Editoriali

Regalo di Natale

Vincenzo Montella e la sua squadra hanno omaggiato i tifosi milanisti di un bel regalo: la Supercoppa Italiana, la settima della storia rossonera.

Quello che una volta chiamavamo club di via Turati è un habitué di questi appuntamenti, avendo vinto parecchi scudetti nel periodo successivo all’istituzione del trofeo (1988). A differenza delle altre volte, tuttavia, quest’anno il Milan si è presentato alla partita per diventare “supercampioni” senza aver vinto nulla: né il tricolore né la coppa nazionale, appannaggio l’anno passato di una Juventus pigliatutto. Ma, a differenza di quanto accade per esempio in Inghilterra, in questi casi il nostro sistema premia la finalista di Coppa Italia ed ecco i rossoneri a Doha, al Jassim Bin Hamad Stadium: presenti e pure vincenti, per il primo trofeo dopo un lungo digiuno.

La partita è stata lunga, lunghissima. Mai si smetterà di polemizzare sulla scelta dell’estero e in particolare del Qatar come sede. Né piace ai puristi e tradizionalisti del gioco un trofeo nato per confrontare chi meglio ha fatto la stagione precedente si disputi in dicembre, sotto le feste; si fa fatica ad apprezzarlo più di 6 mesi dopo le competizioni in questione, in ritardo.

Ma proviamo, oggi, a vedere il bicchiere mezzo pieno: non verrà sicuramente confuso col precampionato. Troppo spesso in passato – ma in Italia meno che altrove, a dirla tutta – s’è vista nella Supercoppa una sorta di amichevole di lusso: se la vincevi tanto di cappello, ma nessun dramma in caso di ko.

Siamo in rodaggio, squadra che risente della preparazione e tutte le scuse di questo mondo (e di queste estati): ora no, perché si sono affrontate le vere versioni di Juventus e Milan ed è in qualche modo un crocevia stagionale.

Più per i rossoneri che per i campioni d’Italia, che di motivi per gioire in stagione ne hanno comunque parecchi, ovunque si girino (dominio incontrastato in campionato, primo posto nel girone di Champions, sguardo fisso verso Cardiff). Per il Milan perché un successo, benché ai rigori, può girare un 2016-2017 già interessante: essere tornati là in alto è già tantissimo dopo i tormenti degli ultimi tempi, sollevare al cielo qualcosa di importante infonderà a Montella e ai suoi ragazzi (e veterani) una consapevolezza in più nei propri mezzi.

In un’annata per l’ennesima volta – a oggi – dominata dalla Juventus (che nei campionati top 5 d’Europa non è la capolista con più vantaggio sulla seconda solo perché indietro di una partita: altro che da noi nulla è scontato…), l’appassionato neutrale ha finalmente motivi per sorridere.

Quello bianconero, più che leccarsi le ferite, vorrà rialzarsi a schiacciare avversari più e meglio di prima.

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Matteo Portoghese