All’interno del mondo del calcio femminile esistono alcune realtà che superano i meri confini geografici e che sono viste come una benedizione per l’intero movimento: una di queste realtà è un “dinamico duo” (cit.), Fabio Fazzari e Mara Ramella, meglio conosciuti come la “Foto-Coppia“, un duo di fotografi che da anni segue con passione e competenza il calcio in rosa. Noi di MondoPallone abbiamo deciso di intervistarli.
Buongiorno Fabio e Mara, presentatevi ai nostri lettori.
Siamo due persone che, sia nella vita (prima da fidanzati e poi da sposati) che nella professione sono sempre state una coppia. Abituati a condividere ogni passione abbiamo colto nella fotografia un ulteriore punto d’incontro, un ennesimo pretesto per arricchire il nostro stare insieme. Il nostro lavoro nasce dall’unione di due “anime”, quella umanistica di Fabio, quella scientifica di Mara e dal rispetto intellettuale, morale e sentimentale per questa diversità, che consideriamo elemento essenziale per creare. Tra noi esiste una dinamica che ci porta ad assumere reciprocamente, in maniera spontanea, i ruoli di fotografo ed assistente fotografo, di creatore ed esecutore, di produttore e post produttore.
Nel calcio femminile ormai siete una celebrità, ma come e quando è nata la FotoCoppia?
La tua premessa ci lusinga e sicuramente, grazie alla tua intervista, avremo più visibilità. Per rispondere alla tua domanda, siamo fotografi da una vita e nel 2001 la nostra esperienza e la nostra preparazione ci ha portati al livello di fotoamatori evoluti. Nel 2006, anno fondamentale del nostro percorso verso il professionismo, un redattore del blog “Il forum delle muse” durante un’intervista ci definì “Foto-coppia” per indicare un “duo che condivide non solo le gioie ed i problemi di un menage familiare ma anche la passione per la creatività” (cit.). Lo pseudonimo ci piacque moltissimo e da quel momento abbiamo iniziato ad associarlo alle attività che svolgiamo (fotocoppia di nozze, fotocoppia del calcio femminile, ecc).
Come mai la scelta di fotografare il calcio femminile? Quale attività svolgete nel calcio in rosa?
La passione per il calcio femminile è nata per caso. Avevamo appena acquistato due nuove fotocamere con un sistema di messa a fuoco innovativo, adatto in modo particolare alle foto sportive. Nell’ottobre del 2013, cercavamo un’occasione per studiarlo ed abbiamo saputo che Giada Canepa, figlia di una nostra cara amica, giocava nel Valpolcevera – Serra Riccò, una squadra di calcio femminile genovese che militava in Serie B Nazionale. Abbiamo contattato Giada, che dopo aver parlato con i dirigenti della Società ci invitò, il 3 novembre 2013 per realizzare il nostro primo servizio fotografico di calcio femminile durante l’incontro Valpolcevera-Serra Riccò vs Tarros Sarzanese. Ci sembrò di essere stati percepiti come una piacevole e competente novità e questa impressione venne suffragata dal fatto che, al termine della gara, il Presidente della squadra ospite ci chiese se volevamo approfittare della loro presenza a Genova la domenica successiva per l’incontro con il Molassana Boero. Anche noi avevamo percepito sensazioni positive ed accettammo volentieri di realizzare un secondo servizio fotografico il 10/11/2013 a Molassana e, successivamente, un terzo servizio nuovamente a Begato (su invito di Giuseppe Stocchi, responsabile del Molassana Boero calcio femminile) per documentare il derby Valpolcevera-Serra Riccò vs Molassana Boero. Questa “full-immersion” ci schiuse un mondo nuovo ricco di autentica passione e sano agonismo il cui fascino ci fece innamorare. Riguardo all’attività che svolgiamo all’interno del calcio femminile, siamo soliti fare un distinguo: ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Siamo fotografi, raccontiamo le partite delle squadre che riusciamo a seguire più frequentemente (Cuneo, Inter e Molassana Boero); vorremmo poter anche essere consulenti d’immagine.
Grazie al vostro lavoro avete la possibilità di uno sguardo lucido ed esterno sul calcio femminile in Italia: come sta? Avete potuto notare un aumento nel seguito delle squadre e nel numero delle praticanti?
Purtroppo, in questo periodo storico, il calcio femminile non è un tutt’uno organico, ma due sezioni distinte, che godono ognuna di un differente stato di salute. Una è rappresentata dalla FIGC, al cui interno è presente la LND (per noi una delle maggiori contraddizione del calcio in rosa è proprio quella di essere inserito nel novero dei dilettanti), l’altra dall’insieme delle Società. Quest’ultima, a nostro avviso, grazie all’approdo del Brescia al quarti di finale della UEFA Women’s Champions League, al fatto che la finale di questa competizione si svolgesse a Reggio Emilia, ad un uso più costante dei social media da parte degli addetti ai lavori, ha portato il calcio femminile all’attenzione di più persone e la conseguenza di tutto ciò inizia a manifestarsi anche sugli spalti di alcuni campi di calcio. Purtroppo alcuni commenti sono ancora inficiati dal pregiudizio; tuttavia è positivo il fatto che se ne parli. Anche dal punto di vista tecnico questa parte di mondo sta crescendo: sono sempre più numerosi coloro che si iscrivono ai corsi per conseguire i vari diplomi delle scuole allenatori (allenatore professionista di prima e seconda categoria, allenatore di base, direttore sportivo, preparatore atletico). Questo fatto sta modificando positivamente il gioco delle ragazze e ci si sta avvicinando sempre più all’obbiettivo principale (auspicato anche dai tecnici federali, primo fra tutti l’allenatore della Nazionale Antonio Cabrini) di allineare la competitività delle squadre italiane a quella delle straniere. In altre parole l’aumento di visibilità e di cultura calcistica unito alla forza dei numeri (crescono sempre più i tesserati ed i simpatizzanti del calcio in rosa), dell’arte di fronteggiare le difficoltà con ogni mezzo, della passione stanno accrescendo e migliorando il Movimento. L’altra sezione, quella del Governo del calcio, invece, procede a rilento a causa di pregiudizi, della cultura del maschio superiore anche nello sport e della incapacità di accettare che un campo di calcio sia frequentato anche da donne. Questo differente “stato di salute” non aiuta, quindi, lo sviluppo del calcio femminile e genera, spesso, equivoci, contraddizioni ed errori notevoli.
Quale è l’attenzione mediatica del mondo della radio-televisione nei confronti del calcio femminile? Si ha la sensazione di essere un pariah o di far parte di un movimento più esteso?
Mercoledì 5 ottobre il Brescia giocava i sedicesimi di finale con il Medyk Konin in Polonia. E’ stato possibile seguire la partita solo in streaming attraverso i social media: nei media italiani nessuna traccia della gara. La finale di Supercoppa Italiana è stata trasmessa dal solo canale 57 del digitale terrestre, senza pubblicità preventiva. Sono, quindi, solo i social media, qualche testata giornalistica locale e qualche fotografo attraverso il proprio blog che sostengono visivamente il calcio femminile. Purtroppo la nostra sensazione è che “l’altra metà del calcio” sia un pariah, che, però, lotta con ogni mezzo a disposizione per conquistare lo spazio che merita senza elemosinare.
Quale è stata la vostra più grande soddisfazione sportiva e lavorativa?
Dal punto di vista sportivo seguire, grazie al Brescia, la Women’s Champions League con la possibilità di “assaggiare” un po’ di calcio femminile straniero; il riconoscimento del nostro lavoro attraverso la stima crescente delle “nostre” squadre: Inter, Molassana e Cuneo. Grazie a quest’ultima avremo, anche quest’anno, l’occasione di seguire parte del Campionato Nazionale di Serie A. Dal punto di vista professionale vi è la soddisfazione di essere riusciti a migliorare l’aspetto tecnico e filosofico della professione con nuovi strumenti e con la nostra inguaribile passione che ci porta sempre alla ricerca di nuove emozioni, dell’eleganza, della bellezza e dello studio per avvicinare sempre più il “ciò che voglio “ al “ciò che ottengo”.
Cosa vi aspettate dal vostro futuro lavorativo? Vedete uno spazio “ufficiale” nel calcio femminile? Pensate sia davvero vicino il cambiamento che tutti auspicano?
Non vogliamo essere ipocriti, non è nella nostra natura, per cui, dal punto di vista professionale ci aspettiamo un giusto riconoscimento del nostro impegno, della serietà e della tecnica attraverso un aumento del lavoro (servizi fotografici personali, cerimonie, nozze, ecc). Per quanto riguarda il calcio femminile il nostro desiderio sarebbe quello di poter seguire alcune partite della Nazionale Italiana nelle varie categorie. Lo spazio ufficiale potrebbe essere rappresentato dalla figura del fotografo come consulente di immagine, in staff con l’addetto stampa, all’interno delle varie squadre: la cura dei dettagli è fondamentale per presentare la professionalità di una Società. Il cambiamento non crediamo sia vicino, ma possibile.
Ultima domanda: quale è la foto che non avete ancora scattato e che vorreste scattare?
Chiara Marchitelli che, durante la finale Italia – Stati Uniti di un Campionato Mondiale, para un rigore alla capitano della nazionale americana Carli Lloyd.