Home » L’Higuaín mai perso

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Finalmente è tornato a segnare. Gonzalo Higuaín apre le marcature di Juventus-Dinamo Zagabria insaccando il pallone con un destro al volo e mettendo fine all’astinenza dal gol. Il boato dello Stadium, gli occhi pieni di gioia del Pipita e un nuovo #Fiuuu da parte di Allegri. Bomber ritrovato o campione mai perso?

In effetti, numeri alla mano, mister novanta bigliettoni non ha mai smesso di segnare. Ebbene sì, dieci reti in venti incontri fra Serie A e Champions League. Non un bottino sarriano ovviamente, ma meno catastrofico di come alcuni giornali e mass media hanno fatto passare la sua breve lontananza dalla bandierina del corner al momento di un’esultanza. Se qualcuno si aspettava di più, il che significa una valanga di gol già ai primi di dicembre, è un problema suo: era fisiologico che dopo una stagione come quella passata a Napoli, lo scorso anno, i suoi numeri si “abbassassero”. E ci sono diverse ragioni per poterlo affermare.

Per prima cosa l’arrivo alla Juventus. Se sotto il Vesuvio l’intera organizzazione tattica dei partenopei era finalizzata a servire il centravanti di Brest (sì, nacque in Francia) a Torino è tutta un’altra cosa. Mandžukić e Dybala sono due compagni di reparto con cui condividere spazi e gol. Inoltre, il continuo ruotare uomini del tecnico non ha semplificato l’apprendimento da parte di Higuaín di quegli automatismi che servono all’ultima rotella di un ingranaggio per far funzionare l’intero meccanismo. Le differenti soluzione tattiche però, adottate grazie a un’ampia rosa e un doveroso turnover, hanno aiutato il Pipita a inserirsi in un contesto opposto da quello napoletano, rendendolo ancora più completo.

Il suo compito fondamentale con Sarri era di spingere la palla in rete. Ottimo, la materia prima di un attaccante. Riduttivo, forse, per un fuoriclasse. In bianconero è cresciuto notevolmente sotto il punto di vista tecnico dovendo sopperire all’assenza del Paulo connazionale. Prendersi palloni in trequarti, lottare, correre, attaccare da lontano sono alcuni esempi della sua maturazione mantenendo, comunque, una dignitosissima media gol. Come ha ammesso lui stesso al termine dell’ultimo incontro europeo, se una punta non segna deve rendersi utile in altri modi. Probabilmente, anche a 28 anni, non si smette mai di imparare e vedere un ragazzo croato di un metro e novanta correre dietro ai centrocampisti avversari fa il suo effetto. Anche al capocannoniere in carica.

Se poi pensiamo che la Juve ha già inserito nel tabellino dei marcatori ben quattordici calciatori, tra cui sei difensori, il tesoretto di Gonzalo acquista valore. È la punta più prolifica a disposizione di Allegri, oltre a essere quella più utilizzata, e Mandžukić e Pjanić sono i due compagni che più si avvicinano alla doppia cifra rimanendo a quota cinque reti. Esattamente tutto nella norma. Una società tornata grande facendo di necessità virtù per parecchie stagioni decide di fare un passo in avanti acquistando un goleador che, come si sperava, non snaturasse l’intero ambiente ma che si ritagliasse, all’interno di esso, uno spazio importante aiutando l’intero gruppo a migliorare.

L’Higuaín incontenibile di Napoli sarà difficile da rivedere. Famelico lo sarà sempre, ma in modo diverso, più distaccato forse. Buffo però, un paio di sue reti, nemmeno troppo importanti, sono bastate ad aiutare i bianconeri ad arrivare primi nel girone. Quante ne serviranno agli ottavi per buttare fuori il Real Madrid le altre “seconde” della classe?