Home » La lunga strada per l’Europa

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Come ogni anno, i sorteggi di Champions League (ottavi di finale) ed Europa League (sedicesimi) corrispondono, grossomodo, a una sorta di sabato del villaggio, uno sguardo sul futuro che sarà o che potrebbe essere. Sogni, speranze, delusioni preventive s’intrecciano in un vortice di emozioni contrastanti, con un pensiero al presente che si spalma, progressivamente, sui circa due mesi che ci separano dai fatidici turni d’andata (14-15 febbraio 2017), quando il campo azzarderà le prime, parziali, risposte.

Partiamo dalla coppa con le grande orecchie, sogno non troppo proibito della banda Allegri, chiamata, complice un mercato obiettivamente sontuoso per gli standard recenti nel Belpaese, a confermare quanto di buono espresso nelle ultime due stagioni, magari bissando la finale, con altro risultato rispetto alla sconfitta “ai punti” subita da un Barça certo più forte, ma cui non sarebbe stato impossibile bagnare il naso. L’urna di Nyon ha riservato il Porto ai campioni d’Italia, con un intreccio dal sapore zuccherato per chi conservi un poco di memoria storica: ricordiamo, ahinoi, abbastanza bene la finale di Coppa delle Coppe (che magnifica e sensata competizione!) del 1984, primo “colpo” internazionale piazzato da un ciclo glorioso per la Juventus trapattoniana, a parzialissima consolazione per la bruciante sconfitta in Coppa Campioni subita un anno prima dall’Amburgo di Felix Magath. Sotto il cielo di Basilea, Beniamino Vignola, ex Verona, mezzala tecnica sospesa tra campo e panchina ma che oggi giocherebbe titolare ovunque, aprì le danze e tenne una gran lezione di calcio al fianco di Le Roi Michel Platini, del fortissimo Boniek (suo il raddoppio) e d’un consolidato manipolo di azzurri campioni del mondo in carica.
Lo sport ha memoria corta, per quanto sia ben evidente, in prima istanza a noi italiani, come un certo tipo di “tendenze” spesso siano destinate a confermarsi: la squadra di Nuno Espírito Santo non è da sottovalutare e, per restare sempre in prospettiva storica, abbiamo visto che non di rado, sulle rive del Douro, le sorprese calcistiche tendono a sbocciare. Nel complesso, però, si tratta di un impegno abbordabile.

Discorso assai diverso se pensiamo al Napoli: l’andamento a corrente alternata in campionato ha sottratto certezze ai ragazzi di Sarri, i quali, però, hanno il merito di non aver persa la trebisonda sul palcoscenico più lussuoso. Il Real Madrid è il cliente peggiore che potesse capitare, ma, per paradosso, la condizione di “spacciata” potrebbe giovar non poco alla formazione campana: affrontare a cuor leggero un impegno sulla carta proibitivo potrebbe trasformarsi, nell’eventualità in cui le cose dovessero girar bene, in un’autentica iniezione di energia, finendo per stupire un intero continente. Andiamo quindi contro corrente, almeno in parte, e diciamo che, sì, il Real può essere sorpreso e castigato, specialmente se per il giorno di San Faustino (15 febbraio) le merengues incappassero in una giornata storta e un Napoli sbarazzino portasse a casa un risultato da difendere con le unghie nel ritorno del San Paolo. Certo, la sfortuna legata alla perdita di Milik è un gran rimpianto dalle parti di Soccavo, ma piangere sul latte versato resta sempre un attività fine a sé stessa e da evitare.

Uno sguardo agli altri incroci regala sorrisi e curiosità: PSG-Barcellona vale una finale anticipata, benché entrambe le squadre non vivano la migliore delle ultime loro stagioni; proprio per questo, però, la coppa potrebbe diventare, al ritrovamento d’una buona forma, obiettivo plausibile e, tutto sommato, non troppo sorprendente. Interessante pure Bayern-Arsenal, con i bavaresi di Ancelotti che, non divorando la Bundesliga come fatto nelle ultime stagioni, hanno forse dosato le energie per non arenarsi in primavera. Un occhio di riguardo anche a Siviglia-Leicester: vediamo di che pasta possano esser fatti, in continente, gli uomini di Ranieri, cui non spiacerebbe affatto richiamare alla memoria il Nottingham Forest del mitico Brian Clough; gli andalusi, in campo internazionale, son brutti clienti, ma lo scontro è tecnicamente apertissimo.

Chiudiamo con l’altra Europa: dato il lotto delle possibili contendenti, l’estrazione non è stata delle migliori, ché una tedesca (il Borussia Mönchengladbach per la Fiorentina di Sousa) e una spagnola (il Villarreal per la Roma) rappresentano comunque due impegni non banali per le residue portacolori italiane. Molto, ovviamente, dipenderà dalla situazione di classifica in campionato, specialmente per quanto concerne la squadra capitolina: un eventuale, nonché probabilissimo, coinvolgimento nella corsa per la Champions (o addirittura per il titolo) comporterebbe una certa leggerezza nell’affrontare la sfida continentale, dando seguito a un viziaccio tutto italiano e che vede le nostre compagini ancora a digiuno nella competizione. L’ultimo successo tricolore risale, infatti, al 1999 (Parma), quando la denominazione era ancora Coppa UEFA.
Per quanto concerne i viola, la questione ci pare legata molto agli equilibri interni della squadra: Paulo Sousa sembra avere meno il polso della situazione rispetto a un anno fa, ma se il mercato di gennaio fosse soddisfacente (nonché compatibile con l’impegno europeo) e la serenità tornasse tra i gigliati, beh, le potenzialità per togliersi qualche soddisfazione ci sarebbero tutte.

Sogni, speranze, con cui affrontare gli ultimi incontri prima della pausa per le feste (un’insensatezza, a pensarci bene), in attesa del ritorno in campo, per lanciarsi alla ricerca di (almeno) un successo che speriamo non tardi a venire.