Home » L’Atalanta fa bene a crederci

Paolo Bona / Shutterstock.com

Ce ne siamo in parte già dimenticati ma l’Atalanta di Gasperini non ha ancora smesso di stupire. La striscia pazzesca di vittorie consecutive è stata interrotta dalla Juventus, ormai più di due mesi fa, ma da allora sono arrivati solo due ko ed entrambi “strani”, per usare un aggettivo che va di moda: l’Udinese ha battuto la Dea per 3-1 sfruttando ogni singola azione a favore mentre gli orobici hanno sprecato letteralmente di tutto; contro la Lazio – tra l’altro concorrente diretta per l’Europa, a questo punto – solo un rigore di Immobile ha permesso ai capitolini di aver ragione del Papu e compagni (tra l’altro in rimonta, perché il vantaggio l’aveva firmato Petagna).

Dunque, nonostante un paio di sconfitte sfortunate, i bergamaschi sono ancora lì: al sesto posto, a pari punti con l’Inter, a meno uno dal quinto in cui è insediata la Lazio e col sogno del podio distante otto lunghezze (non poche ma sotto la doppia cifra un po’ ci si pensa sempre).

Siamo ormai a metà febbraio e, dicevamo, l’Atalanta è ancora lì e, tra oggi e la prossima giornata, può tranquillamente mettere altri sei punti in cascina, visto che gioca con Palermo e Crotone. Delle concorrenti dirette solo l’Inter ha un calendario parimenti abbordabile mentre la Fiorentina dovrà vedersela con Milan e Torino, i rossoneri di Montella dovranno giocarsela appunto coi viola e la Lazio e gli stessi biancocelesti, ricevuto il Diavolo all’Olimpico, andranno a Empoli. L’occasione – sperando in un mezzo passo falso inatteso dell’Inter – è propizia e va sfruttata, se Gasperini vuole riportare l’Europa a Bergamo. Anche perché poi arriverà il ciclo terribile degli scontri diretti tra Napoli, Fiorentina e Inter (due trasferte su tre) e lì, davvero, servirà enormemente un’Atalanta formato novembre 2016.

La sensazione, comunque, è che gli orobici facciano benissimo a crederci, a questo punto della stagione. Nonostante la cessione di Gagliardini e l’addio di ex senatori da tempo confinati in panchina come Stendardo, Pinilla e Sportiello, la squadra non ha perso un grammo della sua anima lottatrice e, con un Papu Gómez in formato deus ex machina in miniatura, tutto potrebbe essere possibile. Le avversarie dirette sono ampiamente alla portata sulla partita secca e, nel complesso, hanno tutte dimostrato di poter inciampare qua e là, perdendo qualche punto a sorpresa. L’Atalanta, dal canto suo, esattamente come nel girone d’andata, gioca con minor pressione rispetto alle milanesi, alla Lazio e alla Fiorentina, perché per la Dea l’Europa è molto più un sogno che un dovere e, come tale, mantiene i nerazzurri entro confini di leggerezza che nelle piazze più rinomate non possono permettersi.

Si potrebbe obiettare che, nel caso in cui si finisse col quarto o col quinto posto, l’Atalanta smantellerebbe (o finirebbe di smantellare, visto che già ha ceduto due titolari a gennaio, anche se conservandone uno in prestito) la squadra per fare cassa e non vivrebbe appieno l’Europa. Forse andrebbe davvero così, chi lo sa. Ma, allo stesso tempo, si potrebbe tranquillamente ricordare a chi muove quest’obiezione che, sei mesi fa, nessuno (e, davvero, nessuno) avrebbe mai potuto immaginare un’Atalanta senza Cigarini, de Roon e Carmona in mezzo con, al loro posto, gli illustri sconosciuti Kessié, Gagliardini, Freuler o Spinazzola…