Dopo una lunga telenovela è arrivata l’ufficialità di Stefano Pioli come allenatore dell’Inter. Si erano susseguiti nomi altisonanti e sorprese dell’ultimo minuto: da Villas-Boas a Marcelino, l’uomo preferito da Suning, passando per Zola. Al di là delle suggestioni portoghesi, lo spagnolo è stato davvero vicino a sedersi su quella panchina, salvo poi farsi prendere troppo la mano chiedendo uno stipendio assolutamente fuori dalla portata dell’Inter, tagliandosi di fatto le gambe da solo.
Chiunque, sia all’interno dell’ambiente nerazzurro che non, ha definito questa scelta come quella “legata al buon senso“. In primis Pioli è un tecnico che conosce bene il campionato italiano, sa come affrontare determinate squadre e di conseguenza è quello che può garantire il miglior risultato ai nerazzurri nel breve periodo. Con la Lazio, poi, ha già conquistato una qualificazione ai preliminari di Champions League, l’obiettivo che gli si chiede di raggiungere ormai – quasi – solo tramite il campionato, visto che l’Europa League dovrebbe sfumare a meno di clamorose rimonte nel girone.
Concordo con chi, in questi giorni, ha sottolineato come un tecnico “esotico” non avrebbe avuto senso, perché a quel punto sarebbe stato opportuno continuare con Frank de Boer. L’olandese ha pagato anche errori non suoi: la proprietà a due teste, per esempio, non ha aiutato in questo senso ed è un problema che andrà risolto a breve. Se Suning non ha alcuna intenzione di ascoltare la “dirigenza italiana”, capitanata da Thohir, allora tanto vale destituirla e trattarla come un qualsiasi socio di minoranza. Altrimenti si rischia di perdere credibilità, specie quando alcuni dirigenti rimarcano la fiducia a un allenatore che, pochi giorni dopo, verrà poi effettivamente esonerato.
Quale Inter troverà Stefano Pioli sin da oggi, quando dirigerà il primo allenamento? Il calendario non aiuta di certo, praticamente le prime tre partite saranno già un bivio, e l’ex allenatore di Bologna e Lazio non avrà nemmeno a disposizione l’intera rosa per preparare gli impegni. Il derby del 20 novembre non ha bisogno di motivazioni aggiuntive, ma più che dalle indicazioni tecniche dell’allenatore (cosa può realmente cambiare in due-tre giorni di allenamento a pieno organico?) sarà interessante capire l’atteggiamento dei giocatori in campo, visto che gli si è imputato spesso di “giocare contro l’allenatore“. Icardi l’ha detto dopo la débâcle col Southampton: “L’esonero di de Boer è un fallimento di tutti, ora non abbiamo più alibi“. Niente di più vero.
Dal punto di vista tecnico sono tante le alternative possibili: dal 4231 al 433, moduli che darebbero continuità al lavoro dell’allenatore olandese e permetterebbero a Pioli di prendere confidenza con la squadra senza stravolgere tutto. Da escludere, almeno sino a gennaio, un’eventuale difesa a tre (con cui Pioli ha blindato la difesa del Bologna rendendola quella meno perforata della Serie A) perché in rosa si fa fatica a trovare un secondo centrale affidabile al fianco di Miranda, figuriamoci trovarne altri due a protezione di Handanovič. Una cosa è certa: la stagione nerazzurra può considerarsi praticamente già terminata qualora dovesse arrivare una sconfitta (o addirittura due) contro Milan e Fiorentina. Decisamente al di sotto le aspettative per una squadra che, dopo la vittoria contro la Juventus, veniva accreditata per essere la seconda forza del campionato.