La prima volta non si scorda mai
Dieci anni fa, pensare a un Sassuolo in Europa League sarebbe stato un qualcosa da nerd dei videogiochi manageriali. Questa sera, i neroverdi affronteranno la prima trasferta europea. La condizione è buona; Defrel vive un ottimo momento di forma; il successo nella prima giornata della fase a gironi con l’Athletic ha dimostrato che questa squadra può giocarsela con chiunque e, davvero, perfino battere chiunque; la vittoria in campionato sull’Udinese di domenica scorsa ha aperto nel migliore dei modi la settimana.
La prima vera trasferta europea, dunque: chissà se un po’, ai ragazzi di Di Francesco, tremeranno le gambe. In un giovedì in cui scenderanno in campo altre italiane in Europa Lague, ben più abituate ai palcoscenici europei, l’orecchio di ogni appassionato di calcio, a prescindere dal tifo, sarà comunque rivolto a Genk, luogo in cui stasera scenderà in campo quel Sasòl che abbiamo imparato ad apprezzare grazie al meraviglioso lavoro svolto da Di Francesco, un tecnico capace, di zemaniana scuola, capace perfino di sviluppare e migliorare lo stile del boemo assumendo maggior compattezza in retroguardia. Senza, ovviamente, rinunciare a quella fase offensiva da sempre marchio di fabbrica.
Gioca bene, il Sassuolo. Si diverte, propone un calcio offensivo, che funziona qui in Italia e funziona, a quanto pare, anche in giro per l’Europa. Dove il calcio italiano sta facendo fatica, in questi anni, a imporsi; dove la rivoluzione tecnica e tattica, avviata da qualche anno e portata dallo sviluppo dei centri sportivi (oramai all’avanguardia praticamente ovunque), sta costringendo l’Europa ad ammettere il fatto che, a breve, potrebbe essere utile riconsiderare le gerarchie. Con i soldi arabi che entrano e rinvigoriscono l’economia pallonara, creando nuovi fortini in luoghi che magari non ti aspetti, e sballando il banco con investimenti importanti in momenti in cui sembra non girino troppi soldi; con la Spagna che, per adesso, è sul tetto del mondo ma a breve chissà, con la Premier che si vende bene grazie anche alla nostra scuola (vedi i tanti allenatori italiani presenti soprattutto quest’anno), e con Germania e Francia soggette a troppi alti e bassi, è utilissimo ricordare che, senza una mente illuminante alla base, tutto sarebbe relativo. Puoi avere tutti i soldi che vuoi, e tutti i talenti che vuoi: senza uno che ti fa girare squadra, società e spogliatoio, prima o poi torni nella mediocrità.
Sassuolo non è una città grande, né una piazza grandissima, calcisticamente parlando. Non ha tutta questa tradizione, non ha neanche uno stadio proprio: gioca le sue partite a Reggio Emilia. Ha però una mente, alla base del progetto tecnico, che si chiama Di Francesco. Prezioso nello spogliatoio, e non solo: è evidente che i suoi dettami arrivino fino ai piani alti. Questo Sassuolo ha, dunque, un tecnico capace e una società lungimirante; ha voglia di mettersi in mostra, ha un’economia stabile, con soldi da investire; ha una squadra fatta di giocatori veri, che corrono per due e giocano per tre. Questa sera, l’orgoglio neroverde scenderà in campo nelle Fiandre. Verissimo, di trasferte europee i neroverdi ne ha già fatte due, in Svizzera e in Serbia: ma si era nei preliminari. Lì, si doveva conquistare ciò per cui si gioca ora. Questa sera, sarà la prima vera trasferta europea per gli emiliani. A prescindere da come andrà, non si dimenticherà.