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Cagliari, stadio Sant’Elia.

È il 2 ottobre, domenica.

In sala stampa, dopo un Massimo Rastelli felice del terzo sigillo consecutivo tra le mura amiche eppure frustrato dagli infortuni ai giocatori chiave, si presenta Davide Nicola.

Sarà l’ultima volta da allenatore del Crotone, pensano alcuni. Come dar loro torto? 7 partite, 1 pareggio e 6 sconfitte. Nessuna vittoria e in Serie A è dura salvarsi dopo una partenza del genere.

Figurarsi da neopromossa, anzi da matricola assoluta. Il Crotone di Ivan Jurić, dominatore della passata edizione del campionato cadetto, è un lontano ricordo. Perché in Serie A vincere è molto più difficile, perché in Serie A non ha ancora vinto: Nicola, che ha allenato sinora Lumezzane, Livorno e Bari, a certe sfide è anche nuovo.

Eppure, è tranquillo.

Tranquillissimo: partita girata per qualche episodio sfortunato, Cagliari più forte però Crotone in partita sino all’ultimo, so cosa possono darmi questi ragazzi. L’ho capito dopo questa partita: ok, ma 1 punto in 7 uscite. E una mancata incisività là davanti che rischia di pesare davvero sul lungo periodo.

Dice bene il tecnico piemontese quando difende l’impatto dei suoi ragazzi con il campionato. Per politica e scelta societaria, ce ne sono tanti all’esordio: lì è un attimo che ti girano le partite. E in passato altre matricole terribili si sono affidate all’urlo della curva di casa e a stadi capaci di diventare catini il giorno della visita della grande di turno. Peccato che manchi anche questo, ai rossoblù: l’Ezio Scida non ha ancora assaggiato la Serie A, Pescara non è dietro l’angolo.

In questi casi, solitamente, paga l’allenatore. Finisce – volente o nolente – per prendersi tutte le responsabilità. Parafulmine per i calciatori, o capro espiatorio: saluta e se ne va. O lo salutano. Anche, tra le neopromosse, dopo cavalcate trionfanti in Serie B: il calcio di oggi non è riconoscente. Vuole l’hic et nunc: altro che guardare oltre, programmare, essere lungimiranti e tutte quelle parole d’ordine che sanno di slide a un convegno aziendale più che di football del 2016.

Non tutti sono Zamparini, ma lì siamo: non si guarda in faccia a nessuno, l’allenatore faccia le nozze coi fichi secchi o altrimenti abbandoni la festa.

Dalle parti di Crotone, a torto o a ragione, così non va: Nicola non solo è restato al suo posto anche dopo il ko di Cagliari, ma ha raddoppiato con la sosta e due settimane intere di lavoro a disposizione. Proprio quella pausa per le nazionali, solitamente usata da patron e presidenti per fare le pulizie di casa e prendere un tecnico nuovo e chiavi in mano: l’allenatore del Crotone, allora, un po’ nuovo è.

Il suo campionato inizia domenica 16 a Sassuolo: è un’anomalia, se ne renda conto e ne faccia buon uso.