Belga a due facce
Chi ha preso Mertens, quest’anno, al fantacalcio, starà sicuramente chiamando in causa, di domenica in domenica, i protagonisti di qualsiasi calendario. Chi ha fatto affidamento sul talento belga, in questa stagione, non può davvero smettere di domandarsi come mai, l’azzurro, alterni prestazioni grandiose (in Europa) a partite non sempre convincenti (in campionato). Mertens. cosa accade?
Ieri sera, uno dei migliori in campo, se non il migliore. Il Napoli soffre il Beşiktaş, gli concede troppi spazi, i turchi fanno razzia al San Paolo, ciononostante l’ex PSV offre una grande prestazione, condita da un gol meritatissimo. Magari, poi, chi lo ha al fantacalcio domenica prossima lo schiererà in campo, e il rendimento non sarà lo stesso. È già accaduto: splendida doppietta col Benfica, poi a vuoto – completamente – contro Atalanta e Napoli in campionato. Come mai?
Il perché va trovato in più fattori. Il primo, basilare, è la sostanziale differenza di stile tra calcio nazionale ed Europeo. Mertens è uno di quei giocatori che ti spacca in due la partita con un’accelerazione, e la Champions è la competizione per eccellenza in cui il talento si mette in mostra a fiammate. Là, devi dare tutto e subito. Non come nella nostra Serie A, dove bisogna gestirle, le energie. In Champions vinci e vai avanti, perdi e rischi di uscire. In campionato, perlomeno fino al giro di boa, c’è sempre tempo – e speranza – di rimediare. L’attaccante belga, di talento, ne ha tantissimo, ed è uno dei migliori a saperlo innescare all’improvviso. Da qui, l’intelligenza di Sarri che, capendo le sue caratteristiche, ha capito che per trarre massimo profitto da uno come lui deve evitare di disperderne le energie, e tenerlo in caldo per le situazioni delicate (e passiamo al punto 2).
Secondo fattore, dunque: l’allenatore. Sarri ha capito benissimo che Mertens dà il meglio di sé quando la situazione lo consente. Un po’ come Capello fece con Montella nel 2000-2001, l’anno dello scudetto giallorosso: l’aeroplanino protestava, ma all’allenatore poco importava. Montella voleva giocare, Capello lo inseriva a partita in corso, quando c’era da spezzare i ritmi avversari e vincere. Con una fiammata improvvisa, un guizzo. Questa strategia, sempre per le motivazioni descritte al punto precedente, paga in quelle circostanze in cui c’è bisogno di concentrare tutto quando serve. Ovvero: in campionato, dove le energie vanno spese con intelligenza, in pochi minuti. In Europa, in cui ogni partita è una storia a sé.
Poi, il terzo fattore: l’internazionalità. Fateci caso: Mertens condivide lo stesso destino sia al Napoli che con la maglia della nazionale belga. Quasi mai titolare, quasi sempre da subentrante. Per lui può essere una beffa, ma in realtà è ciò che lo rende a tutti gli effetti uno dei migliori attaccanti in circolazione. Il belga è il classico giocatore di spessore, di livello internazionale. Uno come lui, capace di entrare in campo e fare la differenza, non lo trovi facilmente, in giro per il mondo. In più, lo stile: mai fuori forma, mai sovrappeso. Dà sempre la sensazione di essere concentrato, in campo e fuori. Potresti vederlo tranquillamente giocare in Premier, in Liga, in Bundes.
A conti fatti, possiamo dire che schierare Mertens dal primo minuto è un rischio duplice: sia perché si spalmerebbe il suo rendimento su un arco di tempo eccessivo per uno con le sue caratteristiche, sia perché poi, in panchina, non si avrebbe più chi possa cambiarti il ritmo della partita da un momento all’altro. Cosa che il Napoli ha sperimentato, sia in questa che nelle passate stagioni (ricordatevi l’unica doppietta del belga, quest’anno: a Pescara, alla prima di campionato. Da subentrato).
In conclusione: Mertens farebbe comodo a tantissime grandi squadre d’Europa. Mertens è uno che devi buttare in campo quando hai bisogno di ingranare la terza e tentare il sorpasso. Mertens è un guerriero da seconda linea pronto a colpire, è l’alfiere su una scacchiera. Fidatevi: è una pedina fondamentale per il Napoli, in questo periodo in cui le cose non stanno andando come dovrebbero. Tempo al tempo: Roma non è stata costruita in un giorno, dopotutto; figuriamoci questo Napoli, tornato a respirare aria di grande calcio, vero, ma che solo un decennio fa usciva da quel lungo incubo che scellerate gestioni passate avevano causato.