La prima sosta per le nazionali è la peggiore, da superare. Il campionato ricomincia dopo tre mesi di pausa, di cui due di calciomercato, e il tifoso non vede l’ora di vedere i suoi beniamini con i colori della propria squadra. E invece, dopo sole due partite, puff!, la giostra si ferma di nuovo, riportando la noia a farla da padrona in questa domenica di fine estate, nella quale non possiamo trovare conforto dal caldo nei riassunti delle partite giocate nel pomeriggio.
Sì, va bene, ci sono le Nazionali. Ma abbiamo fatto il pieno con Europei e Copa America, quest’estate. È inutile mentire a se stessi: senza campionato, non c’è Nazionale che tenga nella prima domenica di settembre.
Per combattere la noia ci sono molti modi di organizzarsi: c’è chi fa l’asta del fantacalcio con gli amici, sfruttando la fine del mercato e il numero pari di partite già giocate, in modo da non falsare gli eventuali accoppiamenti del fantacampionato; c’è chi prova a distrarsi completamente dal calcio guardando una serie TV (ma solitamente non funziona molto), e c’è chi prova a tirare le somme del calciomercato appena concluso, dando voti alle squadre, ai loro acquisti, alle loro cessioni.
«Ma Pogba vale davvero così tanto?», quante volte abbiamo sentito o letto questa domanda negli ultimi giorni? Tante, probabilmente troppe. Io non so cosa spinga il tifoso medio a interessarsi di economia e del valore di un determinato giocatore, ma quando non c’è il calcio giocato, l’economia applicata al calcio pare diventare l’argomento principe delle discussioni, sia nel web che nei cari vecchi bar. E allora va bene, proviamo a rispondere a questa fatidica domanda.
La prima risposta che mi verrebbe da suggerirvi recita più o meno così: di quanto valga o non valga Pogba non dovrebbe interessarvi, non sono mica soldi vostri. A voi dovrebbe interessare che la vostra squadra vinca. Siete tifosi, non i commercialisti della Juventus, del Napoli, dell’Inter o del Milan.
Tutto sommato una risposta giusta, ma mi rendo conto che nell’epoca del Fair Play Finanziario i costi e i ricavi di una società sono diventati al pari del nostro pane quotidiano (peccato che il più delle volte se ne parli a sproposito, ma questo è un altro discorso che riguarda la domanda e l’offerta del giornalismo online e non è il caso di discuterne adesso).
La seconda risposta, invece, è probabilmente più inerente.
Guardavo l’altro giorno un grafico dei giocatori più costosi e delle squadre che avevano speso di più degli ultimi 30 anni, divisi per anno. E oltre a notare come il mercato segua il fascino del campionato (o è il contrario?) — anni ’90 dominati economicamente dalle italiane, anni ’00 dalle spagnole, anni ’10 inglesi più Barça e Real — mi è saltata all’occhio anche un’altra cosa: se fino al 1999 per i giocatori, più o meno seguendo l’inflazione del periodo, si poteva parlare di “valore oggettivo” (tipo: Baggio fu preso dal Milan nel 1995 per 20 miliardi di lire e ai tempi tutti i grandi giocatori si spostavano per cifre intorno a quella soglia), il passaggio di Vieri dalla Lazio all’Inter per 90 miliardi ruppe qualsiasi legame tra il valore di un determinato giocatore e il concetto di oggettività.
L’acquisto di Vieri fece arrivare il concetto di “valore soggettivo” e di “bisogno” applicato al calcio: Moratti voleva Vieri, aveva un sacco di soldi, spenderne 20, 50, 60 o 90 non avrebbe fatto differenza e, infatti, non l’ha fatta. Da lì in poi sono arrivati i Buffon a 100 miliardi e gli Zidane a 150 fino ad arrivare ai giorni nostri, con gli oltre 70 milioni di euro spesi per Sterling, i 90 per Higuaín e i 110 per Pogba. Quindi la risposta alla domanda originaria è: no, probabilmente oggettivamente non li vale, ma non conta più. Il Manchester United ha i ricavi tra i più alti di tutto il pianeta e voleva a tutti i costi Pogba. Spendere 40, 50, 60, 90, 100 o 110 non avrebbe fatto differenza e, infatti, non l’ha fatta.
I giocatori non si comprano più in base al loro valore intrinseco, quello l’hanno perso da almeno quindici anni. I giocatori si comprano in base alla quantità di liquidità a disposizione del compratore. E della sensazione di bisogno che se ne ha.
La vera domanda da farsi non è quanto valga davvero Pogba, ma quanto realmente il Manchester United ne avesse bisogno.
Ma alla fin fine, speriamo che torni in fretta il campionato.