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Basilea annichilito a Londra dall’Arsenal: 2-0, e campanello d’allarme per Fischer

Non c’è davvero mai stata partita, per il Basilea, che affrontava a Londra, all’Emirates Stadium, l’Arsenal: 2-0 il finale, con il primo tempo che si era chiuso con il medesimo punteggio a favore degli inglesi. Renani in grande difficoltà, e show di Walcott nella prima frazione. Due reti per l’attaccante dei Gunners: la prima al 7′, con un colpo di testa su passaggio di Sánchez, tenuto in gioco da Balanta con un’ingenuità. Seconda rete, sempre di Walcott, ma ancora una grave ingenuità della retroguardia renana, incapace di chiudere gli spazi sullo scambio tra l’attaccante britannico e il Niño Maravilla. 

Pregevole, però, la rasoiata sul secondo palo con la quale Walcott ha infilato Vaklík. Il portiere ceco, davanti al suo predecessore nella porta della nazionale Cech, stasera in panchina, con almeno un paio di interventi miracolosi, ha infatti salvato i suoi dalla disfatta nella prima frazione. Tra l’altro, l’arbitro avrebbe potuto punire col rigore un intervento della difesa dei renani, sempre su Walcott.

Ripresa che comincia con lo stesso copione del primo tempo, con i londinesi che insistono, e che pressano i rossocrociati in tutte le zone del campo. Col passare dei minuti i Gunners hanno lasciato un po’ di campo agli elvetici, avendo probabilmente la sensazione di poter affondare in ogni momento. Questo ha consentito al Basilea di avvicinarsi alla porta avversaria (conclusione pericolosa di Bjarnason al 63′, deviata in calcio d’angolo, e occasionissima fallita un minuto dopo, sull’azione conseguente, sempre dall’islandese).

Al 68′ è stato Walcott a provare a restituire il piacere a Sánchez, servendogli la sfera in una posizione dove sbagliare è davvero difficile: ma il cileno riesce nell’impresa, mettendo fuori di un soffio. La sensazione, comunque, è che i londinesi non abbiano spinto troppo sull’acceleratore, dopo un primo tempo a ritmi davvero pazzeschi. E, comunque, negli ultimi minuti, ancora il portiere dei campioni svizzeri in carica ha salvato la porta con degli interventi davvero miracolosi.

Tutto sommato, quindi, un passivo onorevole. La sconfitta, però, per i rossoblù, è stata netta sul piano del gioco: mai, infatti, i renani hanno dato l’impressione di poter perlomeno scalfire la potenza di gioco dei britannici. Per fortuna degli svizzeri, i bulgari del Ludogorets sono stati nettamente sconfitti, in casa, dal PSG, lasciando quindi intatte le possibilità di arrivare al terzo posto per la squadra di Fischer. Certo, ci sono moltissimi motivi di preoccupazione riguardo al prosieguo del cammino in Europa della squadra elvetica.

Intanto, una certa incapacità, dal punto di vista tattico, da parte dell’allenatore, di porre rimedio a certe situazioni. Certo, era una partita improba: però, la difesa a tre, con gli esterni bassi, schierata dal tecnico lucernese, ha rischiato di essere travolta. Davanti, il Basilea non è stato praticamente mai capace di pungere, fatta eccezione per una conclusione fallita da Bjarnason nella ripresa. Il centrocampo renano ha subìto l’iniziativa degli avversari, praticamente, per tutti i 90′ minuti.

La sensazione? Il Basilea ha un organico inferiore rispetto agli anni scorsi, e una qualità conseguente. Al di là del fatto che il campionato svizzero possa essere di qualità tecnica inferiore a quelli europei di prima fascia, sono i renani a presentare un tasso tecnico individuale differente. Sicuramente, il grosso problema visto finora, è quello dei ritmi di gioco: le avversarie corrono, molto di più del Basilea. Per ottenere dei risultati in Europa, bisogna cambiare qualcosa.

Fischer, al microfono di Nicolò Casolini, che ipotizzava un problema di concentrazione, ha dichiarato: “Non credo sia stato un problema di concentrazione, ma di coraggio. Ho chiesto ai giocatori di chiudere gli spazi, di aiutarsi, ma loro non ci sono riusciti e, specialmente nella prima frazione, gli avversari ci hanno creato gravi difficoltà. Sembrava quasi che avessimo paura a stare in campo. Certo, serve un risultato positivo in Francia ora, per avere speranze di qualificazione: noi, però, eravamo venuti qua con l’idea di provare a portare a casa qualcosa. Servirà giocare a calcio a Parigi: e farlo, senza timori reverenziali, con la convinzione di poter fare buone cose.”