Editoriali

Da qui Alli

Fatto tredici, non è riuscito a fare quattordici. Conte sbatte sul Tottenham e frena la sua corsa al vertice: non era assolutamente preventivabile alla vigilia, neppure considerando l’ottimo stato di forma degli Spurs, reduci dal prorompente 1-4 in casa del Watford nel primo giorno di questo 2017. Anche in quell’occasione, Dele Alli ha piazzato una doppietta. Il centrocampista, attualmente, è l’uomo in più di questo Tottenham che ha iniziato l’anno nuovo con due vittorie in due derby disputati. Mica male.

Dopo 102 giorni, Conte riassapora il gusto amaro della sconfitta. A White Hart Lane si interrompe una striscia positiva, in Premier, iniziata lo scorso 1 ottobre, con il 2-0 dei blues in casa dell’Hull City. Una vendetta perfetta, quella degli Spurs: lo ricorderete tutti il gol di Hazard che, sul finire della scorsa stagione, chiuse il discorso Premier League, consegnando il titolo al Leicester con due giornate di anticipo. Ieri sera, il 3-4-2-1 di Pochettino ha avuto la meglio sul compatto 3-4-3 di Conte, e buonanotte a chi pensava che, comunque sia, la carica emotiva, mentale, e perfino scaramantica di Conte l’avrebbe spuntata ancora una volta; Alli ha fatto male, dannatamente male, confermandosi uno dei giocatori più in forma di questo inizio anno. E non solo: terza doppietta consecutiva per il classe 1996, decimo centro in campionato, l’undicesimo stagionale: giovanissimo ma già fondamentale nei meccanismi tattici di Pochettino.

Per quanto riguarda Conte, invece, quello con il Tottenham non è da considerarsi soltanto un semplice stop. Sarebbe troppo facile. Il suo Chelsea è caduto nel classico tranello in cui una squadra matura, e intenzionata a dominare la Premier League, non dovrebbe cadere: quello dell’overconfidence. Scusate l’inglesismo, non è forzato: semplicemente, è conosciuta così in tutto il mondo calcistico la caratteristica di entrare in campo sentendo sulla pelle il brivido di chi pensa di essere più che favorito. Se l’è giocata la partita, il Chelsea, ci mancherebbe, e ha provato a far male. Ieri sera, però, ha trovato dinanzi a sé una squadra che ha capito come e dove far male alla prima in classifica. Il Tottenham non ha fatto altro che colpire esattamente quando doveva, lasciando giocare i blues, affondando per due volte in maniera praticamente identica. Sottolineando una maturazione ancora non completa da parte della squadra di Conte, che beccando due gol uguali ha dimostrato che, dai propri errori, non sempre sappia imparare.

Premier riaperta, dunque: forse sì, o forse non è mai stata chiusa. Certamente, Conte non avrà dormito stanotte. Sicuramente, Alli è uno dei talenti più incredibili del panorama calcistico europeo. A ogni modo, vedere un altro italiano in vetta in Premier League è maledettamente soddisfacente, e chissà se – al netto degli svarioni come quelli di ieri sera – c’è ancora qualcuno che mette in discussione il nostro modo di fare calcio. The Italian Job, già: l’anno scorso, esaltato ai massimi livelli con Ranieri e il suo Leicester. Quest’anno, capace di regalare un bis neanche troppo scontato. In Premier League, però; campionato elogiato ovunque, venduto a peso d’oro e preso da esempio da chiunque. In maniera opportuna? Forse sì, a mio avviso no. Ma questa è un’altra storia, che se dovessimo per caso affrontare, finirebbe per trovare (forse) una soluzione troppe generazioni in là delle nostre terrene possibilità.

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Alex Milone