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Torna l’NBA: la Southwest Division

La Southwest Division è probabilmente la più agguerrita tra tutte le division dell’NBA, lo testimonia il fatto che nella passata stagione ben quattro formazioni abbiano preso parte ai Playoff. Gli Spurs, detentori del record di 40 vittorie casalinghe in una stagione, hanno dato ben 25 vittorie di differenza ai Dallas Mavericks, secondi classificati con lo stesso record (42-40) dei Memphis Grizzlies; una lunghezza più indietro, invece, troviamo i Rockets di James Harden. All’ultimo posto, invece, i tormentati New Orleans Pelicans che, complice una grande mole di infortuni, hanno disputato una mediocre stagione da 30 vittorie.

DALLAS MAVERICKS – L’ennesima estate in cui Mark Cuban e dirigenza falliscono tutti gli obiettivi primari in free agency. Inizialmente si voleva portare in Texas almeno uno tra Hassan Whiteside e Mike Conley, tentativo fallito miseramente già il primo luglio: al loro posto sono arrivati, direttamente dalla Baia, Harrison Barnes e Andrew Bogut. L’arrivo di Durant a Golden State, quindi, potrebbe aver indirettamente favorito Dallas nel tentativo di trovare la quadratura del cerchio: e sottolineiamo tentativo, perché difficilmente i Mavericks riusciranno a fare una stagione migliore della precedente. A Nowitzki è stato fatto firmare l’ultimo contratto della propria carriera, una sorta di Kobe Bryant deal che permetterà al tedesco di chiudere la carriera nella franchigia in cui tutto è iniziato: una leggenda a qualunque latitudine. Rick Carlisle avrà molto da lavorare per riuscire ad andare oltre a un semplice turno di playoff.

HOUSTON ROCKETS – Houston, abbiamo un problema. Un problema che in teoria coinciderebbe anche con il giocatore franchigia, quel James Harden capace di far segnare statistiche paurose nella stagione scorsa (29 punti di media, conditi da 7,5 rimbalzi e 6,1 assist) ma che, effettivamente, ha dimostrato di non migliorare assolutamente i compagni con cui gioca (caratteristica fondamentale per essere un leader in questa NBA) e di ignorare la fase difensiva come pochi altri. Alt, non stiamo dicendo che Harden sia l’unico problema dei Rockets, tutt’altro: probabilmente è un candidato al titolo di MVP da qui ai prossimi cinque anni, tuttavia la squadra non sta traendo giovamento da tutto questo. Mike D’Antoni, se possibile, incentrerà ancora maggiormente il “piano gara” su Harden, visto che entrambi amano giocare a ritmi forsennati senza considerare minimamente la fase difensiva: in Texas, inoltre, potranno contare sui punti di Eric Gordon e Ryan Anderson, ma era davvero di questo che avevano bisogno i Rockets? Beverley e Capela, gli unici due difensori di livello, sono ancora più soli dopo l’ennesima estate “thrilling” a Houston.

MEMPHIS GRIZZLIES – Tanta sfortuna per i Grizzlies nella passata stagione: l’incerta situazione contrattuale di Conley aveva creato confusione nel roster, inoltre gli infortuni avevano letteralmente falcidiato la franchigia di Memphis tanto da aver inserito, nelle 82 partite disputate, ben 22 titolari diversi. Come anticipato è rimasto Conley e, nonostante il mega contratto fatto firmare alla point guard, in offeseason i Grizzlies sono riusciti a prendere anche Chandler Parsons. Un difensore nella media (caratteristica obbligatoria per giocare in questa squadra), un ottimo attaccante dal perimetro e anche un eventuale secondo ball handler qualora Conley volesse giocare qualche azione lontano dalla palla. Insomma c’è da sperare che Gasol e Randolph rimangano sani per tutta la stagione o quasi, perché potremmo essere davanti a una squadra in grado di ribaltare completamente le gerarchie nella Western Conference.

NEW ORLEANS PELICANS – Oltre al padrone di casa, il nulla. Anthony Davis è la star della squadra praticamente da quando ha messo piede in NBA; tuttavia questo non basta per essere competitivi a ovest, specie perché il supporting cast è quasi inesistente. Troppo spesso questa franchigia è stata falcidiata da infortuni, per replicare almeno le 30 vittorie dell’anno scorso sarà necessario avere Davis e Holiday sani a lungo, nella speranza che Hield si dimostri quello scorer prolifico in grado di togliere peso dalle spalle di AD. Questo chiaramente non basterà per fare i playoff, ma Davis da solo è in grado di portare delle vittorie in quel di New Orleans: probabilmente la situazione peggiore per una squadra NBA, ossia non essere abbastanza forte da giocare anche a maggio ma nemmeno così debole da pescare una scelta alta nel prossimo draft.

SAN ANTONIO SPURS – L’estate sentimentalmente più difficile per qualunque tifoso Spurs. Tim Duncan ha deciso di ritirarsi e lo ha fatto senza tour di addio in pompa magna, assicurandosi prima che la squadra fosse competitiva anche senza di lui. Pau Gasol è infatti il sostituto – nel breve periodo – del caraibico: un giocatore per certi versi molto diverso, con una capacità di leggere le situazioni difensive di gran lunga minore rispetto a Duncan, ma le abilità di passatore dell’ex Bulls possono certamente dare una nuova dimensione al progetto Spurs, incentrato sulla figura di Kawhi Leonard. Il rinnovo di contratto per Manu Ginobili ha permesso ai tifosi neroargento di non perdere due giocatori di questa caratura in una sola estate: con Patty Mills, Kyle Anderson e Jonathan Simmons che avranno inevitabilmente più responsabilità, San Antonio sarà probabilmente una delle squadra da guardare con più curiosità in questo inizio di regular season.

Pronosticare l’esito della Division più equilibrata della lega è veramente difficile: gli Spurs, sulla carta, non dovrebbero avere troppi problemi a vincere nuovamente, mentre dietro è veramente un terno al lotto, con i Memphis Grizzlies leggermente favoriti sui Dallas Mavericks, gli Houston Rockets probabilmente al quarto posto con i New Orleans Pelicans a chiudere la classifica.