Editoriali

Spalletti trolla. E gli va male

Aveva sorpreso tutti, al momento dell’annuncio delle formazioni ufficiali. Sugli spalti, sui social, negli studi televisivi, ovunque ci si chiedeva perché diavolo il mai così enigmatico Luciano Spalletti avesse inserito il brasiliano Gerson – al momento più oggetto misterioso che non giovane in rampa di lancio – tra i titolari in quella che probabilmente era la partita più importante dell’autunno romanista, la trasferta allo Juventus Stadium. A giudicare da quello che poi è stato lo svolgimento della partita, forse sarebbe corretto dire che non lo sapeva fino in fondo nemmeno lo stesso tecnico giallorosso.

A ripensarci, non era impossibile capire che Salah, di ritorno da un infortunio che anzi pareva estremamente più lungo fastidioso, non potesse avere i 90’ nelle gambe. Ciò nonostante, lo stesso Spalletti ha provato a cavalcare l’effetto sorpresa di un suo possibile utilizzo da titolare (Allegri ha del resto fatto la stessa identica cosa con Dybala) per sparigliare le carte – facendo quella che Brera chiamava “pretattica” – ma probabilmente Lucky Luciano è rimasto vittima del suo stesso giochino mentale, finendo per credere fino in fondo alla possibilità di sorprendere la Juventus. Questa convinzione lo ha portato a scegliere per davvero di fare qualcosa di sorprendente e inaspettato e quindi inserire dal 1’ Gerson, tra l’altro schierandolo in un ruolo per cui lo stesso ex mister di Zenit e Udinese lo aveva definito inadatto due mesi e mezzo fa.

L’ex Fluminense è rimasto in campo solo i primi 45’ prima di lasciar spazio a Salah (sostituzione più che annunciata) e, sebbene abbia dato ampia prova di possedere dosi industriali di buona volontà, ha inciso davvero pochissimo, rimediando anche un’ammonizione. Spalletti è stato ovviamente torchiato dalle televisioni relativamente alla strana scelta sul numero 30 e non ha addotto motivazioni particolarmente plausibili in merito durante le interviste. Il tecnico giallorosso s’è impicciato nelle spiegazioni, qualche volta anche reagendo infastidito alle questioni, e solo mettendo insieme le dichiarazioni rilasciate a RAI, Sky e Mediaset Premium si riesce vagamente a intuire quale fosse il piano originale. Il mister toscano ha insistito sulla necessità di contrastare la soverchiante fisicità juventina e sul fatto che Salah non potesse giocare per 90’ sicché si può immaginare che, inserendo Gerson, avesse scientemente deciso di perdere in profondità per inserire un palleggiatore in più, in modo da costringere Alex Sandro a rimanere in marcatura e la Juventus tutta a rincorrere il possesso e subire i ritmi della partita invece che imporli (magari giocando a bassa intensità, per rendere ancor più dura la conduzione di gara alla Vecchia Signora). In tutto ciò, il vero scopo era guadagnare tempo e arrivare più o meno sani e salvi alla ripresa; qui Spalletti avrebbe inserito la freccia egiziana e – teoricamente – il gioco sarebbe stato fatto.

Ovviamente il piano diabolico è fallito e il risultato fa tutta la differenza del mondo tra l’essere considerato un genio illuminato o l’imperatore dei cretini. La Juventus è perfettamente riuscita a imporre i suoi muscoli sulla Roma nel primo quarto d’ora, trovando anche relativamente presto il gol di Higuaín che ha poi deciso la contesa, e Gerson è stato poco più di un fantasma nel faticoso mare magnum che è stata la ricerca giallorossa di un fraseggio coerente. La decisione temeraria di far giocare il trequartista brasileiro si è ritorta contro il mister di Certaldo, rivelando l’altra faccia della medaglia che rappresenta metaforicamente la fantasia di Spalletti. L’allenatore toscano può inventarsi un Nainggolan trequartista che risolve le partite in positivo (cfr. col Milan, una settimana fa) ma può anche decidere di indulgere in un bluff di stampo pokeristico che però si trasforma in una auto-trollata dagli esiti nefasti.

Facciamo che dalla prossima gioca El Shaarawy, se Salah non recupera del tutto?

Published by
Giorgio Crico