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Manzo-Lugano: settimana decisiva

Angelo Renzetti, presidente del Lugano, nel corso della trasmissione televisiva Fuorigioco, in onda su Teleticino giovedì scorso, non ha comunicato la sua decisione sul futuro dell’allenatore Andrea Manzo. Tuttavia, il massimo dirigente dei bianconeri una cosa l’ha detta: prima di Natale, le riserve verranno sciolte. Il 5 gennaio, quindi, alla ripresa della preparazione, la squadra sarà in mano del tecnico designato per arrivare sino a fine stagione, chiunque esso sia.

La situazione è complessa, e sta calamitando l’attenzione di tifosi e addetti ai lavori. Tra l’altro, i sondaggi che Luca Sciarini, conduttore della fortunata e seguita trasmissione sopra citata, ha illustrato sugli schermi, hanno sorprendentemente dato risultati differenti rispetto alla sensazione che si coglie leggendo, in rete, pareri e commenti degli appassionati. La maggioranza dei votanti, infatti, sarebbe per sostituire il tecnico. Forse ringalluzzito da questi numeri, il presidente bianconero, nel corso del dibattito televisivo, ha espresso pareri e commenti piuttosto pesanti nei confronti dell’allenatore veneziano che, nel dopopartita di Zurigo, era stato, tutto sommato, risparmiato dagli strali presidenziali.

Cosa non va, secondo Renzetti? Il presidente, di fatto, rovescia come criticità sulle spalle del tecnico quelli che, invece, vengono considerati aspetti positivi dai suoi sostenitori. Il fatto, ad esempio, che il tecnico abbia un rapporto ottimo con la squadra viene considerato un limite: “L’allenatore non può essere uno della squadra: il suo ruolo è diverso. Conte, Allegri e altri allenatori vincenti vengono definiti dallo spogliatoio ‘uno di noi’ per caso?”

Sulle esternazioni a mezzo stampa, il presidente lamenta di essere stato frainteso: “Non sono un avversario di Manzo, ma quello che gli ha messo in mano la prima squadra in serie maggiore. Non dovei dirlo, forse, ma durante la sosta per la nazionale, a novembre, mi ero fatto sentire, chiedendo che venissero apposti alcuni correttivi, e che venisse organizzata un’amichevole con il Genoa. L’amichevole non è stata calendarizzata (il Chiasso, invece, ha giocato con il Milan, per dire); inoltre, nonostante le assicurazioni da parte dello staff, le cose sono andate come prima, e i risultati non sono arrivati.”

 Il presidente riconosce all’allenatore il merito dei buoni risultati arrivati nella prima parte del girone d’andata. Tuttavia, la domanda retorica che si pone non fa che addensare densi nuvoloni sul capo del tecnico veneziano: “Le cose hanno funzionato bene fin quando non ci sono stati problemi. Ma quando questi sono venuti fuori, non ho visto lo spirito giusto per trovare valide soluzioni.” Insomma, la sensazione è che si prepari, per Manzo, il benservito. Però, ci sono tanti elementi sul piatto, che devono essere valutati. Lo facciamo noi, ma siamo certi che siano i dubbi anche del massimo dirigente bianconero.

Il primo, è un sostituto all’altezza. Sul mercato, non si vedono tecnici appetibili, perlomeno alle cifre che il budget bianconero potrebbe consentire. Il rischio è una scelta forzata che cada su un tecnico italiano, proveniente dalle serie inferiori: potrebbe essere un azzardo non da poco. I bianconeri avranno una partenza del girone di ritorno piuttosto dura, con tre trasferte nelle prime cinque partite (una a Basilea), due scontri diretti in trasferta (Vaduz e San Gallo) e uno solo in casa (contro il Losanna di Celestini). Insomma, potrebbe non essere del tutto improbabile trovarsi all’ultimo posto. Con un nuovo tecnico alla guida, sarebbe devastante, soprattutto per l’ambiente. È vero anche il contrario: ma, nel caso, non sarebbe tardi per intervenire.

Andrea Manzo garantirebbe continuità: presumibilmente, potrebbe ripartire con la squadra mondata dagli infortuni di fine giorno d’andata. Riguardo alla qualità del gruppo, molto dipenderà dal mercato invernale, ma sembra quasi certa la permanenza di Alioski sino a giugno. L’ex milanista, inoltre, recupererà, in attacco, il croato Čulina, lo scorso anno autore di una buonissima stagione, sino all’infortunio in primavera. L’allenatore, in tutte le interviste, si è detto certo di poter riprendere il proprio lavoro, correggendo alcuni errori commessi nella prima parte della stagione.  

Sul piatto, insomma, ci sono tante incognite. L’unica cosa sicura, è che un’eventuale relegazione sarebbe un colpo al cuore per tutto il movimento calcistico cantonale. Al di là delle ovvie rivalità, si dice da più parti, la retrocessione dei bianconeri non farebbe bene a nessuno. Il Lugano in Super League non impedirebbe alle antagoniste storiche di provare a risalire nel calcio elvetico che conta. Il messaggio (subliminale, magari, ma perfettamente intelligibile) lanciato dalla società di via Trevano è questo: non “gufateci”, e sosteneteci. Di sicuro, infatti, servono anche i tifosi: e la media spettatori più bassa del campionato (33’940 totali, per una media di 3’771 a partita) non è incoraggiante in tal senso. Ma avremo tempo, durante la sosta, di approfondire questo aspetto.