Editoriali

Est Est Est!

Avrebbe, probabilmente, voluto festeggiare i quarant’anni con un gol dinanzi al proprio pubblico. Si è limitato a offrire l’ennesima prestazione maestosa. Signore e signori, Francesco Totti: con 40 primavere sull spalle, continua a incantare sul terreno di gioco. Forte di un’esperienza senza eguali, unita a quel talento che, se ce l’hai, è inossidabile, il 10 giallorosso sta dimostrando che la carta d’identità non sempre giustizia; Madre Natura, puoi fartela amica.

Abbiamo finito gli aggettivi, per lui. Eppure, ne abbiamo parlato non molto tempo fa: eravamo sul finire della scorsa stagione, e #FT10 infilò prestazioni incredibili una dopo l’altra infischiandosene allegramente del fatto che, in quel periodo dell’anno, perfino un ragazzino potrebbe accusare la stanchezza dovuta alle fatiche di un’annata intera. Lui no: è vero, aveva giocato (e di norma, gioca) molto meno dei suoi compagni, ma rispetto a praticamente la metà di coloro che gli corrono attorno ha una… quindicina di anni in più. Di qualcuno, addirittura oltre una ventina. Ecco: nonostante ciò, Totti corre ancora maledettamente tanto. Non come dieci anni fa, è ovvio; a sufficienza, però, per inseguire un pallone, tenerlo egregiamente a bada, servirlo ai compagni. Lo ha fatto maestosamente negli ultimi 23 anni; continua a farlo, imperterrito, in quest’era moderna fatto di calcio atletico, tattico, veloce.

Il signor Francesco Totti, ieri sera, ha dipinto un Monet, con quel lancio per Džeko. Di prima, a occhi chiusi, maledettamente a memoria. Diamine, ma come fa? Sente la profondità, calcola lo spazio, e hoplà: la palla va dove vuole lui. Gliel’ha data sui piedi, ieri sera, a Džeko. Sui piedi, in un attimo, e tutto questo a quanti metri di distanza? Venti? Venticinque?

Assurdo. Assurdo che in tanti lo abbiano definito morto nel corso degli anni, assurdo che nel tifoso medio prevalesse la presunta saggezza da allenatore in poltrona rispetto all’ammirazione da amante del pallone. Francesco Totti, signori, il prossimo 27 settembre compirà 40 anni. Guardandolo giocare, glieli dareste? Siate sinceri. Ovvio, non potrà correre in eterno, ma il suo fisico tiene. Corre, gioca, incanta. Sta bene, di corpo e soprattutto di testa. Invecchia, certo, ma lo fa… già, come il vino. Un vino buono, che sulla linea del tempo diventa eccellente. Nel tempo, con calma, lui non decade: cresce. Di esperienza, di testa. E con un fisico che regge così bene, è giusto davvero che faccia ciò che sente: anche rimanere un atleta. Un atleta di alto livello, in una squadra di vertice di uno dei principali campionati italiani. A quarant’anni.

Gli “anta”. Anni difficili, dicono. Ora che sta per abbandonare, Totti, una decade in cui, solitamente, chi ci è appena entrato viene già considerato “vecchio” per il mondo del pallone, di lui si parla di futuro, e tra la scrivania da dirigente già pronta a Trigoria… c’è addirittura chi ipotizza un ipotetico, clamoroso, ulteriore rinnovo come giocatore. Una follia? Solo per chi vive di pregiudizi.

Tante volte accusato, additato come “il male della Roma” nel corso della sua carriera. Tante volte criticato per una personalità, secondo qualcuno, mai forte a tal punto da portare la squadra giallorossa davvero in alto. Troppe volte considerato, addirittura, sopravvalutato (ricordatevi di Carlos Bianchi, che sul finire degli anni ’90 voleva mandarlo alla Sampdoria).

Situazioni. Passate, per fortuna. Perché poi, passa il tempo e le cose cambiano. Passa il tempo e finisce che l’età urla un prorompente “quaranta” e guarda caso…. le accuse diminuiscono, e il fascino del campione aumenta. Saranno i tempi che cambiano. Sarà che il vino buono ingolosisce tutti. Sara che Totti è davvero quella leggenda capace di modificare il proprio fisico nel tempo, e adattarlo al calcio delle varie epoche. Oppure, sarà che evidentemente, a prescindere dalla fede, quell’unica bandiera italiana rimasta, segno di un calcio passato e che difficilmente tornerà bello com’era, in parecchi – sotto sotto – hanno, adesso, paura di perderla davvero.

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Alex Milone