Home » Il “mondo vergine” del calcio femminile

Un mese e mezzo fa, a Coverciano, ci fu la presentazione del nuovo organigramma del “Club Italia” e fu anche l’occasione per fare il punto della situazione sul calcio femminile italiano con alcune dichiarazioni del CT della Nazionale Femminile Antonio Cabrini e del direttore generale della Figc Michele Uva che a nostro avviso vanno analizzate.

Partiamo dalle parole di Cabrini: “Non siamo la ruota più piccola del carro, la Federazione sta investendo molto sul calcio femminile. Mi sento fortunato a ricoprire questa mansione. Negli ultimi anni c’è stato un ottimo coordinamento tra club e nazionali e vedo le ragazze più di quanto Giampiero (Ventura, NdR) non faccia con gli uomini. L’obiettivo a medio termine è la qualificazione all’Europeo in Olanda (qualificazione centrata, NdR): a lungo termine invece abbiamo creato una Nazionale under 16 che riteniamo possa diventare, nell’arco di un quinquennio, una nazionale di altissimo livello. Ringrazio il presidente Tavecchio che ha creduto in questa rivoluzione. Siamo pochi rispetto ai maschi, in un mondo vergine c’è ancora molto da lavorare, ma possiamo arrivare in alto”.

Proseguiamo con le parole di Uva: “Vogliamo con il progetto ‘Club Italia’ diventare eccellenza, non a breve termine, perchè serve tempo per realizzare certi progetti. Vogliamo comunque raggiungere grandi obiettivi. Dopo due anni di lavoro comune, ogni volta che si sottopongo al presidente Tavecchio certi tipi di progetti, il presidente stesso è estremamente convinto e ci da’ una carica importante per provare a realizzarli. Il presidente Tavecchio ha parlato di organizzazione, che è una mia fissa, ed a questo termine ci affiancherei il termine qualità. ‘Club Italia’ sarà divisa in sei aree, con parità di aree per il mondo maschile e femminile. Abbiamo ristrutturato l’area medica, affidandola al dottor Andrea Ferretti, abbiamo creato l’area ‘performance e ricerca’, affidata a Valter Di Salvo, e ci tengo a ringraziare la federazione del Qatar per averci concesso, nel nostro rapporto di collaborazione, l’utilizzo proprio di Di Salvo che collaborava con loro. Abbiamo fatto una promozione di Maurizio Viscidi, che è diventato coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, e ci sarà poi Antonio Cabrini, come responsabile delle squadre femminili. Abbiamo creato la nuova area di scouting, sia per le nazionali maschili che femminili, con Mauro Sandreani che sarà il responsabile del coordinamento di esse, ed infine ci sarà la nuova area del match analyzing, che sarà affidata ad Antonio Gagliardi.

Dopo poco tempo sono arrivate ieri le parole di Enrico Sbardella, tecnico della Nazionale Under 19 Femminile: “La Federazione ha spinto forte sull’acceleratore, sta investendo molto sul movimento e si vedono i frutti. Ci sono nuove aree, come quella dei match analyst, e la nascita di due nuove nazionali, l’Under 16 e l’Under 23, è servita a creare un nuovo serbatoio a cui attingere e una squadra che può preparare le ragazze al grande salto nella Nazionale maggiore”.

È impossibile negare che alcune delle promesse di Tavecchio sono state mantenute: la creazione della Nazionale Under 16 dimostra l’attenzione verso il calcio femminile giovanile e la possibilità di affiliazione tra calcio maschile e femminile e la necessità per le società di Serie A e B maschile di creare una squadra Under 12 e Under 14 femminile hanno mosso qualcosa. Ma, osservando con attenzione da vicino, possiamo notare le prime incrinature.

Partiamo dall’apparentamento delle società di serie A e B maschile alle omologhe di calcio femminile: al momento le uniche squadre che hanno effettivamente fatto questo passo sono la Fiorentina, l’Empoli, il Napoli, l’Udinese, il Livorno e la Lazio (anche se è guerra aperta tra la Lazio Women e il presidente Lotito) e altre formazioni come la Juventus e il Genoa hanno annesso una squadra Under 12 femminile. Altre squadre come il Brescia, l’Inter, la Roma, il Bari e il Padova hanno cominciato una collaborazione con la controparte maschile mentre il Bologna ha da tempo una collaborazione con la sua omologa femminile, l’Asd Bologna F.C. 1909 femminile allenata da Daniela Tavalazzi. Nessuna notizia dal fronte dell’Agsm Verona, del Mozzanica o del Tavagnacco, con la Ludos Palermo che ha più volte evidenziato come il presidente del Palermo Maurizio Zamparini si sia spesso voluto defilare da queste iniziative. Altre squadre hanno un corrispettivo non affiliato: è il caso dell’Atalanta che ha la sua controparte nell’Orobica, del Milan e del Torino. A conti fatti sono 14 formazioni su 42, un terzo esatto: non è certo la rivoluzione copernicana che aveva promesso la FIGC e questo anche grazie al fatto che la “pena” per la mancata affiliazione è davvero poca cosa rispetto al budget di una squadra maschile, con solo una multa monetaria e nessuna sanzione disciplinare. Forse cominciare a levare dei punti avrebbe cambiato qualcosa, chissà.

Ritorna poi sul piatto l’annosa questione della parità tra calcio maschile e femminile: esiste una proposta di legge, la 4/12495, presentata l’11 marzo di quest’anno dalla deputata Beatrice Brignone per eliminare il divario tra lo sport professionistico maschile e quello dilettantistico femminile, sulla quale non abbiamo mai sentito proferire parola nè dalla FIGC nè dal presidente Tavecchio o quantomeno Cabrini, Uva o Morgana. Sarebbe un buon viatico per innescare un percorso virtuoso che permetta all’Italia posrtiva di abbandonare il pantano medioevale in cui si trova e dare dignità a tantissime atlete di cui ci ricordiamo ogni 4 anni (se va bene) quando diventiamo tutti olimpionici professionisti.

L’ultimo punto è un termine usato da Cabrini, “mondo vergine”. Come insegna la storia dell’uomo, un mondo vergine è un ghiotto boccone per chiunque ne voglia approfittare, per chi voglia guadagnarci sopra e per chi voglia farlo crescere. Peccato che per il calcio femminile non sia così: poche testate specializzate parlano spesso e con dovizia di particolari di calcio femminile (i giornali più grandi si ricordano delle ragazze solo quando fanno dei risultati eccezionali o non centrano obiettivi), la disponibilità di mezzi, strutture e sponsor è affidata al buon cuore e alla forza di volontà di poche persone e la distribuzione dei diritti televisivi, uno dei propellenti principali del motore calcistico maschile, è completamente assente nel calcio femminile. Un esempio? Delle due gare di qualificazione della Nazionale Femminile agli Europei solo una delle due è stata trasmessa da Rai Sport (neanche una rete nazionale, quindi). Riuscireste mai ad immaginare la Nazionale di Ventura nella stessa situazione e con la stessa copertura mediatica?

Tutti questi fattori sommati insieme danno come risultato il rischio concreto che il mondo vergine rimanga tale e che l’Italia non colmi mai il gap tra il suo movimento calcistico femminile e le altre nazioni europee: noi, così come molti addetti al settore, abbiamo da tempo teso le mano per colmare questa distanza e fare sì che si generi un vero cambiamento nei confronti del calcio in rosa. Se questo non ci sarà, il mondo vergine rimarrà tale e un mare di risorse rimarrebbe inutilizzato. E sarebbe uno spreco enorme.