo tanto del suo.
KRASNODAR, COMPLEANNO STORICO – Nove anni e non sentirli. Festeggia alla grande il Krasnodar, che supera un avversario ostico come il Fenerbahce e conquista per la prima volta nella sua, breve, storia gli ottavi di Europa League. Il cambio in panchina di settembre, che aveva visto Kononov salutare la squadra neroverde, sembrava essere il preludio ad un calo vertiginoso in un progetto che gradualmente (ma non per questo lentamente) aveva portato una realtà locale ad essere conosciuta e rispettata sia in patria che in Europa. Le ultime partite internazionali avevano poi creato le prime crepe. Ma il nuovo stadio e la pausa hanno fatto bene ai ragazzi di Shalimov, che contro i turchi hanno disputato una sfida ineccepibile: all’andata avrebbero meritato uno scarto più ampio, ma sono stati bravi a tenere la porta inviolata; il gol immediato in ritorno ha permesso poi di gestire al meglio l’incontro limitando al massimo le difficoltà logistiche di una trasferta del genere. L’urna ha regalato il Celta Vigo, in un doppio confronto alla portata. E l’unico precedente contro una squadra iberica è favorevole, con il 3-0 alla Real Sociedad nel 2014.
QUALCUNO FERMI IL ROSTOV – La gara di andata aveva reso estremamente semplice il compito dei ragazzi di Berdyev in quel di Praga. Il prossimo avversario sarà il Manchester United guidato da Josè Mourinho; il portoghese ha già affrontato il tecnico turkmeno ai tempi dell’Inter, mettendolo in grossa difficoltà: non è troppo sbagliato pensare che al momento del sorteggio non sia stato molto felice di aver pescato il Rostov, tra le squadre più organizzate tra quelle rimaste. Berdyev, che non è formalmente l’allenatore della squadra gialloblu ma mantiene un ruolo di rilievo anche durante la preparazione degli incontri, vanta successi con Barcellona, Atletico Madrid, Tottenham, Inter e Chelsea tra le altre, e punta ad allungare la sua lista di vittime illustri. E anche il Rostov, che ha domato sino ad ora Ajax, Anderlecht e Bayern, non vuole smettere di sognare. Sarà una grande partita, l’ennesimo capitolo di una favola che (speriamo) sembra destinata a non finire mai.