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Doping, violato il sito della Wada: “Atleti USA coperti dall’uso terapeutico”

Nelle scorse ore il database della WADA, l’agenzia internazionale antidoping, è stato violato dal gruppo di hacker Fancy Bear’s (lo stesso che hackerò le e-mail di Hillary Clinton) che ha scoperto e diramato una serie di documenti riservati che mostrano come molti atleti americani abbiano fatto uso di sostanze dopanti coprendole con l’uso terapeutico.

Queste le parole del gruppo che ha presentato centinaia di documenti con la scritta “confidential“: Dopo aver studiato analiticamente i database abbiamo capito che decine di atleti erano risultati positivi alla vigilia e durante i giochi. I medagliati olimpici di Rio hanno usato regolarmente sostanze illecite giustificate da certificati di approvazione per uso terapeutico. In altre parole, hanno ricevuto la licenza per il doping To be continued…”

Le accuse sono pesanti e colpiscono atleti di punta della spedizione a stelle e strisce: Simone Biles avrebbe assunto metilfenidato e anfetamine, Elena Delle Donne avrebbe utilizzato anfetamine e idrocortisone, Serena Williams avrebbe fatto uso di oppiacei come l’oxycodone e l’hydromophone, oltre a prednisone, prednisolone e methylprednisolone (ma queste assunzioni sono di anni fa, quindi caudte in prescrizione). Secondo quanto riporta Repubblica – che per prima ha anticipato la notizia – molti dei documenti diffusi sarebbero autentici.

La questione dei certificati medici prodotti dagli sportivi per spiegare alcuni valori all’antidoping e del Tue (therapy use exemption) autorizzato dalla federazione internazionale è controversa (spesso i Tue vengono usati per coprire l’uso di sostanze dopanti) e da tempo sotto i riflettori, anche per il comportamento ondivago della Wada, che alcune volte ha accettato i certificati, altre volte no e la cosa ha portato a condanne e sospensioni dall’attività agonistica, come nel caso del Meldonium che ha colpito tutta l’atletica russa.

Il cuore dello scandalo sembra essere la federazione internazionale di ginnastica e al momento la WADA non ha dato nessuna risposta ufficiale: se però l’autenticità delle carte fosse confermata (e molti fonti si muovono in tal senso) la Wada avrebbe tanto da spiegare e da giustificare, dato che alcune concessioni per uso terapeutico, per periodi anche lunghi, di alcune sostanze sono tutte da dimostrare. Non ci sarebbe alcun illecito, sia chiaro, ma resterebbe un comportamento che getterebbe un ulteriore ombra sull’operato della Wada degli ultimi anni. E Dio solo sa se in questo momento è quello che vogliono nei piani alti della lotta al doping.