Editoriali

La soddisfazione di smentire tutti

La Juventus vince (ma senza convincere) su un campo difficile e ostico come quello di Siviglia. La notizia non è questa, i bianconeri hanno una rosa importante anche a livello europeo: considerando l’infermeria piena, i risultati stanno arrivando e questo non può che allietare un ambiente che, mai come quest’anno, ha l’obbligo di vincere. Certo, a livello di gioco si può solamente migliorare perché, vista la premessa, i bianconeri giocano un calcio troppo remissivo e anche ieri, allo Stadio Ramón Sánchez-Pizjuán, nonostante la superiorità numerica è servito un aiuto della Dea bendata per poter prima pareggiare e poi ribaltare il risultato.

A smentire tutti, quindi, non è la Juventus. Leonardo Bonucci, invece, di passi in avanti ne ha fatti veramente tanti da quando è approdato a Vinovo nell’estate 2010. In coppia con Ranocchia era considerato da tutti – o quasi – quello con meno prospettiva di crescita e, apparentemente, anche una carriera peggiore rispetto al suo compagno di reparto. Soltanto a leggere queste righe (a posteriori) sarà scappata una risata a tutti, visto che l’ex Genoa adesso in forza ai nerazzurri – da cui proviene proprio Bonucci – ha ampiamente deluso tanto da essere diventato il capro espiatorio di tutti i mali milanesi. Nel ribaltone della Juve in Spagna c’è praticamente solo Leo o quasi: prima si procura il calcio di rigore realizzato da Marchisio, poi nella ripresa con un bolide mancino di prima intenzione trafigge Rico.

Il Bonucci pasticcione – e a tratti quasi timido – dell’inizio di carriera juventina è decisamente sparito, sostituito da questa macchina da guerra che è ormai anche un punto di riferimento per la Nazionale di Ventura. Sono sempre stato critico nei suoi confronti, specie quando i media lo dipingevano come l’alternativa a Pirlo in fase d’impostazione; adesso, però, non posso che fare mea culpa e rendermi conto che non sia lui a beneficiare di coloro che lo circondano, ma forse il contrario. Barzagli in questi ultimi anni è stato un muro, Chiellini con tutti i suoi difetti è comunque un difensore solido e difficilmente aggirabile (almeno in Serie A): il pensiero che loro due trainassero il “fratello meno dotato” a prestazioni migliori mi è balenato sovente nella testa. Sbagliando.

Non si tratta di segnare qualche rete, quella nella mia testa a malapena influisce sul giudizio di un giocatore offensivo, figuriamoci di un difensore che deve prima di tutto proteggere la propria porta. E’ proprio una questione di consapevolezza dei propri mezzi, di lavoro quotidiano per arrivare dove nessuno avrebbe mai pronosticato arrivassi, pur con una serie di difficoltà – anche personali – che avrebbero debilitato i nervi di chiunque. Ormai manca solo la consacrazione internazionale – a livello di trofei vinti, perché per quanto riguarda le prestazioni basta andare a vedere quello che ha combinato nella stagione 2014/2015 – per poterlo considerare tra i difensori più forti del mondo. Le potenzialità di questa squadra s’intuiscono anche dai risultati: prima in campionato con sette punti di vantaggio (distacco più grande tra i cinque maggiori campionati europei), prima nel girone di Champions (e già qualificata agli ottavi) eppure se ne parla come se, da un momento all’altro, dovesse iniziare un momento di crisi.  L’importante sarà arrivare in forma a febbraio, e questo Allegri lo sa bene.

Published by
Alessandro Lelli