Torniamo a occuparci, nel nostro ormai consueto appuntamento settimanale con i nuovi talenti della Lega Pro, del Girone C. Dopo l’intervista con il centrocampista della Fidelis Andria Antonio Matera, con quello dell’Unicusano Fondi Ivan Varone e con quello della Paganese Francesco Deli, è giunto adesso il turno dell’attaccante Alessandro De Vena. Il calciatore del Melfi, classe 1992, è la punta di diamante del club gialloverde, che sta lottando con le unghie e con i denti per mantenerlo all’interno della propria rosa. Autore di ben 8 reti in questa stagione, gioca nel ruolo di seconda punta ed è uno dei giocatori più appetibili in questo periodo, per la sua costanza e per le sue elevate capacità.
Ciao, Alessandro! Hai iniziato a giocare nelle giovanili del Napoli, per poi spostarti a 18 anni nella Triestina: com’è stato il trasferimento? In che modo hai vissuto il distacco dalla famiglia e dagli affetti?
Sì, ho fatto il settore giovanile a Napoli. Poi, nell’ultimo anno in primavera, giocai bene e la Triestina mi notò, facendomi firmare il contratto con loro e ottenendo il trasferimento in prestito. Fu davvero una bella esperienza: nel girone di andata non giocai tanto, ma nel ritorno segnai 5 gol in 9 partite. Purtroppo, un infortunio al perone mi costrinse a saltare le ultime 5 gare, però è stata lo stesso un’esperienza senza dubbio positiva. Vivevo lontanissimo dai miei cari, ma ero in compagnia di Armando Izzo (che adesso gioca nel Genoa), per cui ho vissuto tutta la situazione molto serenamente. Sentivo certamente la mancanza anche della mia ragazza, che ora è mia moglie, ma cercavo spesso di andare a trovarla.
Nasci attaccante o ti sei trovato catapultato in questo ruolo, per poi farlo tuo? Quale posizione preferisci in attacco? In quale ti senti più a tuo agio?
Sin da piccolo, ho sempre detto di voler fare l’attaccante. Ho frequentato la scuola calcio e il settore giovanile ricoprendo sempre questo ruolo e anche ora il mio posto è senza dubbio in attacco. So fare sia la prima punta sia la seconda punta, l’esterno non tanto. Quando mi capita di ricoprire un ruolo diverso dal mio, lo faccio comunque con voglia, cercando sempre di studiare per bene le caratteristiche di questo nuovo ruolo. Di mio, però, sono più una seconda punta, anche se riesco a giocare bene pure come prima punta e a fare tutto il “lavoro sporco”.
Su 22 giornate hai giocato 22 gare da titolare in questa stagione con il Melfi, segnando 8 gol. Quale ritieni sia stata la tua rete più bella quest’anno? Poi, quale credi sia attualmente il tuo punto di forza e quale l’aspetto su cui devi ancora lavorare?
La mia rete più bella, secondo me, è stata quella contro il Monopoli. Il mio punto di forza è l’attacco in profondità, è una caratteristica di gioco che sento proprio mia; mentre il punto su cui devo ancora lavorare è il lavoro fuori area, il calciare fuori area. Io mi concentro di più sulla profondità, però devo riuscire a far bene entrambe le cose, per cui devo impegnarmi e migliorare in questo, per riuscire a giocare bene anche in quella posizione.
Quale pensi sia la squadra più forte affrontata durante questa stagione e quale il giocatore avversario che ti ha più colpito per le sue caratteristiche?
La squadra che mi ha impressionato di più, anche perché abbiamo perso 6-0 contro di loro, è stata certamente il Matera. A parte la pesante sconfitta subìta, si vedeva benissimo che era una squadra compatta e che sapeva perfettamente quello che doveva fare, formata da ottimi giocatori. Come calciatore avversario, invece, mi ha colpito maggiormente Maikol Negro del Lecce: contro di noi è stato davvero micidiale.
Tra tutti i compagni di squadra, con chi hai legato maggiormente?
Diciamo che sto 24 ore su 24 insieme a Raffaele Gragnaniello, ormai siamo in sintonia. Adesso si è aggiunto al gruppo anche Gianluca De Angelis, con il quale ho legato, ma mi trovo davvero molto bene con tutti i ragazzi. Ho un bel rapporto anche con Ciro Foggia, ricopriamo lo stesso ruolo, però abbiamo una simpatia che ci lega e andiamo molto d’accordo.
Da bambino chi era il tuo modello nel mondo del calcio? Cosa avresti fatto, invece, se non avessi intrapreso questa strada?
Il mio modello era Ronaldo, il fenomeno. Anche perché, come lui, pure io da piccolo avevo i denti un po’ storti, ma di certo non avevo le sue stesse possibilità economiche. Mio padre mi ha aiutato in ogni caso e ho tenuto l’apparecchio per qualche anno, per sistemare la situazione. Per quanto riguarda la mia strada alternativa, certamente non avrebbe riguardato il mondo della scuola, perché non mi piaceva molto; sicuramante avrei fatto il lavoro di mio padre.
Riprendendo una famosa canzone dei Lùnapop, “cosa ti aspetti dal domani”?
Io non penso molto al futuro in realtà, preferisco vivere alla giornata, non mettendo da parte però i miei sogni, anzi. Ho moltissimi progetti che voglio realizzare, ma cerco di affrontare tutto giorno per giorno, mettendo tanta voglia in ogni cosa che faccio.
Alti e bassi quest’anno per il Melfi, squadra che vuole confermare la sua presenza tra i professionisti. Su cosa pensi si debba lavorare di più per risollevare le sorti della squadra?
Sicuramente quello che dobbiamo fare adesso è ricompattarci, per correre insieme e per sacrificarci l’un l’altro per il bene della squadra. Inoltre, è necessario che ci aiutiamo a vicenda per raggiungere il nostro obiettivo, che per adesso è la salvezza.