Daniil Medvedev, tennista russo classe 1996, ha colto la prima finale in carriera a livello atp in quel di Chennai. E non sarà di certo l’ultima.
Dopo anni di buio totale la Russia torna a vedere la luce anche nel circuito maschile. Le giovani promesse infatti stanno mantenendo le attese ed il 2017 potrebbe essere per loro l’anno della svolta. Khachanov ha già vinto un torneo pochi mesi fa a Chengdu mentre Rublev ha bruciato le tappe a livello challenger (successo a Quimper la scorsa primavera) e punta a crescere soprattutto sul piano fisico e mentale. Perso l’istrionico Bublik, l’ennesima pedina comprata dal Kazakistan, è Medvedev il giovane russo ad aver iniziato meglio la nuova stagione. La finale conquistata in India è stata agevolata da un tabellone non così impossibile (in serie, Monteiro, Lu, Kovalik e Sela) ma è anche il naturale sbocco di alcuni miglioramenti che hanno elevato la qualità del suo gioco. Basti pensare alla semifinale con Sela, dove ha annullato un match point e ha saputo spegnere alla distanza il furetto israeliano capace nella prima parte di gara di destabilizzare con il suo tennis rapido le bordate di Medvedev.
Medvedev, come il primo ministro russo Dmitrij. Non soprende, quindi, se in molti gli hanno affibiato proprio quel soprannome. “Ma non siamo parenti” assicura, “anche se mi fa piacere essere paragonato a lui, cerco di mettere in campo il suo temperamento”. Giocatore Tecnifibre, Daniil (nome non così comune in Russia) è stato protagonista di uno spiacevole episodio al challenger di Tallhassee, che si gioca sulla terra verde in aprile. “E’ stata semplicemente un’ incomprensione. Non ce l’avevo con nessuno e non meritavo di essere squalificato” racconta Medvedev riferendosi all’incontro contro Young. Non contento di una decisione del direttore di gara avrebbe accusato il giudice di sedia e l’avversario di essere amici, essendo entrambi afroamericani: paradossalmente fu poi soltanto il supervisor, accorso al termine del gioco, a dichiarare la sconfitta anticipata per Daniil, nell’incredulità generale.
Medvedev ha scelto di giocare a tennis per puro caso. Durante una gara di nuoto era presente anche uno stand dedicato a palline e racchette e per passare un pomeriggio di svago decise di cimentarsi in qualcosa di diverso rispetto alla piscina. L’allenatore intravide potenzialità importanti e il tempo fece il resto, con Daniil capace fino ad ora di raggiungere la posizione numero 98 (ma è già sicuro lunedì di essere almeno 65). Ma la strada sembra essere segnata. La sua e quella dei suoi giovani connazionali, agevolati dai preziosi consigli di giocatori di buon livello come Kravchuk e Kuznetsov, finalmente stabile su ottimi livelli. La ciurma russa è pronta a restituire al proprio paese il posto che gli compete nel circuito maschile, dopo anni complicati con soltanto l’encomiabile Youzhny (straordinario a risorgere dopo un 2015 complicatissimo) a tenere in piedi l’intero movimento. Anche senza Aleksandr Bublik, che ha preferito prendere altre vie.