Estero

Manzo, ma che bel Lugano

Dell’esperienza svizzera di Zeman abbiamo parlato un anno intero: al di là degli errori che abbiamo imputato al boemo, tuttavia, non ci siamo mai sognati di mettere in dubbio la sua competenza calcistica. L’ex allenatore del Lugano ha, infatti, sempre detto: “In Svizzera, a parte il Basilea, con tutte le altre puoi fare risultato.” E non è, semplicemente, un’opinione senza riscontri: le statistiche dicono che, la scorsa stagione, la squadra bianconera, sotto la guida del boemo, ha battuto almeno una volta (tra Coppa e campionato) tutte le compagini avversarie: fatta eccezione, ovviamente, per il Basilea.

In tanti anni di calcio giocato (male), visto e discusso allo stadio, davanti a una televisione o al bancone del bar, abbiamo imparato che, quando si parla di Pedata, i numeri diventato opinioni, le statistiche si inseguono, i giocatori e le squadre nascono, muoiono e diventano grandi davanti ai tifosi sulla base di un articolo, o di una trasmissione televisiva.

Oggi, per esempio, i numeri dicono che il Lugano di Manzo è al quinto posto in classifica, a ridosso delle posizioni che valgono l’Europa. Gli stessi raccontano che, guardando il calendario, una sconfitta in casa con il GCZ di Tami e due vittorie consecutive del Thun, oggi ultimo in graduatoria, consentirebbero il sorpasso dei bernesi ai danni dei ticinesi (visto che la seconda partita sarà proprio lo scontro diretto). Insomma, Zeman aveva ragione: equilibrio, classifica corta, dalle stelle alle stalle in un paio di settimane. Questa è la Super League svizzera, del resto, come ben sa chi ci segue.

In conclusione: abbiamo visto qualche commentatore, anche autorevole, scrivere e domandare ai protagonisti qualcosa sull’Europa: ed è domanda pertinente, in fondo. Renzetti, allo stadio, ieri ha gettato acqua sul fuoco: “La squadra ha fatto bene: i giocatori si stanno amalgamando, oggi abbiamo visto buone cose. L’Europa? A fine anno, tiriamo la riga” (ormai, questa frase del presidente sta diventando una specie di mantra).

Particolarmente soddisfatto anche Piccinocchi, il regista difensivo di Cornaredo: “Non ero soddisfatto delle mie prestazioni finora: rientravo da un infortunio, e ci tenevo a fare bene. Gioco qualche metro più avanti rispetto allo scorso anno: il mister mi lascia maggiore libertà, con Sabbatini ci copriamo a vicenda interscambiando i ruoli, e posso anche stare a ridosso delle punte.” Ieri, infatti, al 58′ Mario ha provato a cercare la porta, cogliendo la parte superiore della traversa: ha perso qualche pallone (rende comunque centimetri e chili a parecchi centrocampisti avversari), ma ha dato soprattutto qualità.

Dietro, i centrali, al di là di qualche sbavatura, hanno fatto bene: Golemić è fisicamente imponente, Sulmoni porta con sé quattro anni di esperienza nel massimo campionato. Jozinović migliora di partita in partita, Mihajlović fa abbastanza bene in copertura, coi piedi buoni del centrocampista di fascia.

Davanti, Alioski è la vera sorpresa del torneo: il macedone (a segno anche con la sua nazionale) imposta, tira in porta (forse, nella ripresa, avrebbe dovuto servire Rosseti, in posizione perfetta per concludere a rete) e, soprattutto, segna. Quando serve, in copertura, si ricorda di essere stato un terzino. È giusto dirlo: si tratta di un lascito di Zeman che, ancora una volta, con il suo gusto del paradosso, con la sua capacità di insegnare e di vedere calcio, ha inventato, per questo giovane calciatore, sei mesi fa sconosciuto esterno difensivo nella Challenge League, una possibile carriera da giocatore di fascia medio-alta.

Rosseti spazia invece su tutto il fronte offensivo (perfetto il suo assist, ieri, per il secondo gol dei ticinesi), cerca i compagni, e ha i piedi buoni. Aguirre, ieri, a parte il gol, ha impressionato soprattutto dal punto di vista fisico: deve affinare la forma, ma negli spazi, quando parte, può diventare devastante: cercare di fermarlo, quando è lanciato in corsa, è come voler fermare un treno rapido a spallate.

In conclusione: ieri, ai ticinesi, è andato tutto bene. La rete segnata nei primi minuti, anche con un po’ di fortuna (la deviazione della difesa biancoverde è stata probabilmente decisiva) da Alioski ha consentito al Lugano di esprimersi al meglio. Il San Gallo ha faticato: ma in fondo, su questo campo, due settimane fa, ne aveva rifilati tre al Lucerna, non proprio l’ultima delle squadre. Forse, un po’ di merito delle difficoltà degli uomini guidati da Zinnbauer (che ieri, infatti, ha riconosciuto il valore degli avversari in conferenza stampa) è stato anche dovuto all’organizzazione di gioco, e alla determinazione dei bianconeri.

Ora, serve continuità di risultati. Però, i cinque gol che ieri il Losanna ha rifilato al Vaduz, squadra esperta e organizzata, hanno rivalutato non poco il pareggio ottenuto, a Cornaredo, due settimane fa contro i romandi. Ecco, se fossimo un presidente della nostra serie B, un salto alla Pontaise a veder giocare la squadra di Celestini, lo faremmo. Losanna, tra l’altro, è una città bellissima, e vale un fine settimana, specialmente in questa stagione.