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L’Uruguay torna a vincere il Sudamericano Sub-20, ecco come si interrompe un digiuno durato ventisei anni

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Era dal 1981 che l’Uruguay aspettava questo momento. La Celeste torna a vincere il Sudamericano Sub-20 a ventisei anni di distanza dall’ultima volta e lo fa proprio nello stesso luogo: a Quito. Un torneo dominato dall’inizio quello disputato dalla squadra di Coito. Proprio l’allenatore di Montevideo è stato capace di cancellare la delusione di due anni fa, quando i suoi ragazzi arrivarono terzi in casa perdendo l’ultima partita, quella che sarebbe potuta valere il titolo, contro l’Argentina. Persi per limiti di età i vari Pereiro (fenomenale nelle ultime due stagioni col PSV Eindhoven), Acosta, Guruceaga e compagni; il Commissario Tecnico dell’Uruguay ha costruito un nuovo gruppo molto forte.

Il talento principale è quello che sorprese tutti nel 2015. Stiamo parlando di Rodrigo Amaral, di cui vi parlammo già a quel tempo, classe 1997 che vinse due anni fa il titolo di rivelazione del torneo facendo vedere al Sud America di cosa fosse capace il giocatore più giovane della manifestazione. Ora il gioiello del Nacional ha guidato i suoi compagni verso il titolo da protagonista assoluto: cinque reti (da rivedere quella splendida del momentaneo 1-1 contro il Brasile) e tante giocate decisive. Quest’Uruguay non è stato però solo Amaral. Nicolás De La Cruz, fratello di Carlos Sánchez (giocatore della Nazionale maggiore ed ex River Plate ora in Messico), ha fatto vedere cose notevoli risultando decisivo nelle vittorie dell’esagonale finale per 3-0 su Argentina e Colombia e chiudendo da capitano nella sfida contro l’Ecuador. A centrocampo è stato importantissimo Facundo Waller, che gioca nella rivelazione Plaza Colonia. Davanti troviamo Rodrigo Betancur, che a breve sosterrà le visite mediche con la Juventus, e Nicolás Schiappacasse. Attenzione a quest’ultimo, sempre titolare tranne che nell’ultima partita, autore di tre reti nel torneo e la cui storia potrebbe essere simile a quella di Amaral (anche se in un ruolo diverso). Nato nel 1999 e cresciuto nel River Plate di Montevideo, debuttò in prima squadra a sedici anni il 19 aprile del 2015 diventando col passare del tempo sempre più importante e conquistandosi il posto da titolare anche in Copa Libertadores. La scorsa estate è stato acquistato dall’Atlético Madrid per un milione e mezzo di euro, investimento più che ragionevole visto il potenziale del giocatore. Schiappacasse può giocare sia attaccante centrale che laterale, ha come idolo Suárez, e per caratteristiche gli assomiglia anche abbastanza. Chissà che i Colchoneros non abbiano trovato la loro futura punta di diamante.

Quello che ha maggiormente sorpreso di questi ragazzi è però la capacità di colpire nei momenti giusti della partita. Di solito non è facie trovare concretezza tra i più giovani, ma questo Uruguay è stato perfetto. Dopo i due pareggi iniziali con Venezuela e Argentina, sono arrivate le vittorie contro Perù e Bolivia che sono valse il passaggio all’esagonale finale dando fiducia a tutta la squadra. Qua la Celeste ha scacciato i fantasmi del 2015 battendo uno a uno tutti gli avversari che si trovava di fronte senza pietà: 3-0 all’Argentina (vendicando il ko che valse il titolo all’Albiceleste a Montevideo), 2-1 al Brasile con gol decisivo al 92′ (due sfide sempre molto sentite) e 3-0 alla Colombia nelle prime tre giornate. Queste prime tre partite sono state decisive, con i ragazzi di Coito che hanno messo cinque punti tra sé e le inseguitrici guadagnandosi il pass per i Mondiali di quest’estate in Corea con due giornate d’anticipo. La pesante sconfitta contro il Venezuela nella partita che sarebbe potuta valere il titolo non ha intaccato la forza dell’Uruguay. Sconfitti malamente 3-0 dalla Vinotinto e attesi dall’ultima e decisiva sfida contro l’Ecuador padrone di casa, la Celeste era infatti ancora padrona del proprio destino avendo due punti di vantaggio sulla Tricolor. A Quito è arrivata la tanto agognata vittoria che è valsa l’ottavo titolo Sub 20 della storia dell’Uruguay, con Coito che ha mostrato coraggio e personalità facendo partire inizialmente dalla panchina Amaral e puntando su Ardaiz come punta al posto di Schiappacasse. L’attaccante classe 1999 del Danubio (squadra nota per il suo vivaio sempre florido, non a caso è chiamata “La Universidad del Fútbol Uruguayo”) ha ripagato la fiducia dell’allenatore realizzando una doppietta nel 2-1 finale sull’Ecuador ed ergendosi ad assoluto protagonista della partita decisiva. Questo a dimostrazione della qualità presente in tutta la rosa uruguaiana.

Coito ha trovato il modulo ideale in un 4-3-2-1 in cui i reparti risultano amalgamati tra di loro senza però rinunciare alla fantasia dei talenti più puri: Mele in porta; linea di difesa a quattro con Rodríguez, Rogel, Viña e Olivera; centrocampo a tre in cui Betancur si posizione al centro e Benavidez e Waller ai lati (quest’ultimi due squalificati nell’ultima partita contro l’Ecuador e sostituiti da Saracchi e Viera); Amaral e De La Cruz alle spalle di Schiappacasse. Conquistato il Sudamericano Sub-20 senza soffrire particolarmente i 2850 metri di Quito, la Celeste non si vuole fermare: prossimo obiettivo il Mondiale di categoria che si disputerà dal 20 maggio all’11 giugno di quest’anno in Corea del Sud.

Intanto però tre milioni di persone possono festeggiare il titolo con questi ragazzi, dimostratosi partita dopo partita sempre più grandi.