Home » Torna l’NBA: la Central Division

La Central Division si candida a essere uno dei gruppi con più squadre candidate alla vittoria della Est Conference. Una Chicago completamente rivisitata, con Wade e Rondo a ridare lustro a una franchigia affamata da troppo tempo, potrebbe dare fastidio ai campioni in carica di Cleveland. Inoltre, Detroit e Indiana rischiano di rivelarsi due vere sorprese: i Pistons sono uniti, feroci e quadrati mentre i Pacers si affidano, e sperano, nel talento puro e cristallino di Paul George. Chiude Milwaukee con un roster non allo stesso livello delle sopracitate ma colmo di giocatori tignosi che non mollano mai. Il peggior ospite da poter servire.

CHICAGO BULLS – Tabula rasa. Dopo una stagione pressoché fallimentare, in estate i Bulls di coach Hoiberg si sono rivoluzionati. Rose e Noah ai Knicks mentre Gasol è una nuova anima Spurs; in entrata, invece, bello il ritorno a casa di Dwayne Wade che potrebbe essere, infortuni permettendo, l’asso nella manica di Chicago. Come play, la scelta è ricaduta su Rajon Rondo, pronto a salire sull’ultimo treno disponibile per non finire tra le eterne promesse mai mantenute. Dando un occhiata al quintetto iniziale balza all’occhio la voglia di cambiare della franchigia. Ora si punta sulla collettività, con un uno in grado di mettere numeri alti sotto la casella degli assist per Butler e Wade, due vere spine nel fianco per difese lunghe. Sotto canestro l’ultimo arrivato Robin Lopez avrà il compito di fare legna insieme a Gibson che, con falli e rimbalzi, potrà completare un’ottimo lineup con l’obiettivo di finire tra il terzo e sesto posto a Est. Sicuramente, la squadra più affascinante della Central Division.

CLEVELAND CAVALIERS – Beh, da lassù è tutto più bello. Circa tre mesi fa s’incoronavano campioni NBA per la prima volta nella storia della Lega, e a una manciata di giorni dall’inizio della nuova stagione, sono tra i candidati alla vittoria finale. James, Irving e Love, i tre violini forti della squadra, sono rimasti in Ohio e se anche J.R. Smith, fortemente voluto da LeBron, dovesse ri-firmare sono la squadra da battere nella Conference. Certo, Dellavedova e Mozgov erano due pedine importanti quando la benzina del quintetto base iniziava a scarseggiare ma il mercato li ha portati a Milwaukee e Los Angeles (sponda Lakers). L’arrivo di Andersen è stato accolto con cautela nell’ambiente, tatuaggi ed età dicono la loro, ma il talento dell’ala grande non è mai stato messo in discussione. Forse, qualche ricambio in più avrebbe giovato alla causa di Cleveland che, come l’anno scorso, ha nella panchina il suo punto debole. Solo lì. Sul parquet è difficile trovare il pelo nell’uovo di una franchigia così completa. I palloni più pesanti verranno gestiti da LeBron e Irving con Love pronto a ributtare a canestro i tiri andati sul tabellone. Nel caso J.R. non dovesse trovare l’accordo il titolare sarà Shumpert con Tristan Thompson a completare i cinque di Tyronn Lee.

DETROIT PISTONS – Mai come questa volta Detroit ha l’opportunità di rimettersi in moto. La squadra è praticamente la stessa dell’anno scorso con Drummond punta di diamante, e non solo, dell’intera franchigia. Incaricato a ruolo di guida da coach Van Gundy, sarà lui che dovrà caricarsi i compagni in spalla per portare i Pistons ai Playoff. Cabina di regia affidata a Reggie Jackson, con Caldwell-Pope al suo fianco nel ruolo di guardia. I centimetri non mancano a Detroit e il mercato a portato forze fresche per allungare la panchina, una pecca che l’anno scorso costò cara. Ish Smith, l’ala Leuer e il marcantonio Marjanovic sono tre acquisti di livello per implementare un roster competitivo e affiatato. Morris e Harris invece, completano un quintetto dinamico e fisico, capace di sovrastare fisicamente gran parte delle squadre NBA. Un progetto tecnico importante che, nel caso dovesse convincere, porterebbe un bel gruppo di giocatori a fare il salto di qualità definitivo. D’altro canto, un fallimento costerebbe carissimo a Detroit. La società ha investito parecchio su alcuni contratti che pesano come una spada di Damocle sulle sorti della franchigia per i prossimi anni.

INDIANA PACERS – Lasciato a casa coach Vogel, la dirigenza ha puntato sul suo assistente Nate McMillan. L’obiettivo è quello di dare un gioco più arioso e brillante in attacco, vero tallone d’Achille nelle passate Season. La buona notizia è il ritrovato Paul George; nel finale dell’anno passato ha dimostrato di essersi lasciato l’infortunio alle spalle e l’ottimo rendimento nei Playoff, soprattutto statisticamente, ne è la conferma. Inoltre, l’arrivo di Jeff Teague e Al Jefferson danno più soluzioni offensive. Il centro si giocherà il posto con Turner, mentre il play ex Atlanta sembra avere più punti nella mani rispetto a George Hill, volato a Salt Lake City agli Utah Jazz. Insomma, velocità e fluidità sono le parole chiave di questi Pacers, che puntano diretti alle semifinali di Conference. Non sarà facile, ma molto dipenderà da George. Il californiano è di fronte all’esame più difficile in carriera: confermare le attese e diventare definitivamente uno dei migliori giocatori della Lega. Insieme a Ellis potrebbe essere l’artefice di una delle stagioni più sorprendenti di Indiana.

MILWAUKEE BUCKS – Vengono da una brutta stagione e il mercato non è stato così entusiasmante come si possa pensare. Ok, l’anno scorso non si tirava mai da tre ed è arrivato Dellavedova ma il buon australiano sarà più importante in difesa, visto che una veloce circolazione di palla sarà difficile da vedere a Milwaukee. Ed è l’unico acquisto titolare. Il centro sarà nuovamente Greg Monroe, con Jabari Parker come ala grande. A quel punto, si giocano in tre due posti da titolari. Ovviamente, tenere fuori Antetokoumpo sarebbe molto azzardato anche se costretti a farlo giocare da play. Rimangono Vaughn e Carter-Williams a scannarsi per un posto al sole. Non dimentichiamo nessuno? Purtroppo no. Khris Middleton, miglior realizzatore della franchigia dell’anno scorso, si è infortunato al bicipite femorale sinistro e sarà out per almeno sei mesi. Bruttissimo colpo per i Bucks, che saranno costretti ad arrangiarsi per un bel po’ di partite. Se chi ben comincia è già a metà dell’opera, qui si sta ancora scrivendo il copione. Chissà, magari sarà l’improvvisazione a salvare la rappresentazione finale attesa in primavera.

I Cavaliers sono in vantaggio su tutti, con Chicago leggermente sotto. Attenzione a Indiana e Detroit: sono due mine caganti che possono ribaltare ogni pronostico. Milwaukee parte dietro, puntando comunque a un posto ai playoff guidati da Jason Kidd.