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Il dopo Manzo a Lugano: tante incognite

L’annuncio del presidente del Lugano, Renzetti, non è arrivato inatteso. Lo avevamo scritto ieri, del resto: la scelta del patron bianconero sembrava quella di volersi separare dalla guida tecnica della prima squadra, nonostante i dubbi che scelte di questo tipo comportano.

Ieri sera, il massimo dirigente bianconero è stato ospite a Fuorigioco, il salotto televisivo condotto da Luca Sciarini e Serena Bergomi, su Teleticino. Erano presenti, tra gli altri, Erasmo Pelli (già presidente del club bianconero), nonché Kubi Türkiylmaz e Ruggero Glaus. In quella sede, Renzetti ha ribadito le motivazioni (del resto già espresse) che lo hanno portato alla scelta di togliere la gestione della prima squadra al tecnico veneziano (il quale, comunque, rimarrà in società, con altri incarichi).

Durante l’intervento del presidente, sono arrivati, in trasmissione, numerosissimi messaggi, quasi tutti di sostegno al tecnico. I toni erano talmente accesi che sia Glaus che Pelli si sono sentiti in dovere di ricordare a tutti che, in fondo, quella di Renzetti era una scelta legittima, visto il suo ruolo, e il contributo concreto che ha dato, in questi anni, alla società bianconera. I nomi di eventuali papabili non sono usciti: tuttavia, da tempo si parla di Moriero (un cavallo di ritorno) e Tramezzani, vecchio pallino del presidente, ma legato con un contratto alla nazionale albanese, dove fa il vice di Gianni De Biasi.

Cosa cerca, in un allenatore, il massimo dirigente bianconero? Autorevolezza. In trasmissione, Renzetti ha più volte parlato di Zeman come un esempio sotto questo aspetto (“Quando c’era lui, non si lamentava nessuno”). Poi ha ammesso che Manzo non è stato fortunato: “In una stagione, ti capitano i momenti no, e le cause sono tante: infortuni, palloni che non vogliono entrare, decisioni arbitrali sfavorevoli. A lui sono successe tutte insieme. Ho il massimo rispetto per l’uomo, che tratterrò comunque in società con altri incarichi (i giovani, il Team Ticino n fase di rifondazione – ndr). Però, ho avuto la sensazione che gli mancasse la necessaria autorevolezza per imporsi, sulla squadra e sullo staff. Questo è un gruppo che può fare bene, da quinto/sesto posto: ma serve una guida adeguata” sono state le conclusioni.

Non abbiamo, tutto sommato, molto da aggiungere a quanto abbiamo scritto ieri. I tifosi sono divisi, almeno da quanto si legge sul web. Il presidente del Lugano non ha la stessa autorevolezza, sulla tifoseria, di Constantin del Sion, per fare un esempio. Per lui è un grande cruccio, ma è anche vero che ticinesi e vallesani non sono la stessa cosa. Tra l’altro, dal punto di vista sportivo in generale, e calcistico in particolare, i biancorossi sono una realtà riconosciuta in tutto il Cantone: non devono fare i conti con l’hockey su ghiaccio e, soprattutto, con rivali storiche agguerritissime, anche se in un periodo difficile (Bellinzona e Locarno soprattutto, oltre al Chiasso). Mettiamoci anche la vicinanza, soprattutto geografica, con il ricco calcio della Penisola (Lugano – San Siro sono a tre quarti d’ora d’automobile), e il quadro è completo.

In definitiva, la scelta ci poteva anche stare. Per ciò che si è visto nel girone d’andata, il tasso tecnico della squadra è più elevato rispetto a Thun, Vaduz, e San Gallo, per citare tre rivali, e non inferiore a quello del Losanna. Tuttavia, su 24 punti disponibili negli scontri diretti, i ticinesi ne hanno raccolti solo 6. Errori arbitrali, ingenuità, sfortuna (e anche sconfitte nette, come alla Pontaise): però, questi sono i numeri, che andranno migliorati, perché la salvezza passerà da lì. Sarà in grado di farlo il nuovo tecnico? Possibile, ma a patto di sapersi integrare subito, e di avere i nervi saldi: la partenza del girone di ritorno sarà in salita, e bisognerà saper sopportare la pressione ambientale. Un uomo adatto? Scienza, che sta facendo bene al Chiasso, sotto questo punto di vista. Ma non crediamo sia una prospettiva possibile.

Ora, il futuro bianconero è ricco d’incognite. Il presidente ha espresso riserve anche sull’operato dello staff medico, riguardo alla gestione di alcuni infortuni (Sabbatini sopra tutti: sarà stato un caso, ma con l’italo-sudamericano fuori squadra, è iniziata la crisi di risultati), ma non ha detto se opererà anche lì dei cambiamenti. Insomma, come avevamo scritto a inizio stagione, questo è il Lugano di Renzetti, inteso come figlio delle scelte del massimo dirigente. Alla fine, come ha detto più volte, si tirerà la riga: e i risultati, buoni o cattivi, saranno soprattutto i suoi.