Ciclismo, le pagelle della stagione 2016: Sagan quasi perfetto, deludono Aru e Pinot
Terminata da diverse settimane la stagione ciclistica del calendario UCI, un altro anno di successi, rivalità e colpi di scena viene lasciato all’albo della storia del ciclismo. Chiusi da poco i battenti della scorsa stagione, e quasi già a pronti a riaprirli per preparare il 2017 – in un calendario sempre più lungo e ormai senza sosta – quest’attimo di pausa dalle corse è il momento opportuno per tirare le somme della stagione ciclistica 2016. Ecco a voi le nostre pagelle.
Peter Sagan 9.5: con il successo mondiale nella prova in linea di Doha il corridore slovacco, ormai ex Saxo-Tinkoff e neoacquisto della Bora-Hansgrohe, ha chiuso quella che palmarès alla mano deve essere considerata la miglior stagione della sua breve ma già ricchissima carriera. Vincitore tra marzo e aprile della sua seconda Gent-Wevelgem e della sua prima classica monumento – il Giro delle Fiandre – lo slovacco non è riuscito a timbrare il cartellino solo alla Parigi-Roubaix, corsa nella quale non è riuscito a essere protagonista e che molto severamente gli vale quel mezzo punto in meno della perfezione. In estate tre successi di tappa alla Grande Boucle che gli sono valsi la sua quinta maglia verde consecutiva. Una stagione già esaltante, ma che Peter Sagan è riuscito ad arricchire poche settimane fa con la conquista di una nuova maglia iridata.
Chris Froome 8.5: criticato per la scelta del suo calendario ed etichettato come la semplice punta di una squadra già imbattibile, il keniano bianco nell’indifferenza dei suoi detrattori ha conquistato in luglio il suo terzo Tour de France. Questa volta (finalmente) snaturando anche il suo tradizionale modo di correre – non sempre esaltante – attaccando in discesa, pianura e cercando di rubare secondi nelle volate. Troppo spesso giudicato dalle male lingue, il capitano del Team Sky ha aggiunto al suo palmarès anche il bronzo nella prova a cronometro alle Olimpiadi di Rio 2016. Ad agosto ha chiuso al 2° posto la Vuelta.
Greg Van Avermaet 8: dopo aver vinto la Tirreno-Adriatico (grazie anche al cambiamento in corsa del percorso) davanti al campione del mondo Peter Sagan, la sfortunata caduta al Giro delle Fiandre avrebbe potuto costringere l’uomo BMC a chiudere anzitempo la propria stagione, essendo costretto a saltare tra marzo e aprile tutti i grandi appuntamenti per cui si era preparato. Il belga invece rientra dopo poco più di un mese e trasforma l’incubo dell’infortunio nella stagione della sua consacrazione. Al Tour de France si aggiudica la frazione con arrivo a Le Lioran, indossando per alcuni giorni anche la maglia gialla, e a Rio 2016 si regala il successo più importante della carriera: l’oro olimpico nella prova in linea.
Vincenzo Nibali 7.5: il Giro d’Italia vinto in rimonta ai danni di Chaves e Kruijswijk è già tra le pagine più belle della storia di questo sport, e se è vero che Vincenzo Nibali quella corsa rosa avrebbe dovuto dominarla, è anche vero che solo un fenomeno può riuscire a recuperare e vincere quel Giro d’Italia, segnato, per il siciliano, da difficili condizioni, più mentali che fisiche. I suoi successi nel 2016 terminano qui, ma la prestazione nella prova in linea ai giochi olimpici di Rio 2016 non va comunque dimenticata: una “corsa all’oro” dominata dall’Italia e da Nibali che si è arresta a pochi chilometri dal traguardo nella difficile quanto pericolosa discesa del percorso di Vista Chinesa.
Esteban Chaves 7.5: il colombiano della Orica Green-Edge è stato uno dei grandi protagonisti di questo 2016. Uomo rivelazione, ma al tempo stesso già consacrato talento assoluto del ciclismo mondiale. Già perché dopo un Giro d’Italia corso da fuoriclasse, e perso solo alla penultima tappa a cospetto di un fenomeno come Vincenzo Nibali (Chaves chiuderà 2° sul podio di Torino), il piccolo scalatore classe 1990 è tornato alla ribalta nel finale di stagione. Nuovamente podio alla Vuelta a España e primo successo in una classica monumento: il Giro di Lombardia.
Fabian Cancellara 7.5: alla sua ultima stagione da professionista il treno di Berna, mago delle classiche del Nord, sognava l’ennesimo successo sulle pietre, a caccia di uno storico poker sia al Fiandre che alla Roubaix. Nella settimana santa del ciclismo belga lo svizzero, nonostante le ottime prestazioni, non è però riuscito a salire sul gradino più alto del podio. Cancellara corona comunque la sua ultima stagione già a inizio marzo, trionfando alle Strade Bianche, per poi chiuderla al meglio, sia la stagione che la carriera, vincendo l’oro olimpico nella prova contro il tempo di Rio 2016, otto anni dopo l’oro di Pechino 2008.
Alejandro Valverde 7.5: correre Giro, Tour e Vuelta in una sola stagione è già di suo un’impresa da rimarcare, ma chiuderli rispettivamente al 3°, 6° e 12° posto è un affare da campione. Da febbraio a ottobre sempre sul pezzo, sempre protagonista e spesso vincitore. L’uomo considerato da tutti come il più forte al mondo nelle classiche delle Ardenne che quest’anno si è dovuto accontentare del solo successo alla Freccia Vallone – quarta vittoria e terza consecutiva sul Mur de Huy.
Nairo Quintana 7.5: 1° alla Vuelta e 3° al Tour de France. Il colombiano “fallisce” ancora una volta l’attacco alla maglia gialla, conquistata dal suo rivale di sempre Chris Froome, ma per una volta Quintana delude, senza riuscire mai a impensierire il capitano del Team Sky e facendosi anche sfuggire il secondo posto ai danni di Romain Bardet. La Vuelta viene invece dominata dal colombiano e Chris Froome ampiamente battuto, ma questa è solo una piccola consolazione dei risultati ottenuti alla Grande Boucle, vero obiettivo dell’uomo Movistar. Non ci sentiamo di annotargli l’8 in pagella.
Arnaud Démare, Enrico Gasparotto, Matthew Hayman, Wout Poels 7: li abbiamo racchiusi tutti insieme i vincitori di quattro delle classiche più importanti del panorama ciclistico mondiale. Che sia Enrico Gasparotto a confermarsi sulle strade dell’Amstel Gold Race o il trio inaspettato Arnaud Démare, Matthew Hayman e Wout Poels a battezzarsi rispettivamente a Sanremo, Parigi Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi, il successo in una corsa così prestigiosa vale da sola a salvare una stagione per tutti e quattro non altrettanto esaltante.
Romain Bardet 7: il 2° posto al Tour de France, alle spalle di Chris Froome e davanti a Nairo Quintana, è davvero il massimo che il corridore dell’Ag2r La Mondiale poteva raccogliere nella corsa di casa. Considerato dai tifosi solo come la seconda punta del movimento ciclistico transalpino, alle spalle del connazionale Thibaut Pinot, Romain Bardet si è tolto la grande soddisfazione di stravincere il duello in casa francese e salire sul podio di Parigi. Nel finale di stagione buone prestazioni anche nelle corse di un giorno.
Etixx-Quick Step 6.5: costruita da Patrick Lefevere come la formazione da battere nelle corse di un giorno, la squadra belga per eccellenza fallisce tutti gli appuntamenti a cinque stelle e si ritrova a festeggiare a fine 2016 molto meno di quello che sperava, soprattutto in termini di qualità dei successi. I risultati più importanti arrivano in chiusura di stagione con le vittorie mondiali nelle prove a cronometro, sia a squadre che individuale con Tony Martin. Le volate di Kittel e Meersman alzano il numero dei successi, ma i trionfi al Brabante, Eneco Tour e Parigi Tour – siglati da Vakoč, Terpstra e Gaviria – bastano appena, viste le aspettative, per superare la sufficienza. Zdeněk Štybar, Julian Alaphilippe e Daniel Martin non pervenuti.
Alexander Kristoff 5: alla fine il norvegese nel 2016 conta un vasto numero di successi, ma tutti collezionati in corse di secondo piano. Mancato completamente l’obiettivo classiche, lo sprinter della Katusha non ha saputo rialzare la testa neanche alla Grande Boucle, dove ha ottenuto diversi piazzamenti, senza però riuscire a mettere mai la sua ruota davanti a tutti. La situazione paradossale vissuta con Boasson Hagen ai mondiali di Doha spiega al meglio l’annata storta dell’uomo Katusha. Un 2016 vissuto troppo poco da protagonista per un corridore del suo valore.
Fabio Aru 4.5: un solo successo in stagione – la 3° tappa del Giro del Delfinato. Basterebbe questo per evidenziare l’annata negativa del corridore sardo, che era chiamato proprio in questo 2016 all’ennesimo salto di qualità dopo il successo alla Vuelta 2015. Sul giudizio di Fabio Aru pesa però come un macigno la prestazione davvero deludente al Tour de France, suo grande obiettivo stagionale. Il 13° posto finale non può ovviamente bastare, con una top 10 che doveva essere conquistata e un piazzamento tra i migliori cinque ampiamente alla sua portata. Ti aspettiamo nel 2017 Fabio.
Thibaut Pinot 4.5: in patria, da diverse stagioni, lo stanno aspettando come il salvatore in grado di riportare la bandiera transalpina sul gradino più alto del podio della Grande Boucle. Il capitano della Française des Jeux toppa però clamorosamente il 2016, scommettendo tutto sul Tour de France e uscendo di scena già nel corso della 13° tappa, dopo due settimane passate quasi sempre nelle retrovie del gruppo. Magra consolazione la vittoria nella prova nazionale a cronometro.