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Hellas Verona, Pisano nei limiti del possibile

Sulla via dei trent’anni, Eros Pisano è nascostamente diventato uno degli elementi fondamentali dell’Hellas Verona. Arrivato nel 2015 dal Palermo, ha sempre trovato spazio in gialloblù, molto di più rispetto alle sue due avventure in Sicilia. Su 80 gare disponibili è stato schierato ben 67 volte, quasi mai sostituito, quasi mai subentrante. Eppure, ribadisco, la sua importanza è cresciuta sottocoperta, senza essere sbandierata. Due i motivi principali: il primo è piuttosto facile, parliamo comunque di un terzino, talvolta difensore centrale, non è lui a dover fare innamorare i tifosi, a quello ci ha pensato Toni e ora ci sta pensando Pazzini, ma sicuramente il suo valore è stato riconosciuto da tutto l’ambiente scaligero e il ruolo da vice-capitano lo dimostra; il secondo è certamente più importante e anche meno positivo, Pisano è arrivato sotto la gestione Mandorlini, ha attraversato il periodo Delneri e ora è il terzino destro titolare di Fabio Pecchia, tre allenatori mai veramente capaci di sopperire alle gravi lacune difensive della squadra.

Pisano è uno dei quattro dietro, se non è rotto è sempre in campo, un gol preso macchia comunque la sua prestazione perché il suo ruolo primario è quello di difendere. Ad oggi sono stati 22 i gol subiti dagli scaligeri nel corso del campionato di Serie B, in 19 partite non sono pochi, perché vogliono dire potenzialmente 49 gol subiti a fine stagione, un dato trascurabile per la promozione ma non per il primo posto. Eppure avere Pisano in campo significa anche altro, andando aldilà delle difficoltà difensive dei gialloblù, significa trovare il vantaggio con l’Avellino e, soprattutto, il gol vittoria con l’Entella. L’incornata al 76′ è stata una liberazione, il bandolo della matassa di una partita che non si stava incanalando sul binario giusto, anche e soprattutto per i demeriti del Verona. Il settimo gol in gialloblù di Eros Pisano è un’imposizione da leader, se non ci pensano quelli che devono buttarla dentro ci sono io, nei limiti del possibile. È stato così, nei limiti del possibile, l’anno scorso in Serie A, quando nessuno in rosa è riuscito a fare meglio dei suoi 5 sigilli, nel triste anno della retrocessione.

Spezziamo un’altra lancia in suo favore e riprendiamo in mano il problema difesa. In pochi sarebbero tanto sfacciati da puntare il dito su di lui, forse l’unico salvabile di tante brutte gare buttate via per delle sciocchezze. Quest’anno poi è diverso, in Serie B si notano con facilità i giocatori da A, si contraddistinguono per personalità, carisma e modo di giocare e stare in campo. Pisano è uno di questi, assieme a Rômulo e Pazzini. È uno di quei giocatori, non a caso, che ti possono risolvere la partita. E ne ha risolte tante. La sua prima rete in gialloblù arriva al settimo minuto di recupero di Atalanta-Verona e salva la squadra dalla seconda sconfitta in quattro partite, ovviamente durante lo scorso campionato di Serie A. Sempre suo il momentaneo vantaggio nel pareggio contro il Chievo, tre giornate dopo. E poi altri tre gol, con Inter, Fiorentina (ancora negli ultimi minuti) e Palermo.

Pisano non è un attaccante a cui piace giocare arretrato, questo è sicuro. Semplicemente è un bravo terzino che segna tanto, più precisamente 1 gol ogni 10 partite, media che si porta dietro dagli anni di Varese. Nella sua seconda avventura con i biancorossi, dopo il fallimentare prestito di un Pisano a Pisa, ha fissato quasi in modo programmatico questa media: 100 presenze in campionato e 10 reti (106 e 11 con i play-off), rapporto spaccato. Con gli scaligeri è arrivato al settimo gol ancor prima di giungere alle 70 presenze, ma la sua abilità nelle palle da fermo saranno ancora molto preziose per questo Verona e per l’obbiettivo Serie A, la categoria che spetta di diritto a chi, nei limiti del possibile, può cambiarti una stagione.