È da poco terminata Italia-Spagna. Un pareggio acciuffato nel finale che regala un punticino agli azzurri e fa mangiare le mani alle Furie rosse, stoppate per la seconda volta nel giro di qualche mese. Come in Francia, gli Azzurri giocano bene mettendo sotto pressione gli avversari soffocandoli lentamente in una morsa fatta da pressing e ripartenze. Parliamo del secondo tempo però.
Il primo, in effetti, è stato proprio brutto. Squadra imbambolata dal possesso spagnolo e costretta a rincorrere palla e avversari. Quarantacinque minuti di pseudo agonia che verranno ricordati, più che altro, come preludio a un’avvenimento più unico che raro: un errore di Buffon. A inizio ripresa, Vitolo, lanciato a rete da Busquets, appoggia agevolmente il pallone in fondo al sacco dopo un’uscita a vuoto del portiere della Juventus. Come dirà anche De Rossi a fine partita “anche il più forte della storia può sbagliare, non è una macchina” ma è singolare analizzare come, un errore che può essere determinante per il risultato finale di un incontro, passi in secondo piano di fronte al gesto di Pellè.
Sì, perché lo sbaglio più grosso visto dal pubblico dello Stadium di Torino l’ha commesso l’attaccante pugliese. Al momento del cambio, Graziano ha deciso di tirare dritto verso la panchina azzurra ignorando Ventura che si stava sbracciando per dargli il cinque. Questa non è una cosa da poco. E vi spiego il perché.
Due anni fa, quando Antonio Conte approdò a Coverciano, il CT mise subito le cose in chiaro: non siamo dei fenomeni, ma si può diventare un gruppo fenomenale. E così è stato. All’Europeo solo i rigori con la Germania hanno negato una gioia alla Nazionale che era nell’aria. Quella “cosa” che i senatori avevano fiutato come segugi e che le loro stesse lacrime lasciarono intendere di fronte alle telecamere. E fino a quel punto ci arrivarono grazie all’umiltà che ogni calciatore mise al servizio dei compagni. Una squadra solida, costruita sull’unione, che stupì tutti. Per questo ha sbagliato Pellè. Ha rischiato di incrinare un equilibrio, l’elemento fondamentale che guidava (e guida) la Nazionale.
La tirata d’orecchio arriverà senz’altro, più probabilmente dagli stessi compagni che dallo staff. Dall’altra parte, invece, arriveranno pacche sulle spalle per Buffon. E non per una questione di età, esperienza o capacità tecniche, ma di atteggiamento. Qualcosa che puoi avere giusto o sbagliato sempre, ventenne, trentenne o, addirittura, quarantenne. L’attaccante del Shandong Luneng (sì dai, la squadra cinese che ricopre d’oro il bomber azzurro) ha confermato di non avere le spalle abbastanza larghe per certi ruoli. Ottimo per sponde e torri in area di rigore, sangue bollente nei momenti più delicati. Ci ricordiamo tutti il gesto di sfida a Neuer dagli undici metri vero?
Ecco, forse è lo stesso che gli mostrerà Ventura prima di annunciare la formazione al prossimo incontro.