Sconfitta sul campo, la Nazionale italiana ha tratto (parziale) consolazione dal risultato televisivo della sfida col Galles.
All’indomani della partita abbiamo ricevuto, infatti, la comunicazione sull’eccellente riscontro registrato da DMax per la diretta dell’evento: una crescita importante, a testimonianza di quanto gli italiani e le italiane si siano avvicinate a questo mondo, a dispetto di risultati non sempre all’altezza di questi numeri:
Domenica 5 febbraio, in day time su Dmax, record storico per l’esordio dell’Italia all’RBS 6 NAZIONI: il match “ITALIA-GALLES” (punteggio finale 7-33) è stato seguito da una media di 868.000 telespettatori con il 4,7% di share. Risultato che sale all’8,8% di share sul pubblico Maschile 15-34 anni.
Miglior risultato di sempre per Dmax che durante la messa in onda del match si è classificato 4° canale nazionale.
Il match, disponibile anche in live streaming su Dplay, si è posizionato al 2° posto delle tendenze di twitter con l’hashtag ufficiale #ITAvWAL.
Per vederci chiaro, abbiamo contattato l’ufficio stampa che ci ha aggiornato sulla situazione. È stato così possibile rivolgere alcune domande a Luigi Ecuba, Senior Director Sports Discovery Networks Southern Europe, sulle prospettive del rugby sui canali del gruppo e sulla scelta di puntare su uno degli eventi più prestigiosi di questo sport.
Emerge l’idea che la collocazione oraria della domenica alle 15 sia risultata, rispetto a quanto si sarebbe potuto pensare, per nulla insidiosa. La palla ovale, in fondo, cerca e incuriosisce un pubblico nuovo.
Cosa ha spinto il gruppo Discovery a puntare sul rugby?
È sempre più stretto il legame che unisce il nostro gruppo alla Federazione Italiana Rugby e alla nazionale azzurra. Rispettiamo questa cultura sportiva, ci riconosciamo nei suoi valori: autenticità, condivisione, onestà. Il rugby è uno sport spettacolare e anche dal punto di vista televisivo ha un impatto molto forte sul telespettatore. Ma non è solo questo… È uno sport unico, che riesce ad unire le persone, creando appartenenza. Il rugby riempie gli stadi (il Sei Nazioni è il primo torneo per capacità di portare gente allo stadio, secondo il recente rapporto UEFA) e ispira le nuove generazioni: tra i bambini sta diventando uno tra gli sport più praticati nel nostro paese, sviluppa le abilità motorie, le funzioni cognitive e la creatività. Non si distanzia affatto dal calcio nel creare aggregazione, è solo più nuovo in termini culturali. Ed è, infatti, nostro compito, come Media-Company, promuoverlo, renderlo visibile e spiegarlo, su tutti i nostri “accessi” (Tv in chiaro con Dmax per Sei Nazioni e Test Match, Pay Tv con Eurosport per il Pro12 e le Azzurre del Sei Nazioni Femminile, web-digital con le nostre piattaforme di live streaming Dplay ed Eurosport Player, e social).
Non vi spaventava la concomitanza con le partite della Serie A di calcio delle 15?
No, il rugby è un’alternativa e, come dicevo, ha il potenziale televisivo di attrarre nuovi telespettatori. I numeri, infatti, ci danno ragione (raddoppiati gli ascolti negli ultimi due anni) mentre domenica scorsa, per la partita Italia-Galles trasmessa in diretta su Dmax, abbiamo segnato il record storico con il 4,7% di share e una media di 868 mila telespettatori.
Come si lavora con in mente sia gli appassionati storici che i neofiti?
Nell’ambito della telecronaca, si cerca sempre di trovare il giusto compromesso tra spettacolarizzazione dell’evento e tecnicismo, con la tendenza a semplificare quest’ultimo. Stessa cosa nei programmi legati agli eventi (es: “Rugby Social Club” di Dmax) con l’aggiunta di un po’ di “leggerezza”, tipica del talk-show. Le famiglie ne hanno compreso il valore formativo e anche la presenza del Presidente Sergio Mattarella allo Stadio è un riconoscimento del ruolo del rugby nella nostra società.