Coppe

Per l’Europa, non basta un Basilea in formato svizzero

Nel proprio girone (Arsenal, PSG e Ludogorets) il Basilea non partiva certamente da favorito. Di sicuro, quindi, nelle tabelle di Urs Fischer, allenatore dei renani, la partita di ieri sera, al St-Jacob Park, era da vincere: per poter almeno provare a tentare di creare grattacapi alle più blasonate avversarie, e per mettere fieno in cascina per un eventuale terzo posto di consolazione che varrebbe, comunque, l’Europa League.

Il contemporaneo pareggio di PSG e Arsenal, quindi, non fa che accrescere i rimpianti degli svizzeri, visto che ieri sera, al contrario di quanto auspicato da Fischer e dai tifosi, i rossoblù sono riusciti solo a ottenere un punticino,  nell’incontro con il Ludogorets. La retroguardia renana si è fatta sorprendere, sul finire della prima frazione, da una ripartenza fulminea dei bulgari che, recuperato un pallone perduto in avanti da Bjarnason, hanno lanciato Cafú in porta con tre passaggi, l’ultimo di Marcelinho: pregevole, poi, il tocco felpato e preciso del brasiliano sul secondo palo, dopo aver ubriacato di finte Suchy. Ripresa con gli elvetici davanti, e con i bulgari a difendersi in modo ordinato: a togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato Steffen che, dopo aver sprecato, in precedenza, almeno un paio di possibilità, ha realizzato il pareggio, al 79′, ribadendo in rete una respinta maldestra del portiere Stojanov, su cross di Lang dalla destra.

Cos’è mancato ieri sera ai renani? Forse, il ritmo partita europeo. Si dice, spesso, che il Basilea faccia male alla Super League svizzera, perché ha una forza spropositata rispetto alle altre concorrenti. Contro i bulgari, si è avuta, in alcuni momenti, la sensazione che sia stata la Super League a far male ai rossoblù: la compagine elvetica ha infatti affrontato gli avversari con lo stesso atteggiamento che usa nei fine settimana contro le squadre della Confederazione, e tradendo, forse, un po’ di emozione. Solo che, per superare i bulgari, squadra con una buona esperienza europea, serve giocare, a ritmi serrati, per tutti i 90′.

Fischer, a fine partita, non era d’accordo con questa visione dei fatti: “Nessuna emozione particolare, devo fare i complimenti alla squadra per come hanno saputo reagire: abbiamo fatto un buon primo tempo, ma siamo stati colpiti dall’unico tiro in porta loro, e proprio al termine della frazione di gioco: una vera mazzata. Sul gol loro, siamo stati ingenui: abbiamo perso una palla davanti con Bjarnason, e dietro la squadra non è stata brava a ripiegare: e, in Europa, questi errori si pagano carissimi. Ritmo da Super League svizzera? La penso diversamente: abbiamo corso moltissimo, nel finale loro erano in difficoltà mentre noi abbiamo creato situazioni interessanti con Steffen e con Lang. Penso sia un punto guadagnato, per come sono andate le cose: guardo per esempio all’altra partita, dove il PSG ha costruito molto, ma l’Arsenal ha strappato il pareggio concretizzando l’unica vera occasione dell’incontro. Questa è la Champions, gli errori non vengono perdonati: ma resto fiducioso.”

Il percorso per rimanere nell’Europa che conta, per il Basilea, prevede due vere e proprie montagne da scalare: mercoledì 28 i renani sfideranno l’Arsenal all’Emirates Stadium di Londra, e quindi, due settimane più tardi, se la vedranno, a Parigi, contro il PSG: servirà fare dei punti, per avanzare in classifica e, soprattutto, per toglierne agli avversari (che ieri hanno pareggiato 1-1, come scrivevamo sopra).

Non tutto è perduto, insomma: ma lo spessore europeo dei pluricampioni di Svizzera, in questa stagione, dovrà venire fuori soprattutto in queste due partite. Due sconfitte, magari pesanti nel gioco e nel punteggio, potrebbero seriamente ridimensionare il ruolo europeo dei renani, costruito con fatica nelle ultime stagioni. Sicuramente, metterebbero in seria discussione il ruolo, nella squadra, di Urs Fischer: che, finora, almeno a livello europeo, ha mostrato più ombre che luci.