Éver Banega è sicuramente il fiore all’occhiello della campagna acquisti nerazzurra. Non tanto perché si tratta della tipologia di giocatore che mancava al centrocampo nerazzurro, ma perché rappresenta un nuovo modo di programmare la stagione per la dirigenza nerazzurra, che in passato ha raramente puntato con ampio anticipo gli svincolati di livello, preferendo investire i soldi diversamente. Un nuovo corso forzato, visti i vincoli di bilancio imposti dal Fair Play Finanziario; nonostante questo, però, l’Inter che ha potuto investire cento milioni sul mercato, un segnale dell’enorme potenza finanziaria rappresentata da Suning.
Per far rendere un giocatore come Banega, però, servono al suo fianco i giocatori giusti e, soprattutto, un modulo che lo valorizzi a pieno, senza adattarlo in ruoli non suoi. A Verona, nonostante il risultato disastroso, è stato comunque uno dei più positivi; discorso diverso, invece, per la prestazione casalinga in cui è stato schierato davanti alla difesa nel 4-3-3, un modulo che non prevede trequartista, con Medel a fungere da interno di centrocampo. Banega non rende come potrebbe e dovrebbe in quel ruolo: non ha un fisico straripante per fare da diga davanti alla difesa, così come non ha i centrimetri per aiutare la squadra sulle palle alte. Giocando così distante dalla porta avversaria, poi, diventa più difficile per lui fare giocate decisive a livello offensivo. Questo non significa che Banega non possa fungere da raccordo tra difesa e centrocampo, vista la scarsa qualità in fase in fase d’impostazione, ma oltre a creare superiorità in mediana quando necessario, serve che si inserisca tra le linee, dettando il passaggio ai compagni per poi inventare in prima persona.
A dirlo è direttamente lui, non si tratta di un’interpretazione personale. L’argentino al Siviglia ha fatto la differenza con due mediani che lo proteggessero al suo fianco, e qui de Boer deve sciogliere il primo dubbio: è sostenibile un centrocampo con Kondogbia e Joao Mario in mediana e Banega in posizione di trequartista, con Perisic e Candreva (o Gabigol) sugli esterni e Icardi da unica punta, seppur atipica per il gioco dell’olandese? Non sarà facile, in ogni caso, perché l’Inter è reduce da stagioni in cui, a centrocampo, è prevalsa la scelta nei confronti di giocatori di quantità rispetto alla qualità. Questo significa che il palleggio partendo dalla difesa è stato ignorato, e non si insegna dall’oggi al domani un sistema di gioco opposto rispetto a quello praticato negli ultimi anni, prima con Mazzarri poi con Mancini.