ESCLUSIVA MP – A tu per tu con Alessandro Mamoli

La stagione cestistica europea e oltreoceano è iniziata da poco meno di due mesi e noi di Mondopallone.it abbiamo così colto l’occasione per intervistare uno dei maggiori esperti di basket in Italia, il giornalista di Sky Sport, Alessandro Mamoli.

Pensi che Milano nonostante l’impegno europeo non indifferente, possa avere rivali in campionato? E quale pensi possa essere la squadra rivelazione in serie A quest’anno?

No, non  credo avrà problemi particolari. Ha qualche problema da risolvere in chiave eurolega. A meno che succeda qualcosa di clamoroso, dovrebbe vincere di nuovo. Le serie a 7 dimostrano chi è più forte e Milano lo è nettamente. Riguardo alle rivelazioni: Caserta momentaneamente sta stupendo ma alla fine della stagione le contendenti per me saranno: Sassari, Reggio Emilia e Avellino”.

Cosa ne pensi della vicenda club Eurocup/Fip?

“Al di là di squadre che non hanno potuto fare coppe che come situazione credo sia abbastanza grottesca credo che la pallacanestro debba chiedersi cosa bisogna fare. Tutelare la sportività del campionato  o  dare un occhio più al business? L’Eurolega ha scelto questo formato perché vuole dare un prodotto vendibile e attualmente le società di tutta europa sono spaccate. La pallacanestro vuole crescere e diventare un’impresa o ognuno vuole guardare al suo orto? Questa è un po’ la questione che si sta affrontando”…

Ti piace la formula dell’Eurolega? Credi che questo formato sia auspicabile a lungo termine?

“A me piace molto la formula dell’Eurolega, vedere le migliori squadre del continente impegnate tra loro. Come prodotto televisivo è molto bello. Hai molte partite che rendono l’Eurolega interessante di settimana in settimana. Bisogna ragionare, però, se un domani si possa tenere un piede dentro  al campionato e  uno pure lì. Vale la pena la tradizione? Parlando da utente a me piace. Secondo me funziona ed è un bel vedere”.

Towns, Embiid, Turner sono solo alcuni esempi di come si sta andando verso un’evoluzione dei lunghi in NBA. Sempre più mobili e capaci anche dal perimetro, come vedi questo importante cambiamento che si sta sviluppando negli ultimi anni?

“Ormai si va sempre più in questa direzione dato che si gioca sulle 2 fasi del campo. Oggi è necessario avere lunghi con quel tipo di mobilità e capacità. La meta campo difensiva, soprattutto in chiave playoff è fondamentale e non ci si può permettere di avere giocatori statici, viste le capacità dei giocatori moderni e l’atletismo e la velocità del gioco”.

Dopo la finale persa dello scorso anno e la vittoria di questa estate in James si è vista una consapevolezza che forse a Miami era mancata. A prescindere dalle vittorie finali è nata una dinastia James o c’è sempre stata da sei anni a questa parte?

“Dal momento in cui   è entrato nella lega LeBron ha cambiato il modo di giocare in NBA. Uno col fisico di Malone che fa di tutto, in passato ha avuto dei limiti e un’alternanza di sfortuna/fortuna. Ha vinto meno rispetto a quello che ci si aspettava. Se ci sarà una dinastia è da adesso in avanti per quello che ha fatto vedere a Cleveland. Questa finale vinta è stata più una sconfitta di Golden State che una vittoria di Cleveland. Non so se con i veri Warriors (senza la squalifica di Green e con Curry al 100%) come sarebbe andata a finire, ci sono tanti fattori che determinano. Però da adesso in avanti non trovo alternative a est o a ovest di Cleveland e Golden State. Da qui in avanti si misurerà. Bisogna stare attenti, però, a non farsi condizionare dai risultati. Perché in molti se James non avesse fatto quella stoppata su Iguodala e Irving non avesse messo quel tiro oggi lo condannerebbero invece che osannarlo”.

Pensi che i Clippers di Rivers possano insediare a ovest Warriors e Spurs o saranno ancora una volta un fuoco di paglia?

“L’inizio della regular season ci ha detto che sono una buona squadra. Ai playoff, però, devi tirare fuori qualcosa in più che ti permetta di dire: “voglio vincere”. Non sono sicuro che tutti i giocatori dei Clippers siano così. Io credo che possano riuscirci. Abbiamo esempi storici come Detroit nel 2004, Miami nel 2006 e Dallas nel 2011 di vittorie inaspettate. Se succederà anche questa volta, come in passato, sarà però più perché Golden State deraglierà per mancanza di assestamento, visti i molti cambiamenti con l’arrivo in estate di Durant”.

Bryant, Duncan, Garnett e per ultimo Allen. I loro ritiri suonano come la fine di un’era e un susseguente cambio generazionale. Quali sono gli aspetti positivi che vedi dalle nuove promesse e cosa può rendere sempre più interessante la lega?

L’ NBA è sempre sopravvissuta a tutti ritiri storici come Jordan, Magic, Bird. Gente diversa ma grandissimi campioni. La lega non si sta impoverendo nemmeno stavolta. Giocatori come Embiid e Towns ( considerati i nuovi Duncan e Garnett) fanno ben sperare. Nonostante tutti i ritiri la lega è sempre più in salute ed è come una macchina da pop corn. Ci sono così tanti giocatori forti che la rendono divertente e interessante, come sempre è stata“.

Un doveroso ringraziamento da parte nostra ad Alessandro Mamoli per la disponibilità e professionalità.

 

 

 

 

Published by
Claudio Battiato