Editoriali

Antonio e Jürgen, è ora

Mandata in archivio la fase a gruppi delle coppe continentali, è tempo di concentrarsi ancora di più sui campionati nazionali. Se il Clásico di sabato scorso si è rivelato un nulla di fatto favorevole al Madrid più che al Barcellona, altre leghe entreranno nel vivo ora che per qualche tempo solo il campionato e non gli impegni di coppa preoccuperanno gli allenatori.

Nel campionato italiano, la qualificazione con primo posto può senz’altro rinfrancare il Napoli; agli uomini di Sarri, pur promossi con meno punti di quelli con cui anni fa Benítez venne eliminato, la prima fase conclusa in testa al raggruppamento ridarà energia e fiducia nei propri mezzi, specialmente nel doppio “lutto” della cessione di Higuaín e dell’infortunio di Milik. La Juventus appare ancora lontana e certo la partita di Cagliari dirà qualcosa sulle chance scudetto dei partenopei, ma senza l’assillo della Champions la sensazione è che gli azzurri un passo avanti lo possano fare.

Spostandoci all’estero, diversi grandi allenatori hanno faticato a gestire il doppio impegno. Chi invece, per via della classifica del 2016-2017, dalle fatiche infrasettimanali è stato “graziato” ha avuto il lusso di lavorare tutta la settimana coi calciatori, affinando e oliando meccanismi in maniera certo più comoda e seria rispetto a chi doveva viaggiare una settimana sì e l’altra pure (o quasi). Parlo di Antonio Conte e Jürgen Klopp, non coetanei ma quasi, alla guida di due squadre storiche come Chelsea e Liverpool.

L’ex tecnico della Juventus, che non ha bisogno di presentazioni e forse ha lasciato la Nazionale con l’amaro in bocca, pare trovarsi molto bene nel football d’oltremanica, nonostante la pressione derivante da un pubblico piuttosto esigente dall’era Abramovič in poi e, soprattutto, poco abituato a stare a casa il martedì e mercoledì sera.

Il comfort di poter lavorare in settimana coi giocatori è diventato, quindi, una sorta di pressione supplementare; della serie: va bene un anno fuori dalle coppe ma poi basta, siamo il Chelsea, l’ultima squadra inglese ad aver alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie…

Non minore tensione quest’anno per Klopp, reduce da una finale di Europa League coi Reds ma con addosso, in qualche modo, l’etichetta di perdente. Di lusso, di calcio spettacolo ma pur sempre perdente: tanti gol presi, meccanismi da rivedere, parecchi uomini bocciati o venduti senza troppo rifletterci; quest’anno, senza i patemi infrasettimanali, si vedono grandi cose: il Liverpool è lì e finalmente gli acquisti non hanno deluso, Mané sta facendo bene anche se la difesa continua a fare acqua.

La classifica di Chelsea e Liverpool, allora, ispira. Blues primi a quota 34 punti, 3 lunghezze di vantaggio sull’Arsenal primo inseguitore. Sotto (30 pt.) Reds e Manchester City, poi un salto di 7 punti ed ecco il Tottenham; prima della voragine che porta ai 21 del deludente United di Mourinho.

Una Premier League, al solito, tirata ai piani alti ma da valutare ora che le coppe vanno in vacanza: è qui che Conte e Klopp – alla pari coi colleghi per condizioni di lavoro almeno sino a febbraio – dovranno davvero dimostrare di avere carte e squadre in regola per giocarsi il titolo.

Sino alla fine.

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Matteo Portoghese