Un conto aperto con la fortuna
Dopo alcune stagioni molto più che deludenti sembrava ci fosse luce in fondo al tunnel per i Philadelphia 76ers. I tempi di Allen Iverson, i crossover, le Finals NBA con i Lakers sembrano così lontani, eppure sono passati soltanto quindici anni, ma sembra un secolo: questo perché da allora la squadra originaria della Pennsylvania ha collezionato sconfitte su sconfitte, soprattutto nell’ultimo lustro quando, sulla carta, il progetto di “perdere e perdere” era stato finalizzato per andare a pescare i migliori talenti al draft.
Quasi come se il karma volesse prendersi beffe di questa mentalità fin troppo accentuata anche per uno sport come l’NBA, che tollera contesti volutamente perdenti, proprio dal draft sono arrivate le delusioni peggiori. Noel – scelto nel 2013 – nella prima stagione non è nemmeno sceso in campo, per non parlare di Embiid che, da quella notte del draft 2014, non ha mai indossato la canotta di Philadelphia. Okafor ha fallito per problemi diversi dagli infortuni, e proprio per questo le speranze di rinascita erano tutte affidate a Ben Simmons, l’uomo venuto da LSU che con il suo talento smisurato avrebbe dovuto riportare i 76ers fuori dal pantano degli ultimi tempi. Qualche giorno fa, però, in allenamento è avvenuta la rotta del quinto metatarso, un infortunio grave per tempi di recupero ma che, almeno in linea teorica, non dovrebbe avere ripercussioni gravi sulla sua carriera. Uno stop forzato tutt’altro che benefico, però, perché un talento appena uscito dal college ha bisogno di lavorare a stretto contatto con i professionisti sin da subito: lasciando stare Blake Griffin, anch’egli fuori per un infortuno nella sua stagione da rookie, in molti hanno visto ridursi il proprio potenziale per problemi relativi a infortuni precoci.
In Summer League si era visto chi fosse davvero Ben Simmons, anche al “piano di sopra”. Fisico statuario, capacità di lettura delle situazioni sopra la media e quelle mani fatate che, a primo impatto, hanno fatto ricordare il LeBron James del 2003, quello che impressionava per la capacità di attaccare il ferro e mettere in ritmo i compagni. Lo stesso James, tra l’altro, ha lavorato con lui in estate ed è rimasto impressionato dal talento e dalla voglia di imparare di Simmons. Resta però un dubbio legato a una tematica molto delicata in NBA: ossia gli allenamenti mirati per far aumentare la massa magra ai propri atleti. L’australiano nell’ultimo anno aveva messo su ben 15 kg, e questo potrebbe essergli stato fatale perché il corpo, evidentemente, non si è adattato a un cambiamento così radicale e veloce tanto da cedere non appena qualcosa è andato storto (la frattura è successiva a una distorsione alla caviglia).
La speranza è che Simmons possa tornare sul parquet già dopo Natale, ma si tratta di una previsione ottimistica e gli stessi medici che lo hanno operato nelle scorse ore hanno escluso di avere una tabella di recupero già pronta, solo il tempo adesso potrà aiutarlo a tornare come prima. Il problema è che a Philadelphia, il tempo, sembra essersi fermato da un bel po’.