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Esclusiva MP – Lorenzi: “A McEnroe rispondo con i risultati sul campo”

Paolo Lorenzi sta vivendo senza dubbio la migliore annata della carriera, che lo ha eletto numero uno d’Italia. Dopo l’ottimo Us Open e la grande performance con Murray il 34 enne senese è volato a San Pietroburgo, dove nel primo turno ha superato il tedesco Misha Zverev (con due match point consecutivi annullati) e domani affronterà agli ottavi il francese (ma nativo proprio della città degli zar) Alexandre Sidorenko.

Il 2016 è stato un anno speciale per te. Best ranking al numero 35, terzo turno per la prima volta in uno slam raggiunto a New York pochi giorni fa, il primo titolo Atp a Kitzbuhel. Cosa ti ha permesso di ottenere questi risultati, peraltro in età, sportivamente parlando, così avanzata? Cosa hai cambiato nel tuo gioco o nel tuo modo preparare gli incontri?

Un ruolo importante lo ha sicuramente giocato l’assenza di infortuni. Anche l’anno scorso stavo mantenendo un buon livello ma almeno quattro o cinque problemi fisici non mi hanno permesso di esprimermi con continuità, e a 34 anni il recupero è la fase più complicata. In questa stagione sono partito subito benissimo, ho vinto il challenger di Canberra, ricco di tennisti fortissimi, come Giraldo, Schwartzman, Dodig, e in Sudamerica sono andato ancora meglio, con tanti risultati importanti che hanno avuto seguito di settimana in settimana. Partire così ha messo le fondamenta per tutto quello che ne è susseguito.

Pochi mesi fa, a Kitzbuhel, sei riuscito a vincere il tuo primo titolo Atp. E’ stato un torneo pieno di battaglie, come quella con Melzer, che hai vinto sì in due set, ma dopo quasi tre ore di gioco, con due parziali intensissimi. Quando hai capito che potevi avere una chance?

Quella settimana devo dire che stavo giocando molto bene, le condizioni mi piacevano (terra in altura, ndr) e sin dal primo turno con Carballes Baena mi sono trovato a mio agio. Con Struff poi potevo chiudere in due, ma non sono stato cinico e l’ho rimesso in gara. La semifinale, contro Melzer, è stata una lotta pazzesca, l’ultima volta mi aveva battuto nettamente (a Bucamaranga, a gennaio, ndr) e quindi psicologicamente partiva leggermente favorito. Ho avuto la fortuna, comunque di avere un tabellone non impossibile, pur riconoscendo l’indiscutibile livello dei miei rivali: era una chance per tanti giocatori, fortunatamente l’ho sfruttata io.

Di questi tempi, lo scorso anno, dopo Metz sei andato a giocare tre challenger in Colombia (due vittorie e una finale). Immagino che, nonostante quei punti in scadenza, la tua programmazione autunnale stavolta sarà diversa, dato che entri in tutti i principali tornei, anche a Shanghai e a Bercy. Qual è il tuo obiettivo principale per questo finale di 2016?

Giocherò la stagione asiatica e i tornei indoor europei. Spero di restare nei primi 50 del mondo, dato che al massimo sono stato 60 o 62, non ricordo di preciso, alla conclusione della stagione. I punti che ho da difendere sono un discreto quantitativo, è fuori di dubbio, ma sono fiducioso, anche perchè i tornei Atp a disposizione sono un buon numero.

Non è mio intento chiederti quando ti ritirerai, anche perchè per come stai giocando non sembra essere una questione attuale. Quando arriverà quel momento, però, quali saranno le tue prospettive? Ci hai già pensato?

Al momento non più di tanto, penso soltanto a giocare. Perchè mi piace e perchè sto ottenendo i miei migliori risultati, quindi appendere la racchetta al chiodo per il momento non ha alcun senso, nemmeno parlarne. Certo, un giorno dovrò smettere, spero che quando accadrà ci siano le condizioni per rimanere in questo mondo, che mi appartiene praticamente da quando sono nato.

Durante la tua carriera hai viaggiato molto, partecipando a qualsiasi torneo in ogni angolo del globo. Ci può raccontare un episodio curioso che ti è occorso?

Così su due piedi mi trovi impreparato, ne ho vissute tante, ho avuto la fortuna di incontrare tanta gente e di vivere diverse esperienze, che poi mi hanno formato sia dal punto di vista tennistico che da quello uomo. Poi con il mio staff ed Enrico Becuzzi (giocatore non professionista, ndr) abbiamo passato momenti stupendi, facendo spesso grosse risate. E’ il mondo del tennis e mi piace per questo, ogni settimana ti trovi in un altro posto con situazioni totalmente diverse: all’inizio può far paura, ma poi ti abitui e capisci quanto tutto questo ti sia utile.

Nel corso del tuo incontro a New York con Murray John McEnroe, che commentava il torneo per la tv americana, ha pubblicamente ironizzato sul tuo tennis, non considerandoti meritevole della tua posizione e accusandoti, in maniera provocatoria, di voler andartene dagli Usa perchè iscritto al challenger di Genova. Come hai reagito alle sue parole, e a quelle di chi non ti rende il giusto merito (Brad Gilbert in Australia disse che avrebbe battuto Lorenzi anche alla sua età attuale, ndr)?

Per quanto riguarda la questione McEnroe, lui è uno show man, ci sta che ogni tanto vada un po’ sopra le righe. Per il resto ho la fortuna di fare uno sport meritocratico, i tennisti sono da soli e dipendono fondamentalmente da loro stessi. E’ il ranking che parla, nessuno ti aiuta quando sei in campo. Per quanto mi riguarda punto a rispondere sul campo, con i risultati, di quello che succede fuori poco mi interessa.