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Forse a Empoli è ora di (ri)fare sul serio

Marco Iacobucci EPP / Shutterstock.com

Se non esistessero Pescara, Palermo e Crotone l’Empoli sarebbe ultimissimo. In pratica, se non ci fossero due neopromosse con decisamente pochi mezzi economici a disposizione e un club che ha alla sua testa un presidente che ha quasi scientemente deciso di retrocedere, i toscani sarebbero dietro tutti. Per fortuna degli Azzurri non è così e dunque c’è ancora un minimo spazio di manovra per riflettere.

Il dato più assurdo è quello dei gol segnati, nettamente il peggiore del campionato: 7 reti in 14 partite. Che poi, a voler ben vedere, questo pugno abbondante di marcature è stato fatto registrare in appena tre gare delle quattordici disputate. Sì, è così: in ben undici occasioni la squadra di Martusciello non ha trovato la via del gol (il 78,5% delle volte. Imbarazzante). Maccarone ha cercato di indirizzare il discorso sulla sfortuna, sostenendo che le reti che mancano si siano materializzate come pali, miracoli dei portieri, deviazioni in extremis e così via.

In realtà, l’Empoli non gioca molto peggio del passato biennio. Anzi, pur non raggiungendo le vette dello scorso anno e di alcune esibizioni dell’epoca Sarri, non si può certo dire che lo standard di prestazione azzurro sia scandaloso. Certo, la fluidità non è quella ammirata tra novembre 2015 e gennaio 2016 ma è veramente complicato imputare chissà che colpe a un Martusciello che ha fatto di tutto per garantire una continuità tecnica con entrambi i suoi predecessori. Però la palla non entra, le partite che si potrebbero vincere si pareggiano e quelle che si potrebbero anche pareggiare si perdono, non si scappa.

Tanto dei destini toscani – probabilmente – passa da quel Ricky Saponara che ieri sera ha trovato il più classico dei gol dell’ex (comunque inutile). Senza il suo gioiello a uno stato accettabile di forma, l’Empoli fatica a trovare concretezza negli ultimi sedici metri; un po’ con Saponara stesso, un po’ con le abituali due punte del 4-3-1-2, che non riescono a godere né dei suggerimenti del trequartista, né degli spazi che normalmente aprirebbero i suoi inserimenti.

Non solo: il centrocampo empolese, pur trovando un José Mauri in più, ha perso due elementi che lo scorso anno si sono distinti egregiamente quali Paredes e Zieliński, la cui mancanza pesa persino di più di quella di Lorenzo Tonelli (grazie anche a Costa e Bellusci, fin qui bravi a riassorbire la mancanza di un centrale di riferimento, anche a causa della confusione di un Barba di ritorno dalla Germania dopo sei mesi difficilissimi). Assane non è (ancora) quel che a tratti pareva poter essere un anno fa e, anzi, fatica a imporsi; Krunić e Tello non incantano mentre Croce paga anche l’età e Büchel non è di grande aiuto. Sì, è decisamente il centrocampo il reparto più in difficoltà nonostante il numero di gol segnati faccia pensare soprattutto a punte spuntate (che, pure, ci sono). Ma dalla mediana sono arrivati unicamente i due gol di Saponara, altro segnale di debolezza del centrocampo.

Adesso la questione si complica ulteriormente perché le ultime due partite parlano di una sola rete fatta (e fin qui poche sorprese) ma anche di ben otto subite, più di un terzo del totale. La luce che le sconfitte patite contro Fiorentina e Milan – squadre superiori, d’accordo – gettano è preoccupante perché seppure entrambi i passivi paiono forse esagerati, non va sottovalutato l’impatto psicologico terrificante che queste due larghe sconfitte possono portare. I margini per rialzare la testa e ripartire ci sarebbero ancora. Se però Martusciello dovesse perdere mentalmente i suoi difensori anche solo per tre o quattro gare la questione rischia di farsi effettivamente molto rischiosa.

E non è detto che nessuna delle ultime tre possa trovare, un giorno non lontano, un modo per fare qualche punto in più e almeno provare a restare in Serie A…