Abbiamo passato i primi due mesi di campionato a sentir dire in giro che il Napoli l’anno scorso era Higuaín-dipendente, che senza il Pipita stavano venendo fuori tutti i limiti del gioco di Sarri e dei partenopei.
La notizia di oggi è che il Napoli è il miglior attacco della Serie A. C’è qualcosa che non quadra.
Fermo restando i meriti tattici di Sarri, su cui poi torneremo, smontiamo subito la tesi del Napoli Higuaín-dipendente con un dato: il 2016 è il terzo anno di fila in cui il Napoli supera i 100 gol in un anno solare. E se il Pipita ha sicuramente dato il suo contributo nella seconda metà del 2015 e nella prima del 2016, nel 2014 i suoi gol sono stati solamente 15. La stagione 2014/2015 è finita con la sconfitta in casa contro la Lazio (durante la quale ha sbagliato il suo quarto rigore stagionale), che ha fatto perdere al Napoli la Champions League e ha fatto passare un’estate terribile a Higuaín, a causa delle critiche per le scarse prestazioni e la scarsa vena realizzativa dimostrata. Adesso fa ridere a pensarci, ma le conclusioni sono sostanzialmente due: la prima è che il Napoli, anche con Benítez in panchina, era una macchina da gol pur non avendo una punta da 36 gol; la seconda è che il gioco di Sarri valorizza la manovra offensiva della squadra e, di conseguenza, il rendimento della prima punta. L’attuale 9 della Juventus è passato da 17 e 18 gol nelle prime due stagioni alle 36 reti dello scorso anno, il primo con il tecnico toscano alla guida degli azzurri; Dries Mertens da quando gioca stabilmente prima punta — Benfica, Cagliari e Torino — ha segnato 8 reti, per un totale di 14, suo record di sempre da quando è a Napoli (nella prima stagione si era fermato a 13).
È ovvio che agli occhi meno attenti il bagliore emesso dai gol e dalle prestazioni dell’Higuaín dello scorso anno potesse nascondere le qualità del gioco del Napoli, anche perché in sua assenza e con la presenza di Gabbiadini gli azzurri hanno quasi sempre faticato, ma la verità è che non fosse il gioco di Sarri a dipendere dal Pipita, quanto invece l’attaccante italiano non adatto a fare la prima punta nella manovra del tecnico toscano. E la conferma l’abbiamo avuta quest’anno: Milik molto bene, Gabbiadini molto male, Mertens superlativo. Non può essere un caso. E sia ben chiaro che chi scrive reputa Higuaín un fenomeno, ma alla stessa maniera reputa Sarri un maestro in panchina.
Il tecnico toscano ha bisogno di una prima punta che partecipi alla manovra, che venga incontro, che sappia dialogare sulla trequarti, che apra il gioco e che sappia aggredire lo spazio. Gabbiadini è un solista, abilissimo nella conclusione, ma che non sa attaccare gli spazi. Vederlo giocare male nel Napoli di Sarri è, purtroppo, quasi ovvio. Ed è altrettanto ovvia la bontà dell’intuizione di utilizzare Mertens al suo posto, perché il belga sa fare tutte le cose richieste dal mister e compensa con la rapidità e l’agilità un fisico non da “9 tipico”.
Il risultato è un qualcosa che è andato anche oltre alle aspettative, con Dries che contro il Torino ha segnato quattro reti, di cui tre in soli nove minuti.
Il gioco del Napoli è nettamente il migliore della Serie A, ma lo è stato per lunghi tratti anche l’anno scorso e da solo non può bastare. Se non cambia la mentalità, l’attenzione per tutti i 90 minuti e la capacità di diventare una squadra in grado di gestire i momenti di sofferenza purtroppo non lotterà mai per il titolo contro la meno bella ma più pratica Juventus.