Il premio più bramato e meno importante dell’intero panorama calcistico, anche quest’anno, è finito in Spagna. Nel 2016 tocca a Ronaldo, il Meringa che ha fatto il double conquistando Champions ed Europeo. Col Portogallo. No beh, tanto per ribadire il concetto.
Giusto così. Sacrosanto se leggiamo che il secondo posto è andato al capitano (colpo di tosse) dell’Argentina. Proprio quello che, dopo i rigori contro il Cile nella finale persa in Copa América, piagnucolava davanti alle telecamere dicendo di volersi ritirare dall’Albiceleste per dedicarsi interamente al dinero blaugrana. Salvo poi ritrovarselo già in campo dopo due mesi. Caso vuole che lo sponsor tecnico di Leo Messi sia lo stesso della sua Nazionale. Ma sarà stata, senza alcun dubbio, una scelta dettata dal cuore…
In ogni caso, sta a Cristiano, il bello, spolverare un nuovo soprammobile della sua personalissima collezione. Fa pendant con quelli vinti negli scorsi anni quando, all’incirca al finir di maggio, alzava le Coppe dalle grandi orecchie. Non contento, questo luglio ha voluto strafare regalando una gioia al proprio Paese restituendo a tutti quei tifosi del 2004 un campionato europeo. L’ha vinto grazie a un gruppo solido, umile e modesto. La finale contro i francesi sembrava persa al momento della sua uscita dal campo ma la fortuna, come sempre, aiuta gli audaci e, ciecata, ha baciato i lusitani.
Tra i detrattori del Capitano del Portogallo si vociferava di un Europeo sottotono, col freno a mano tirato. I fatti, in risposta, dicono che ha vinto. Come a Milano contro l’Atletico Madrid, motivando le sedici reti in dodici partite di Champions. Un numero esorbitante per la più grande competizione continentale al mondo. Cifra che, però, lascia il tempo che trova se buttata in mezzo a tutte le altre che, comunque, non rendono onore a uno dei calciatori più determinanti nella storia del futebol.
Eppure, per tanti appassionati, il nome da inserire nell’Olimpo del calcio rimane quello di Messi. Quel ragazzo di un metro e settanta che ha sconfitto la malattia infantile diventando il punto di riferimento del Barcellona e del suo modo di fare calcio. Il mancino brevilineo sulle cui spalle hanno cancellato il nome di Maradona tenendone solo l’iniziale. È questa la vittoria di Cristiano. Quest’anno ha dimostrato il contrario. Ha fatto vedere a tutti chi è il numero uno. Chi ha saputo vincere in contesti differenti, in modi diversi. Chi ha trascinato, con la testa, una Nazionale alla vittoria.
Come una partita di tennis, continua il botta e risposta a suon di Palloni d’oro. Troppo facile stare dalla parte del romantico. È sempre l’antieroe il personaggio interessante della storia. Purtroppo, anche quello che uscirà sconfitto dall’incontro. Ma non ‘sta volta.