Deu, lo feu!
Che ne sappiamo, magari in qualche zona del Veneto, o del Friuli, c’è un dialetto in cui il titolo qui in alto vuol dire qualcosa. In quello meneghino (non che lo sappia, eh), pronunciare quelle lettere equivale a chiamare uno dei migliori giocatori della pazza serata del Dall’Ara. In nove uomini, il Milan ha centrato un successo prezioso in casa del Bologna. Montella, quindi, si svincola per il momento dal pungente paragone con Mihajlović: avesse perso, numeri alla mano, l’aeroplanino avrebbe fatto addirittura peggio del serbo. Pericolo scampato: il gol di Pašalić rialza il Milan, almeno momentaneamente, e lo fa sentire un po’ meno immerso in quelle sabbie mobili che avvolgono, da cinque-sei anni a questa parte, tutto il mondo rossonero fino al collo.
Il titolo di questo pezzo è imbarazzante, vero. Però, è azzeccato: l’esclamazione, forzata, ci può stare, dai, galleggia tra il terrificante, il geniale, il sacro e il blasfemo, ed esalta il talento dello spagnolo. Il quale è l’emblema della gestione rossonera di questi anni, fatta di prestiti, continui, inutili, forzati dal fatto che non si potrebbe fare altrimenti, soprattutto se le scommesse piazzate non sono sempre state vincenti (vedi Bertolacci, per esempio). Il canterano ha fatto una gran partita a Bologna, e ha piazzato l’assist decisivo. Sarebbe importante riscattarlo, già. Peccato che non si potrà, perché non è stato incluso alcuna opzione in occasione del suo ingaggio: semplicemente, il prestito di Deulofeu sta servendo a rinforzare il Milan per sei mesi circa. Dopodiché, le strade si separeranno. Peccato davvero.
Comunque, prima o poi le cose dovranno cambiare. Prima o poi, questo Milan dovrà tornare grande. Ci piace, almeno, pensarla così. Ci aspettiamo che il club rossonero possa tornare presto a urlare il proprio nome in Europa e nel mondo, come faceva fino a un decennio fa. I fantomatici acquirenti cinesi, a ora, restano avvolti nel mistero: per il benedetto closing servono ancora oltre 300 milioni da versare entro il 3 marzo, con 100 milioni almeno da investire nel mercato estivo e una dirigenza da riformulare, con Fassone chiamato a gestire la situazione. Sembra facile a dirsi, al bar con gli amici. In realtà è una vera e propria rivoluzione, da attuare con la giusta intelligenza. Cosa non affatto semplice, ci mancherebbe, e che richiede tempo, sicuramente, seppur l’impressione è che lassù, ai piani alti del club rossonero, di tempo se ne sia già sprecato un bel po’, purtroppo (ricordiamoci da dove si è partiti: benritrovato, Mr. Bee…).
In estrema sintesi, la situazione è in stallo completo. Da troppi anni. Non è, ovviamente, la vittoria col Bologna a sancire la resurrezione rossonera, dopo tre dolorose sconfitte consecutive in campionato. Non è questo clamoroso successo in nove uomini che risolleva davvero Montella e l’umore dei tifosi, nonostante sui social in molti abbiano celebrato “l’impresa rossonera” (?). Non lo è stato la Supercoppa italiana vinta, non lo saranno le future – magre – soddisfazioni che la squadra regalerà ai suoi tifosi d’ora in avanti, se la situazione rimarrà quella che è. Il Milan ha solo e soltanto bisogno di completare la rivoluzione che da anni sta provando ad attuare. Senza successo, purtroppo; e finché sarà così, saranno sempre ben lontane le grandi gioie e le vere soddisfazioni.